venerdì, dicembre 29, 2006

luoghi di passaggio e film lunghi

Fuori è buio, e di sicuro fa freddissimo.

In questi giorni non ho avuto molto tempo per scrivere... la ricerca dei regali, la vigilia, il Natale, il lavoro... e poi mi ci va sempre un po' ad abituarmi ai trasferimenti. Fino all'otto saremo qui a Canale, e ho dovuto riambientarmi. Silvia finalmente può riposarsi un po', e ha anche dato una ripulita a questa casa, spazzando via l'aria trste e sciatta del luogo di passaggio.
Ora sono qui... ieri sera ho digerito un po' male e non riuscivo a dormire, così ho deciso di darmi un po' al libro. In questi giorni avrei voluto andare a dormire prima, ma non so perché ci siamo messi a guardare tutti film lunghissimi. Prima Il ritorno del re... che è davvero eterno. Come impianto drammatico direi che è il migliore del tre, il più disperato e cupo, ottime scene di battaglia, e non è troppo lineare come il primo. Però... boh, alla fine della fiera, me l'aspettavo migliore, questa trilogia. Poi, alla lunga diventano insopportabili quelle occhiate da amiconi fra i vari personaggi. Altrettanto lungo, ma decisamente più bello, Il padrino - Parte seconda, che ho rivisto con vero piacere. Davvero superbo il finale, con l'omicidio sul lago.
Ora ci aspetta un altro film lungo, perché Silvia mi ha regalato il cofanetto de La meglio gioventù. E il grande libro dei Peanuts con, tutte le strisce degli anni Novanta, che sto già pregustando, più un romanzo di Tanizaki che leggerò prossimamente.

sabato, dicembre 23, 2006

sleep sleep sleep

Fuori è tutto buio… sarà sereno o nuvoloso? In ogni caso, farà un freddo cane.

Sono le sei e io sono qui a lavorare. Come al solito, ho finito la mia razione di sonno. Una volta però la vivevo peggio: ora semplicemente mi viene da alzarmi prima, nonostante la sera mi addormenti bene. Allora lascio già i vestiti a posto sulla sedia, il portatile e i dizionari in cucina, così quando non ho più sonno posso alzarmi e venire tranquillamente a lavorare di qua, senza disturbare Silvia. Qui a Torino è anche più facile perché la casa non è per niente fredda, di notte.
Che strana, questa mancanza di sonno. Sarà il passaggio all’età adulta? Ricordo che da piccolo mi svegliavo sempre presto, prima dei miei genitori. Poi gradualmente aumentava il piacere del sonno, alle scuole medie, e soprattutto al liceo alzarsi diventava davvero un peso. E ora ritorno da capo. O forse è perché faccio un lavoro sedentario? Proprio per questo in Torino mi sposto sempre a piedi, però non è che funzioni molto. Non è nemmeno che mi sposti poi così tanto... una mezz’ora tra andata e ritorno per l’internet point, casa di Alice, casa di Mana, l’ufficio di Dario.

Ieri sera ho finito Dance Dance Dance… soddisfatto. Cosa leggerò ora?

venerdì, dicembre 22, 2006

nomi scartati

Un'altra giornata di sole d'inverno.

Stanotte ho sognato molto. Sogni complessi e faticosi. In genere sogno di meno qui a Torino, mentre a Canale i sogni sono più estrosi e, fino a quando c'erano le tartarughe in casa, pieni di animali. Stanotte invece ho sognato che leggevo un romanzo, riga per riga. Il punto è che, essendo un romanzo che io non ho mai letto, mentre lo leggevo, lo stavo anche scrivendo parola per parola, in simultanea. Se solo si potessero registrare i sogni...! Poi ho anche sognato Hiroki Endo, l'autore di uno dei miei manga preferiti, ovvero Eden... però non ricordo bene che ruolo avesse, so solo che gran parte del sogno era in giapponese.

Ho quasi finito Dance Dance Dance e devo dire che è uno dei miei preferiti, di Murakami. All'interno della mia classifica personale (per ora, vedremo dopo il finale), entra sicuramente nella rosa dei primi tre, insieme a L'uccello che girava le viti del mondo e Norwegian Wood (Tokyo Blues). Seguono La ragazza dello sputnik, A sud del confine, a ovest del sole, Tutti i figli di dio danzano, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, L'elefante scomparso e altri racconti.

Ora sto ascoltando Night's Bloom dei Pinetop Seven, un album che frequento poco, ma che ora ci sta bene, si incastra perfettamente in questa mattinata di sole e inverno, mentre bevo tè verde caldo, sono riposato, e propenso a lavorare (anche se so già che le ore più produttive, per quanto mi riguarda, sono sempre quelle del tardo pomeriggio, tra le 17:30 e le 20:30 o 21).

Stamattina, facendo colazione (ultimamente io e Silvia facciamo colazione insieme, quando è possibile, mentre solitamente io facevo colazione lavorando, o comunque al computer... vabbè, non credo che la cosa interessi a qualcuno), abbiamo scartato qualche nome dalla lista...

Ecco i nomi scartati finora, senza però rivelare quelli che restano (come se fosse un segreto):

DA BIMBA SCARTATI:
Bianca
Flora
Aida
Ofelia
Ortensia
Gelsomina
Perla
Fiammetta (a malincuore... ma francamente Fiammetta Calorio farebbe ridere)

DA BIMBO SCARTATI:
Gelsomino
Prospero
Raffaele
Furio
Leandro
Tiziano (che mi piaceva, ma poi mi viene in mente Tiziano Ferro... meglio lasciar perdere)

giovedì, dicembre 21, 2006

righe e torri

Aria limpida, ma uscendo oggi ho messo guanti, cuffia, e sciarpa.

Stamattina ho fatto un po' di compere di Natale, e nonostante l'ora insolita c'era coda alle casse. Noto che ultimamente tra i teenager (quelli un po' zarri, diciamocelo) vanno di moda le maglie a righe. Mi sento un po' rapinato... a me sono sempre piaciute le maglie a righe, le sentivo un po' una cosa mia. Pazienza, nel giro di una stagione qualcuno dirà loro di comprare qualcos'altro, forse a scacchi, o a pois. Bah, ma perché devo essere polemico? Che problemi mi faccio?

Spezzettato come ultimamente capita spesso, ci siamo visti Le due torri, secondo capitolo della trilogia degli anelli iniziata il mese scorso nell'extended edition di Fabio. Premessa: una volta, ovvero fino alla prima liceo, amavo molto il fantasy, mi leggevo tutti i romanzi di Terry Brooks, giocavo a Dungeons & Dragons, ecc. Poi me ne sono disamorato di colpo... non so perché, ma i mondi del fantasy mi sono sembrati di colpo rigidi, zeppi di cliché, fughe dalla realtà un po' troppo claustrofobiche, proprio perché attinenti a regole precise, quasi preconfezionate. Quindi, mi sono disaffezionato prima di leggere il romanzo di Tolkien, che non ho letto tuttora, e forse un giorno leggerò. Il film: devo ancora vedere l'ultimo capitolo... francamente credevo che mi prendesse di più, forse andava visto al cinema a suo tempo. Divertente, sì... e indubbiamente di ottima fattura... lo spunto dell'anello è intrigante, ma mi sembra che talvolta la storia proceda un po' meccanicamente, alcuni personaggi rasentino la macchietta, e la successione delle varie situazioni sia un po' rigida. Poi, tanto di cappello a Peter Jackson per essere riuscito a realizzare un'impresa così folle e grandiosa, ma ogni tanto qualche ralenti potrebbe risparmiarselo... voglio dire, ci credo che alla fine dura quasi dieci ore!
Però... Gollum. Gollum è davvero fantastico, su tutti i livelli, dalla strepitosa realizzazione in computer graphic (succoso lo speciale sul dvd) alla caratterizzazione del personaggio, ambiguo, tormentato, folle. Anche tutta la parte dell'attacco al castello è bella, e per quanto l'albero parlante scricchioli un po', l'avanzata della foresta e l'allagamento della torre è spettacolare. Ma Gollum è il vero motivo per cui mi preme di vedere Il ritorno del re.

mercoledì, dicembre 20, 2006

dal fotografo

Fa sempre freddo, ma in compenso c'è un bel sole, e stamattina quando sono uscito ho sentito un buon odore di pane, sul ponte della Dora.

Ieri ho accompagnato Silvia ad Alba, per fare l'ecografia. È stato un viaggio stancante (andata e ritorno, con un sacco di lavoro da fare), ma ne è valsa la pena... una volta superata l'angusta sala d'attesa, ho potuto assistere in prima fila alla proiezione di ciò che sta accadendo nella pancia di Silvia. Eh sì, c'è davvero. Lo sapevamo, ma finché uno non vede, è più difficile credere. Le immagini liquide e grigiastre mostravano una forma già umana, piccola ma complessa. Mani, piedi, testa... ci credo che Silvia ha sempre sonno, se ha dovuto fare una cosa così difficile.

Qui c'è la foto... ma cosa fa con la manina? Si succhia il pollice? Tenero... è lì, esiste, sempre insieme a Silvia, e chissà cosa sente, dal mondo esterno? Sentirà la mia voce, o il calore della mia mano?

Non c'entra niente, ma ieri mi è successa una cosa divertente. Avvolto nella mia sciarpa un po' sfilacciata e nella mia cuffia un po' infeltrita, sono andato in una tabaccheria per comprare un biglietto di auguri per Yukiko. Mentre guardavo le varie cartoline dando le spalle alla cassa, sento una voce che dice “Scusi, lei fuma”? Siccome ero sovrappensiero, però, non ci ho fatto caso, e quando la domanda è stata ripetuta ho dato per scontato che fosse rivolta a qualcun altro lì dentro, dato che non mi sembra il tipo di domanda da porre a qualcuno intento a fare altro, voltato di spalle. Mi accorgo che era stata indirizzata a me solo quando la donna inizia a commentare con i due tabaccai cose del tipo: “Boh, dev'essere rumeno” “Eh sì, tutti così i rumeni... gli chiedi qualcosa, e loro non ti rispondono...”. La cosa mi ha divertito molto, così ho fatto finta di niente e sono andato a pagare senza sottolineare la cosa, lasciando che fossero loro a decidere se non li capivo davvero, o se si erano fatti una figuraccia.

lunedì, dicembre 18, 2006

cantanti donne

Fuori fa freddo. O meglio, il tempo non è freddissimo, ma il vento è gelido, e cadono gocce che sembrano preludere alla neve.

Ascolto, come di frequente, la bellissima Troubled Waters, contenuta nel disco di cover di Cat Power. Oggi pomeriggio, sul ciclo settimanale di “Storyville”, vita e suoni di Billie Holiday. A sentire due voci così potenti, delicate, struggenti, seppure diverse, mi viene in mente che qualche settimana fa, parlavo con Armando di cantanti donne, come appunto Cat Power, Shannon Wright, Lisa Germano, Carla Bozulich, P.J. Harvey e Sinead O'Connor nei momenti migliori, e del fatto che le donne sanno conferire alla canzone un senso del tragico. Ora ci ripenso, e credo che sia vero. Fatte le dovute eccezioni, è come se gli uomini fossero più portati a interpretare, a narrare il tragico, mentre nelle voci femminili è come se esso vi fosse insito, vissuto.

giovedì, dicembre 14, 2006

notti

Oh, che bello... credevo che il cielo fosse grigio, e invece c'è il sole.

Ieri notte di nuovo semi-insonne... ma stanotte ero talmente esausto che i momenti di veglia duravano ben poco e il sonno è continuato filato fino alle otto. Ho sognato qualcosa che non ricordo. Devo aver sognato qualche potente, perché mi ricordo che nel dormiveglia ho tracciato un parallelo con un sogno della scorsa settimana, in cui io e Silvia eravamo a cena con il Papa (!). O forse ho sognato Marlon Brando nella parte di Vito Corleone, visto che nelle ultime serate ci siamo riguardati, a pezzi, Il Padrino. O forse ho sognato Berlusconi, vista l'angosciante e repentina ripresa di consenso (!!). Ma perché non mi lasciano dormire in pace, quando ci riesco?

Ho finito ieri un fumetto e ora ne inizio un altro... credevo che sarei stato più libero questo mese, e invece ho la mente sempre piena di cose... e non ho ancora avuto tempo di pensare ai regali di Natale.
Sì, temo proprio che da qui a fine gennaio i fine settimana saranno magri e le giornate dureranno fino a sera.

martedì, dicembre 12, 2006

treno

Il sole illumina il palazzo di fronte. Quello con il Bar Muen. Ma cosa vuol dire Muen? Sull'albero quasi spoglio qui di fronte saltellano tre o quattro fringuelli.

Ieri Silvia è andata alla prima visita. Ancora non le hanno fatto l'ecografia, ma in compenso ha potuto sentire il battito del cuore del bimbo, e andava come un treno. Quando me l'ha detto, ho provato una forte emozione, perché era la prima prova tangibile della sua esistenza nel mondo reale.

Come al solito, ho un sacco di lavoro e di cose alle quali pensare. Mi sa tanto che, fino a fine gennaio, dovrò riprendere a lavorare costantemente anche di sera, altrimenti non ce la faccio con il libro. In questi giorni sono in vena di cose lievemente più dure rispetto ai miei normali standard. Sto riscoprendo con molto piacere Daydream Nation dei Sonic Youth (un album che comprai quando facevo il liceo perché tutti ne dicevano un gran bene ma che, in fondo in fondo, non mi aveva mai appassionato più di tanto), e l'altro giorno, dopo aver visto il bel Last Days di Gus Van Sant, mi sono ascoltato un po' di Nirvana. Diversamente da molti miei coetanei, io non ho vissuto la fase Nirvana, né prima né dopo la morte di Kurt Cobain, e conosco poco o niente del grunge di cui una decina danni fa (e anche qualcosa di più sigh) si parlava tanto. Qualcosina dei Pearl Jam, qualcosina degli Alice In Chains... ma in maniera abbastanza superficiale. Forse ora è un po' tardi, ma è bello che si possa giungere alle stesse cose per vie più tortuose.

domenica, dicembre 10, 2006

un febbraio di natali

Oggi il cielo era azzurro, limpido, e invernale.

Avevo già scritto questo post. Poi l'ho salvato come bozza. O almeno, ho creduto di salvarlo, dato che non lo trovo da nessuna parte. Con la scusa dell'otto dicembre siamo stati qualche giorno a Canale, dove resteremo anche domani perché Silvia ha la prima visita ginecologica. Questa casa diventa ancora più disordinata, quando ci veniamo raramente. Ma ora c'è l'albero di Natale.
Sì, perché sta arrivando il Natale. Difficile non accorgersene, mettendo il becco fuori di casa, perché le leggi del consumo vogliono che Natale segua a ruota Halloween. Non che voglia polemizzare sull'assoluta commercialità e mancanza di spiritualità del Natale... anzi, a me il Natale piace abbastanza. Come per la maggior parte delle cose, ho con il Natale un rapporto affettivo. Per me il Natale significa perpetuare un rito familiare che funge da legame con l'infanzia. Natale è quindi riassaggiare i sapori della mia infanzia. Dopotutto, se sommassi tutti i Natali della mia vita, arriverei appena a ventotto giorni (ovvero, un febbraio di natali). Rispetto a una vita quasi trentennale, è un arco assai breve di tempo, perciò è logico che rimandi immediatamente all'infanzia: nella dimensione parallela dei natali, essa è il mese scorso. Perché questa magia funzioni, però, è necessario preservare la medesima combinazione di spazio, tempo, azioni.
Sarei ipocrita sia se dicessi di sentire l'aspetto religioso del Natale, sia se lo condannassi per i suoi aspetti sfacciatamente di consumo. L'unica idea che respingo di netto è l'illusione che a Natale si possa essere più buoni. Perché è fin troppo ovvio che sentiamo il bisogno di illuderci della nostra bontà spartendola tra di noi, per non ammettere che noi, che di tutti gli animali siamo i più parassiti, e che all'interno della nostra stessa specie rientriamo nella piccola percentuale che sfrutta tutto il resto, e che pure in questa stessa area viviamo in una condizione privilegiata, in qualunque romanzo saremmo i cattivi, e forse lo saremo sui libri di storia. Questo, ovviamente, se proprio vogliamo valutare la nostra esistenza sotto un profilo morale, se proprio vogliamo parlare di buoni e cattivi... cosa che tendenzialmente non faccio.
Qui il discorso inizia a farsi lungo e io devo lavorare. Volevo solo dire che, presa coscienza dell'impossibilità di essere sinceramente buoni (se la parola buono ha un senso), ed evitando così illusioni stucchevoli o eccessi offensivi, in ragione degli affetti legati a questa festa, riesco a goderne gli aspetti più belli.

venerdì, dicembre 08, 2006

zanzara 2

Canale, grigio, tutto normale.

Ieri sera ho detto a Silvia che il giorno prima avevo trovato una zanzara ma non l'avevo schiacciata. Lei ha sgranato gli occhi e mi ha detto che non l'aveva fatta dormire la notte. Poi, ho trovato un'altra puntura sul mio pomo d'adamo. Ogni scelta comporta delle responsabilità per se stessi e nei confronti degli altri.

giovedì, dicembre 07, 2006

zanzara

Pare che sia tornato il sereno, e magari dopo la pioggia di ieri l'aria non puzza così tanto, là fuori.

Ieri pomeriggio ho visto una zanzara sul muro. Stavo per schiacciarla, quando poi ho pensato “Ma no, perché?”. E così l'ho lasciata stare. Più tardi l'ho rivista su un'altra parete, e l'ho di nuovo lasciata stare dov'era. Dopotutto, una zanzara in questa stagione è rara, e mi spiaceva eliminare l'unica sopravvissuta.
Stamattina mi sono trovato con due punture sulle braccia.

mercoledì, dicembre 06, 2006

camomilla non funziona

Piove, e Torino è umida.

Alle cinque di stanotte avevo già esaurito il sonno che mi spettava. Sono rimasto lì, occhi sbarrati per un'ora, a pensare alle mille cose da fare, vicine (la telecom, il libro, il lavoro) e lontane (il pupo, come saranno l'Italia e il mondo che lui conoscerà? -già sono apprensivo- le tartarughe, e quando cresceranno dove le metterò?). Poi alle sei mi sono alzato e mi sono messo a lavorare fino alle otto e mezza, quando si è alzata Silvia. Non so se mi sto trasformando in una specie di vampiro o cosa, ma in ogni caso ho deciso che eliminerò il caffè dalla mia vita. La prossima settimana porterò su la caffettiera per l'orzo del servizio del matrimonio, che finalmente troverà una collocazione pratica nella mia quotidianità.
Poco fa ho chiamato la Telecom, e con la calma serafica di chi ha già deglutito tutte le imprecazioni e i santi del calendario, ho chiesto di annullare la richiesta di trasloco e rimettermi la linea a Canale. L'operatrice è stata gentile. Speriamo che sia finita, e basta con questa storia. Per Internet, cercherò di andare ogni giorno all'Internet Point di C.so S.Maurizio (chissà che un po' più di movimento non mi faccia dormire meglio la notte?), e per il resto mi arrangerò nei fine settimana o nelle vacanze di Silvia.

martedì, dicembre 05, 2006

camomilla

Prima la nebbia, e mezz'ora dopo un sole freddo.

E io che pensavo di avere finalmente Internet a disposizione, oggi! E invece niente. Ieri è passato il tecnico e mi ha detto che deve mandarmi l'impresa per portarmi la linea fin su dal cortile. Un paio di giorni, ha detto. Speriamo.
Non ho più scritto molto perché ero troppo preso dal lavoro, non che siano successe cose straordinarie. Anzi, sono pure raffreddato, son due mattine che mi sveglio con gli occhi incollati, e se chino il capo mi viene su un insopportabile dolore tra il collo e l'orecchio destro (questo mi capita sempre, d'inverno, e ancora non ho capito cosa sia). Ma poco male, stanotte ho dormito come un sasso, finalmente. Un po' perché la notte precedente mi ero rigirato un sacco nel letto, un po' perché ieri sera mi sono bevuto una cisterna di camomilla, che mi ha spedito a dormire come il gatto e il bambino disegnati sulla confezione.
Ora quindi inizia una nuova giornata di lavoro, con un nuovo fumetto (l'ultimo di una serie), ma dedicherò parte della mattinata al libro.

Sabato scorso sono andato ad Alessandria, per parlare a un incontro sul manga. A parte il fatto che non mi ricordavo cosa volesse dire la “man” di manga (io, che li traduco... ma che devo dire? francamente non ci avevo mai pensato), e ho quindi glissato vergognosamente sparando in sordina una balla colossale e prontamente aggrappandomi a un altro aspetto della domanda... poco prima di entrare ad Alessandria, ho assistito a una scena molto alla Kurosawa Kiyoshi. Procedevamo in macchina su una sopraelevata, davanti a noi c'erano degli alberi molto alti dei quali non si vedeva la base perché troppo in basso rispetto al ponte. A un certo punto ne vediamo cadere uno. Ha fatto un certo effetto, non vedendo né chi li tagliava, né attività del genere lì intorno, né altri alberi a terra. Sembrava cadere dal nulla e nel nulla. Poi un albero così grosso...

Dance dance dance mi prende sempre di più. Mi ricorda più le atmosfere de L'uccello che girava le viti del mondo, che non La fine del mondo e il paese delle meraviglie (che alla fin fine non mi ha soddisfatto poi tanto). È un po' il tipico romanzo di Murakami, tutto incentrato su una misteriosa scomparsa, e il protagonista è un po' sempre lo stesso... ma dopotutto a me piace così, quindi non ha senso lamentarmi.

Il mio rapporto con la telecom sta ormai diventando una deprimente telenovela. Mi hanno chiamato alla mezza dicendomi che verranno il 2 gennaio (il 2 gennaio!), per mettermi la linea. Fortunatamente sono dovuto uscire per un pranzo-riunione con Stefano, Dario, e Alice, per la rassegna su Kurosawa. Altrimenti avrei iniziato a sbattere la testa contro il muro. Il 2 gennaio?!

venerdì, dicembre 01, 2006

occupato

Cielo azzurro e foglie gialle, negli ultimi due giorni. Oggi ho messo il becco fuori di casa, e ho sentito più freddo rispetto alle settimane scorse.

Nonostante la mia idea di preparare i post in anticipo, questa settimana il mio cervello non era molto propenso alla scrittura, troppo occupato a districarsi nel complicato fumetto che sto traducendo. Dicembre si prospetta un mese più leggero, fortunatamente, così avrò tempo di pensare al libro e a riprendere il capitolo iniziato, mentre in questi ultimi tempi mi sono limitato a rileggere la tesi, prontamente collocata sulla lavatrice vicino al water, con una matita per segnare gli appunti.
Ieri sera ho finito di lavorare alle undici di sera, ed ero talmente esausto che non riuscivo a dormire. Ora devo solo più raffinare ciò che ho tradotto, quindi oggi sono più rilassato, e mi prendo la mia giornata folk-rock, con i Giant Sand, la voce calda di Cat Power (sto rivalutando The Greatest), i Casiotone For The Painfully Alone, e Devendra Banhart. Uniche interruzioni: l'ultima puntata della serie di “Storyville” sul Quartetto Cetra (la prossima settimana una mini-serie di tre puntate su Andrea Pazienza e la scena musicale bolognese), e gli esilaranti tre quarti d'ora de “La Barcaccia” durante il pranzo (finalmente ho trovato un modo di non annoiarmi quando mangio da solo, senza dover per forza fissare uno schermo o leggere qualcosa – i miei occhi ringraziano). A proposito, ho finito di leggere il delirante Guida galattica per autostoppisti (sì, ma senza i volumi successivi sono rimasto un po' a bocca asciutta, nel finale), e ho iniziato Dance dance dance di Murakami. La prima impressione è che si tratti di una roba onirica del tipo La fine del mondo e il paese delle meraviglie.

Certo che fa proprio caldo in questo appartamento... a Canale mi gelavano sempre le dita mentre lavoravo, col mio tremendo tutone rosso che mi fa sembrare il Gabibbo (fortuna che mi vedono solo i corrieri DHL), e i calzettoni spessi. Ora sono in maniche corte, scalzo, e ho caldo. Meglio approfittarne, finché dura. Fortunatamente, quando torneremo farà bello. Così ne approfitterò anche per fare un po' di movimento in campagna, perché mi sta crescendo un ventre tondo da pesce. Silvia mi dice di fare un po' di addominali, ma a me gli addominali fanno venire la nausea! Non in senso metaforico, avvero proprio una sensazione sgradevole allo stomaco, che poi permane quando torno al lavoro. Vabbè, dai, ora ne faccio qualcuno.

L'altra sera sono venuti a trovarci (finalmente!) Vaga e Ivan, e c'era anche Mana. Siamo andati nel Birrificio qui vicino. Locale molto carino, ma la birra artigianale... così così. Niente a che vedere con quella de Le Baladin, di Piozzo (se solo non fosse così lontano...).

martedì, novembre 28, 2006

gatto silvia

Fuori è grigio e freddo, di fronte alla mia finestra si affacciano due bei palazzi dall'aria stranamente vittoriana.

Anche questa settimana inizia da martedì. Ieri ho per lo più lavorato, ho fatto la spesa, sono andato a vedere la posta in un Internet point di corso San Maurizio, e con la scusa ho fatto due passi. Domenica ci siamo fermati a Torino, dopo la popolatissima festa di sabato a casa di Francy. Abbiamo scoperto che la domenica mattina Torino è deserta, in particolare questa zona, ma il grigiore della giornata ci ha permesso di rilassarci in casa senza troppe remore, prenderci i nostri tempi, uscire poi solo quando già faceva buio per una passeggiata in centro. La sera, ci siamo riguardati Il pasto nudo di Cronenberg... in due parti, perché Silvia si è addormentata con la testa sulle mie gambe a metà film. L'abbiamo finito ieri sera, ma si è di nuovo addormentata dopo dieci minuti. Silvia è un po' come quei gatti che si addormentano ovunque li metti.

sabato, novembre 25, 2006

soluzione

Il cielo è grigio e freddo, oggi, a Canale.

Dato che mi hanno già tolto la linea a Canale (e non ce l'ho ancora a Torino, maledetta telecom), sono venuto a controllare la posta qui a casa dei miei, molto rapidamente. Fortunatamente, questa settimana ho avuto la bella pensata di scrivere in anticipo i post giornalieri su un file di testo, e copincollarli poi tutti insieme oggi, modificando le date in modo che compaiano nei rispettivi giorni. Quindi qui sotto potete leggere cosa ho scritto questa settimana a Torino, e non i soliti riassunti. A ogni modo, il 4 dovrebbe finalmente arrivarmi la linea... speriamo...

venerdì, novembre 24, 2006

spazi vuoti e viaggi nel tempo

Se scosto la tenda gialla di fianco a me, il cielo è lievemente grigio, qui a Torino.

È mezzogiorno e sono già esausto. Credo che, finito questo lavoro, mi prenderò un giorno di riposo. Stasera si torna a casa. Mi pesa il viaggio, ma non più stare qua. Un po' perché conosco già il termine di questa permanenza, un po' perché effettivamente mi trovo bene qui, un po' perché abbiamo già impregnato queste mura della nostra presenza, fattasi più flebile, durante questi mesi, nell'appartamento di Canale. E ora che le tartarughe non sono più a casa (e mia madre si è ritrovata con gli ennesimi animali ai quali badare suo malgrado - cani, gatti, uccelli, pesci... un po' di tutto si è trovata tra capo e collo negli anni passati), l'unica presenza viva in quella casa sono le piante, mute e quasi immobili, e a ogni nostro ritorno essa resta immutata e congelata, il che ci rende simili a viaggiatori del tempo. Alla faccia degli incisi... questa frase non finiva più.

giovedì, novembre 23, 2006

sonno

È già buio, e francamente non ho notato che tempo facesse oggi fuori, ma credo un po' grigio.

Stanotte ho sognato una riunione dei compagni di liceo a casa dei miei, ma ne ho un ricordo confuso. Mi sembra c'entrasse la cava di argilla lì vicino. L'altra notte invece ho sognato che scoppiava la terza guerra mondiale. Il mio sonno irregolare degli ultimi tempi, che mi provoca una spiacevole sensazione di tensione ai muscoli facciali, specie intorno agli occhi e sulla mascella, può essere dovuta a due fattori: 1) il cuscino è effettivamente scomodo come sembra; 2) io soffro dei sintomi che in realtà dovrebbero manifestarsi su Silvia (che invece dorme come un angioletto, per il momento). Forse, anzi probabilmente, sono semplicemente un po' stanco. Sto ascoltando, dopo tanto tempo, Fantasma, del giapponese Cornelius. È un matto, ma il disco è divertente, sebbene mi sembri un po' sterile questo approccio postmoderno alla musica. Un po' fine a se stesso, insomma... preferisco cose più emotive. Ma è piacevole, ogni tanto.
Ieri ho chiamato la padrona dell'appartamento per dirle che probabilmente verremo via prima rispetto agli accordi iniziali... non ci ha fatto problemi, anzi è stata molto carina.

Tanto per restare in tema giapponese, ora ho messo su Rodeo Tandem Beat Specter, dei ruvidi Thee Michelle Gun Elephant... magari mi tengono sveglio, visto che continuo a sbadigliare.

mercoledì, novembre 22, 2006

città incantata

Cielo limpido, montano, e fuori, odore di foglie marce. Stamattina ho comprato mandarini e arachidi, per sentire il sapore di dicembre.

Stamattina ero sveglio già prima delle sei. Speravo di godermi gli ultimi mesi di sonno decente, e invece niente. Così mi sono messo a lavorare alle 6:30, e oggi dopo pranzo ho dovuto coricarmi. Un'oretta, nelle intenzioni, ma ero tanto stanco da dimenticarmi la sveglia, e così mi sono svegliato alle 16:20. Ora è meglio che mi dia da fare. Questa settimana, a Storyville, vita e suoni dei Clash. Così, sull'onda biografica, ora mi riascolto, mentre lavoro, l'album di commiato di Joe Strummer (coi Mescaleros), Streetcore: un buon album. Ormai ho preso l'abitudine di ascoltare Storyville mentre lavo i piatti (quindi verso le 16), così unisco l'utile al dilettevole e non rischio di distrarmi mentre lavoro. I piatti a quell'ora sono già un po' incrostati, sempre che non siano della sera prima...

Ho cambiato idea a proposito del romanzo da leggere, così ho iniziato la lettura di Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams, tanto per cambiare un po'. Ne avevo sentito parlare quando facevo il liceo, poi non ho avuto mai occasione di leggerlo, e infine, qualche anno fa, un amico che non vedo da parecchio, Claudio, me ne ha regalato una copia che gli cresceva, e solo ora l'ho presa in mano. È questo il bello dei libri, dei DVD, dei CD, ecc... uno può anche comprarli e lasciarli poi a prendere polvere sugli scaffali per anni, decenni, e poi quando arriva il momento adatto sono lì, immutati. Davvero divertente l'inizio, sono curioso di leggere il seguito.

L'altro giorno io e Silvia ci siamo rivisti La città incantata di Miyazaki. La prima volta che l'ho visto ero a Osaka, con la piccola Nozomi in braccio, mentre Mauro faceva da poltrona all'ancor più piccolo Yusuke (che poi ci ha fatto un'imitazione del topo trasformato in bimbo del cartone, che a sua volta imitava Chihiro mentre schiaccia il vermicello).
Non me lo ricordavo così bello, emozionante, genuinamente commovente. Poi l'immaginazione di Miyazaki è davvero vulcanica e fuori da ogni schema. Il personaggio di Chihiro semplicemente adorabile, e tutti gli assurdi mostriciattoli e divinità di contorno una vera delizia. E per finire, c'è una visione estremamente matura e sfaccettata della realtà delle cose (priva di antagonisti assoluti), per un film dedicato all'infanzia... e poi vogliamo mettere Chihiro che sale sul treno che corre sull'acqua insieme all'indecifrabile “senza-volto”?

martedì, novembre 21, 2006

buona novella

Cielo grigio a Torino, e se esco fuori sul ballatoio sento un odore denso di cibo che mi ricorda il Giappone.

Come ho fatto a non pensarci prima, a scrivere da Torino su un file e poi riportare tutto sul blog nel fine settimana?
Ho appena finito di tradurre un fumetto impegnativo, e mi prendo un attimo di pausa prima di iniziare il successivo, altrettanto impegnativo anche se per ragioni diverse. Mi sono seduto sulla poltrona, che qui a Torino non uso quasi mai (anche perché è sempre sommersa di vestiti), e mi sono riascoltato tutto La buona novella di De André, forse il suo album più bello (il che lo candida a essere uno dei più bei dischi mai incisi in assoluto). Ogni singola parola di quell'album è sublime e trova una perfetta collocazione nel testo e nella musica, sia a livello di suono, che di senso, che di preziosità del lessico (forse risultano un tantino datate solo l'iniziale Laudate dominum e la conclusiva Laudate hominem, ma vabbè...). E tanto per restare in tema, mi restano in testa questi stupendi versi de Il ritorno di Giuseppe (per chi, malauguratamente non conoscesse l'album, si ispira ai vangeli apocrifi, ed è la storia “umana” di Gesù scritta dal punto di vista delle persone che lo hanno circondato – Maria, Giuseppe, il falegname che costruì la croce, la folla che assiste alla crocifissione, i due ladroni e le loro madri).
Qui di seguito, i versi che descrivono il momento in cui Giuseppe si accorge della gravidanza di Maria.

“E lo stupore nei tuoi occhi
salì dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle
si colmarono ai fianchi
della forma precisa
di una vita recente,
di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre”

Ecco, a me basta riportare questi versi per sentire un brivido sulla schiena. Non me ne capacito. Al di là dell'indiscussa bravura di tanti altri autori italiani, quando nascerà qualcun altro capace di cantare parole così potenti, così commoventi (qui in Italia e non solo)?

PS.: Ho riportato questi versi solo perché in un certo modo mi riguardano, ma avrei potuto pescare a caso in qualunque altro punto dell'album per trovare parole altrettanto (se non più) splendide e pregnanti.

domenica, novembre 19, 2006

autunno

Dopo l'autunno-primavera, e l'autunno-inverno, eccoci finalmente a un autunno-autunno, puro novembre, con cieli plumbei e campagne giallo-rossicce.

Ancora niente Internet. Stendo un velo pietoso. E intanto, continuo a scrivere a cadenza settimanale, a tappe un po' forzate e quindi senza troppa ispirazione.
Settimana un po' pesante: l'autunno, il lavoro e i ritardi che s'accumulano, il festival di Torino che ho praticamente disertato, Silvia a Como per metà settimana, un po' di mal di testa, troppo poco sonno quando devo dormire, e troppo quando devo stare sveglio. Al festival ho visto davvero poco, nemmeno un film al giorno. E dire che ai tempi dell'università mi facevo tutti i giorni dai tre ai sei film al giorno... (sigh) comunque, visto qualcosa d'interessante, in particolare la rassegna su Aldrich... che roba, Bette Davis in Che fine ha fatto Baby Jane? Una vera forza della natura più che un'attrice... grandissima.
Poi... ieri ho finito di leggere Il cavaliere inesistente di Calvino... che bello, che divertente. Ora devo pensare al romanzo successivo... forse Dance dance dance di Murakami, forse Moby Dick? Non so, vedrò. Infine... mi sono comprato, in offerta, due cd autunnali per l'autunno: The Good Son di Nick Cave (che fu il mio primo approccio a Nick Cave, una dozzina d'anni fa), e Desertshore di Nico (un classico un tantino cupo, ma di grande fascino).

Ora sono qui a Canale. Silvia, alle mie spalle, si è addormentata sul divano mentre lavoravo. Che tenera, si addormenta sempre, ultimamente. D'altronde, in settimana lavora un sacco. Abbiamo iniziato la classifica dei nomi... che prima o poi riporterò. Saranno graditi i consigli, anche se alla fine faremo di testa nostra, mi sa.
Dopo pranzo siamo andati a piantare i bulbi che le avevo regalato... tanti tulipani, narcisi, giacinti, che sbocceranno in primavera.

lunedì, novembre 13, 2006

grande come un pisello

Freddo e cielo azzurro... stamattina sono ancora a Canale, ma sembra di essere in montagna.

Chiedo scusa a tutti quelli che hanno mandato commenti sul mio blog e non li hanno visti pubblicati prima di oggi... li avvisi di notifica mi arrivavano su un indirizzo email a cui non potevo accedere in questi giorni di assenza di Internet (situazione che spero finirà presto, così potrò tornare ad aggiornare questo blog con un andamento decente). Ora è tutto a posto e ho tolto la moderazione... quindi i commenti verranno pubblicati immediatamente, per la felicità di Tully che non dovrà più lottare strenuamente contro blogger.
E soprattutto, grazie per i commenti! Che sorpresa, poi, quello di Eli da Londra!

L'ultima settimana è stata, com'era ovvio, pregna della recente notizia, e delle sue conseguenze. L'idea inizia a prendere una forma concreta, specie di fronte alle babbucce regalateci da Mauro e Riky, e di fronte a quanto letto su Internet, ovvero che a questo punto dovrebbe esserci qualcuno grande come un pisello dentro Silvia. Mi rendo già conto? Non mi rendo ancora conto? Ancora non l'ho capito.

Per il resto, continua la vita di sempre. Ormai abituato al comodo appartamento torinese, proseguo le mie giornate lavorative, con la voce di Marino Sinibaldi e le puntate di Storyville su RadioTre, a tenermi compagnia (la scorsa settimana, l'incredibile biografia di William Burroughs). Continuano le mattine fatte di the e biscotti, radiogiornale, fotocopie, tuta; i pranzi trascorsi guardando film giapponesi (il divertente Muno no hito di Takenaka Naoto, la scorsa settimana) o ascoltando "La Barcaccia"; i pomeriggi fatti di caffé, fugaci sortite in centro o a casa di Alice, lavare i piatti accumulati quando capita.

Preferisco lasciare brevi commenti giornalieri che non riassumere lunghi periodi. Anche i sogni si fanno confusi a riportarli a giorni di distanza... credo di aver sognato conigli, zombie, e chissà quante altre cose che non ricorderò mai, non avendole messe per iscritto.

domenica, novembre 05, 2006

calore nel freddo

"Ho più freddo adesso di quando tanti anni fa la neve bianca mi gelò la giacca a vento"

Questa frase dei Baustelle vale per il clima di questi ultimi due giorni, che ha ucciso alcune piante dei nostri balconi, e ci ha costretti a un tempestivo cambio d'abito. Si ritorna ai cappotti, ai piumini, le sciarpe, i guanti, le cuffie. Dopo l'autunno primavera d'ottobre, l'inverno ci è piombato tra capo e collo con un'irruenza spaventosa, e così, inevitabilmente è capitato che negli ultimi giorni si parlasse spesso del tempo, non solo tra estranei, come vuole il testo della splendida canzone che dà il titolo a questo blog.

MA

Ma quella frase dei Baustelle non si riferisce a ciò che sento ora. Se qualcuno verrà a saperlo tramite questo blog, prima che glielo diciamo noi, sarà una sorpresa e ci toglierà il piacere di dirlo a voce, ma significherà anche che qualcuno legge il mio blog, e questo mi fa piacere.
Ebbene...
...Io e Silvia aspettiamo un bimbo, o una bimba. Ne abbiamo avuto la certezza giovedì, dopodiché è iniziato un tour parentale bello ed emozionante che sembrava il Natale, e allora mi sono chiesto se il cambiamento repentino di tempo non fosse un segno, un simbolo, o chissà cosa. Eh sì, Mapomo diventa papà, e Silvia mamma. Questo scatena un passaggio di grado, come dice mio nonno, per tutta la famiglia: padri e madri diventano nonni, fratelli e sorelle diventano zii, nonni diventano bisnonni, ecc. Incredibile come ogni singola azione sia puntualmente collegata ad altre, e ogni vicenda individuale coinvolga immediatamente chi ci sta intorno. E così ci troviamo presi nel vortice delle nascite, da creati diventiamo anche creatori, e perpetuiamo lo scorrere millenario del mondo. Diventiamo un pezzo di storia, teniamo un piede nel treno del passato e un altro su quello del futuro.
Ma a parte tutte queste stupide elucubrazioni, siamo tanto contenti, e ci ha fatto così tanto piacere il calore che ci ha dato chi ci sta intorno. Siamo contenti che in questa futura creatura ci sia un po' di Silvia, ma anche un po' di Giacomo, ma anche un po' di Silvia, ma anche un po' di Giacomo. Siamo contenti di essere arrivati qui. Siamo contenti di questo lieto tornado che travolgerà le nostre vite.
Evviva evviva evviva.

giovedì, novembre 02, 2006

albero stregato


Il solito strano autunno, un po' di freddo ma non troppo. Ieri, alla vigna, sembrava primavera.

Ecco una foto della cosa più fantastica che mi sia mai capitato di vedere in natura. Per chi si trovasse da quelle parti, si trova prima dell'ultimo tornante lungo l'eterna salita che da Rezzo porta a Mulini di Triora, pochi minuti prima che inizi la discesa, sulla destra.
L'abbiamo notato solo noi?
ps.: Le dimensioni sono veramente quelle umane.

mercoledì, novembre 01, 2006

a Canale

Che lunga assenza. Ora fa freddo... non ancora così freddo, contanto che siamo a novembre, ma in questa casa, spenta per tutto questo tempo, regna il gelo.

Troppo tempo è passato per poter raccontare per filo e per segno le ultime settimane. Ma era un po' che non stavamo fermi per un po' di tempo (ora lo saremo fino a domenica, perché Silvia fa ponte). L'ultimo fine settimana siamo andati a Triora per l'incontro sul cinema giapponese ad Autunno Nero. Ci siamo divertiti, e abbiamo conosciuto della bella gente. Il paesaggio autunnale e le viuzze del paese, poi, erano splendide. Abbiamo anche fotografato una meraviglia della natura che più avanti vi mostrerò. Il fine settimana prima siamo andati nella casa di montagna di Mauro, e Riky ci ha cucinati un'ottima cena tedesca. Non ricordo bene cosa abbiamo fatto la settimana prima, ma sicuramente qualcosa. La vita a Torino continua, e mi stupisco di trovarmi spaesato, se mi sveglio di notte nel mio letto di Canale. L'alloggio è comodo, mi trovo bene, lavoro anche di più, e meno male perché le prossime settimane saranno parecchio impegnative. Che freddo, vado ad accendere la stufa.

sabato, ottobre 14, 2006

ritorno

Eccomi qua, torno a Canale e sembra già un'altra stagione? Quanto tempo siamo stati via?

Come immaginavo, le diffidenze nei confronti della nuova casa hanno presto fatto spazio a un piacevole adattamento. La casa è comoda e gli spazi ben studiati. È meno fredda e umida della nostra, e a circa dieci minuti a piedi si arriva nella zona della Mole, dove abitano Mana e Alice. È anche abbastanza silenziosa, a parte qualche grida della coppia di anziani siciliani della casa di fronte. Per quanto consideri comunque questa la mia casa, credo che saranno dei mesi piacevoli. Per ora mi manca ancora Internet. Mi crea qualche difficoltà, ma in compenso mi distraggo di meno e lavoro di più.
Stasera cena dei lavapiatti più simpatizzanti, tanto per ri-immergersi nel Roero... chissà cosa ne uscirà fuori?

mercoledì, ottobre 11, 2006

resistenza al cambiamento

C'è il sole, in ritardo rispetto a qualche mese fa.

E così, tra quattro ore prendo il pullman, scendo al capolinea in Via Fiocchetto, imbocco C.so Regio Parco, cammino una decina di minuti, ed eccomi al nuovo appartamento. Come prima di ogni partenza, l'ultimo sentimento ad averla vinta è la malinconia, che pure svanirà sotto gli impulsi eccitanti di un brusco cambiamento nella propria vita, dopo più di due anni trascorsi sempre dentro queste mura, dentro questa specie di amico. Ecco che ritorna la tendenza al drammatico: dopotutto, starò solo via cinque giorni su sette, dopotutto sono solo a Torino, e dopotutto a giugno saremo già di nuovo qua, e non avremo abbandonato nessuno.

Ieri ho aiutato mio padre a pulire lo stagnetto in giardino, reso nero dalle foglie e dal mallo delle noci in decomposizione. Abbiamo tirato fuori una ventina di pesci rossi, belli e grassi. Avevo dimenticato l'odore e la consistenza dei pesci rossi. Erano parecchi anni che non facevo questo lavoro.

Nei prossimi giorni non potrò scrivere. Ci vorrà un po' di tempo perché mi trasferiscano la linea telefonica a Torino.

lunedì, ottobre 09, 2006

casa nuova

Il giorno tarda già a venire. Anche se dal calore delle giornate non si direbbe, siamo già in autunno.

Finalmente abbiamo trovato casa a Torino. Più cara di quel che pensavamo inizialmente (ma a quanto pare i prezzi sono quelli, e non volendo passare per agenzia la scelta era assai limitata), ma molto carina e accogliente, nonché abbastanza comoda per entrambi. Ci vivremo fino a fine maggio, a partire da questa settimana, e poi si vedrà. Tanto è difficile e inutile fare programmi a lungo termine. Sono diviso tra ansia ed emozione, per questo temporaneo trasloco, tanto che è dalle 4:30 che sono sveglio, così ho deciso di venire al computer, per lavorare un po' e iniziare a mettere mano al libro su Kurosawa.
Finché non avrò l'allacciamento a Internet, sarà un po' dura aggiornare il blog, se non nei fine settimana.

giovedì, ottobre 05, 2006

istante di primavera

Stanotte tuonava, ma stamattina c'era di nuovo cielo limpido e sole caldo fuori casa.

Sono andato a portare l'umido alla vigna e a controllare un eventuale ritorno dei calabroni, ma non c'era più nulla. Se non fosse stato per alcuni frammenti dell'alveare, avrei dubitato della loro esistenza, perché non ho trovato un solo calabrone morto, lì intorno. Ho raccolto due melanzane, e l'erbetta corta e verde brillante nata in seguito alle ultime piogge rendeva piacevole il paesaggio.

Tornando giù, ho dato un calcio di sghembo a un sasso, che si è infilato esattamente nel buco del muretto che porta fino alla torre.

Oggi mi è finalmente arrivato il cd originale degli Ardecore, che attendevo da tempo. Bellissima confezione e libretto, con i testi, i disegni, e tutto quanto. Era qualche tempo che non lo ascoltavo (volevo aspettare di poter assaporare l'originale), e questo ha dato via, grazie a un'alchimia che vedeva fondersi l'ascolto, la temperatura (non dissimile a quella primaverile, periodo in cui ho ascoltato per le prime volte il disco), la posizione (davanti al pc, ovviamente), e il momento (il fatto che fossi appena tornato dalla campagna e stessi bevendo il caffé), e che mi ha fatto fare un balzo indietro di qualche mese.
Gran bel cd, stupende Madonna dell'Urione e La popolana. Quanche assaggio sul sito www.ardecore.com

mercoledì, ottobre 04, 2006

gnocchi, case, poi

Sole, ma sole invernale, di montagna. Specialmente stamattina, con la condensa sui vetri, per la prima volta.

Ieri è stato il compleanno di Silvia. Le ho fatto gli gnocchi (rigorosamente fatti a mano, con le nostre patate) al pesto (pure questo fatto da me) e panna (questa no), e una torta di mele. Sto diventando una massaia, ma devo dire che era tutto buonissimo. Ogni tanto potrò pure io farmi i complimenti, no? Lei era contenta, e la cosa mi fa felice.

Sabato andremo a vedere quattro appartamenti... un po' più cari di quello perduto, ma sempre abbastanza comodi. Speriamo in bene. L'idea di andare a Torino mi garba, ma sicuramente sentirò nostalgia di casa nostra, anche perché ci trascorro il 99,9% della mia vita (nel caso non l'avessi fatto notare abbastanza). Poi, dopo due anni, rendi uno spazio e un ambiente completamente tuo, entri in simbiosi, modelli le tue abitudini a esso, così come lui si modella su di te. Ma non è certo una tragedia, non fosse che ci toccherà stare un po' più attenti alle spese, d'ora in poi.

Ho ascoltato anche Seven Swans di Sufjan Stevens. Non pirotecnico come Illinoise, ma decisamente raffinato e delicato.

Non ho poi tutte queste cose interessanti da dire, oggi.
Certo che è strano l'uso del "poi" in questa frase. Lo uso spesso così, ma mi chiedo se sia corretto. Come il "solo più", uno dei piemontesismi che uso a sproposito con tanta naturalezza, e che ho scoperto solo di recente non essere italiano, non essere corretto. Eppure, quanto esprime bene il concetto?

lunedì, ottobre 02, 2006

delusione

Il cielo è grigio.

Uffa. Dopo due giorni di attesa, il proprietario di quello che già ci immaginavamo essere il nostro futuro alloggio ci ha detto di no. Colpa anche nostra, è vero, ma scoccia terribilmente. Perché, anche se non l'avevamo ancora visto, era in un bel posto, comodo per Silvia e per me, costava abbastanza poco, ed era relativamente grande. Insomma, ci eravamo già fatti i nostri castelli in aria, e ora tutto svanito, daccapo a cercare. Che delusione.

sabato, settembre 30, 2006

guerra preventiva

Cielo così così, né bello, né brutto... autunnale, ma volendo anche primaverile, a sentire gli uccelli.

Oggi è venuto Luca e abbiamo (ha) eliminato i calabroni. Ammantati di spesse tute per le api, abbiamo operato nella seguente maniera: Luca, armato di una "Vape Vespe" dotato di valvola cosiddetta "pompiere" comprato pochi minuti prima da Lino Palma, si è avvicinato al buco da cui entravano e uscivano per portare il cibo e i materiali per il nido, e ha spruzzato. Quella robaccia li gettava istantaneamente a terra. Io intanto restavo a venti metri di distanza, francamente terrorizzato all'idea di una nube di calabroni che mi attaccava. Poi Luca è entrato dentro con la bomboletta letale, e ha ucciso il resto. Una trentina di calabroni giacevano per terra. Hanno preso tutti ad attaccarlo, ma cadevano prima di raggiungerlo. Visto che non c'era pericolo, mi sono avvicinato anch'io. Luca ha estratto il nido, purtroppo spaccatosi nel tentativo di prenderlo. Le celle erano piene di larvoni di 3-4 centimetri, grassi e bianchi. Qualche calabrone continuava a tornare da fuori, e alcuni venivano freddati istantaneamente da Luca. Dopo aver tappato il buco, ce ne siamo andati. Un po' mi dispiaceva, e mi dispiace, per questa spietata guerra preventiva contro esseri che, per la verità, non mi hanno mai fatto nulla di male.
Ma non posso nascondere un senso di sollievo.

giovedì, settembre 28, 2006

caffé e cani

Da ieri il cielo è limpido, ma la temperatura è ormai guastata, l'autunno ufficializzato dalla data, e il cammino verso l'inverno inesorabile: ho spostato le tartarughe in casa.

Prendo il caffé davanti il computer. Io sono uno di quelli che preferiscono il caffé della caffettiera a quello della macchinetta. Ed è più buono quando Silvia è a casa. Se usi una caffettiera da due, il caffé è più buono se si è in due, perché le dosi sono esatte, proporzionate alla zolletta di zucchero. Non ne ho bisogno, ma potrei riconoscere se Silvia è a casa dal gusto del caffé, in un certo senso.

Stanotte ho sognato tre cani. Due li aveva portati Silvia. Erano marroni, di quelli con tante pieghe nella pelle spessa, a pelo corto. Poi ce n'era uno bianco, piccolino, che sotto aveva un'etichetta con su scritto "Japan".

lunedì, settembre 25, 2006

pioggia

Piove tanto, da ieri sera. Le tartarughe sonnecchiano e mangiano poco. Mi sto preparando a traslocarle in casa.

Sabato e domenica sono volati, Silvia è a Como per lavoro, e io inizio a lavorare su un nuovo volume. Uno dei più grossi vantaggi del mio lavoro è che in giornate come questa posso permettermi di non mettere il becco fuori casa. L'unico svantaggio è, invece, che mi manca un po' il rapporto umano, dato che lavoro tutto il giorno a casa da solo. L'altro giorno sono andato a trovare Mana e Sere al lavoro, e li ho invidiati un po'.
Aumentano i miei quadretti verdi e arancio che appendo sulla parete del salotto. Al momento attuale, i cantanti che mi guardano lavorare (oddio, detta così mette proprio tristezza!) sono, da sinistra a destra: The Knife, Peter Gabriel, Cat Power, Shane MacGowan, Georges Brassens, Fabrizio de André, Beatles, Nick Cave, Bjork, Tom Waits, Ian Curtis, Beck, Pink Floyd (la formazione a 5), P.J. Harvey, Billie Holiday.
Più ascolto Come on feel the Illinoise, più mi rendo conto di quanto è bello. Presto o tardi, Sufjan Stevens troverà un posto su quella parete.

giovedì, settembre 21, 2006

esiti tragici

È tornato il sole, e di giorno si sta abbastanza bene, ma la terra è ancora umida.

Sì, è un po' che non scrivo. D'altronde, in questi giorni non c'è molto da scrivere. Ho ripreso le mie abitudini. Lavoro con calma, magari perdo più tempo al mattino e nel primo pomeriggio, ma recupero continuando fino a tardi. Ho fatto un po' di spesa, in bicicletta, e poi un salto al ciabot. Poi, sotto la doccia, pensavo ai calabroni, e mi sono accorto che ho una forte tendenza a immaginare il tragico. Di ogni situazione mi "diverto" a immaginare sempre i risvolti negativi, i se andasse così e i se fosse andata così più tragici. Per esempio, se penso all'alveare dei calabroni sopra la vasca dell'acqua piovana, mi chiedo cosa sarebbe successo se avessero nidificato sull'altro lato della stanza, nell'angolo invisibile dietro la porta. E allora sarebbe bastato aprire la porticina per urtarlo, e venire assaliti da centinaia di insetti impazziti. E poi mi chiedevo cosa sarebbe stato meglio fare in quel frangente. Forse raggiungere per lo meno la strada, e svenire lì. È una stradina di campagna poco trafficata, ma magari qualcuno sarebbe passato. Mi immaginavo lì, sdraiato sull'asfalto col volto gonfio, tumefatto, irriconoscibile, ad attendere incosciente l'arrivo di un'auto.
Ho sempre avuto questa tendenza. Fa parte dell'ombra, l'animo nero che porto con me nonostante io non mi senta affatto una persona cupa, quello che vibra quando ascolto musiche malinconiche o film drammatici.

lunedì, settembre 18, 2006

salti, appartamenti

Dopo giorni di pioggia, sembra essere tornato il sereno. Ma la temperatura, ormai, non è più la stessa.

Stanotte ho sognato che andavamo a stare in un altro appartamento, ma sempre in Canale. Sembrava a Torino, a dire la verità, ma era a Canale, perché dalla finestra si vedeva la mansarda di Vaga. A un certo punto vedo Vaga uscire sul tetto, camminare un po' sulle tegole, e poi buttarsi giù, sulla piazza. Preoccupato, guardo sotto, e lo vedo in piedi, tranquillo. Successivamente, scorgo altri membri del "branco" fare lo stesso, e capisco, non so come, che avevano comprato delle scarpe speciali che permettevano di rimbalzare, e che le stavano appunto provando. Resto a guardare per un po' di tempo i loro salti. Finché vedo me stesso buttarmi giù per fare lo stesso, ma mentre sparisco, di spalle, dietro a un comignolo, il sogno finisce.

La storia delle scarpe non l'ho capita, ma immagino che il resto dipenda dal fatto che io e Silvia abbiamo una mezza intenzione di svernare a Torino, per ovviare all'eccessiva lunghezza di strada che la separa dagli studi nei quali lavora. E anche dal fatto che, l'altra sera, abbiamo cenato nel nuovo appartamento di Mana, che è andato a vivere a Torino. È stata una bella cena, c'erano anche Luca, Mimmo, Serena, Fragola, Pietro, Armando, e Giulia. Ed è proprio un bell'appartamento.

giovedì, settembre 14, 2006

sakebi

Piove, e piove tanto.

Eh già, il resoconto sulle vacanze in Sicilia. Mi do tempo a fine mese, poi l'abbandono.
Ieri sono andato a Milano con Ichi, per vedere Sakebi, l'ultimo film di Kiyoshi Kurosawa passato alla scorsa Biennale di Venezia. Un giornata di pullman, treni, metropolitane, per vedere un film. Ma ogni tanto, va anche bene fare una cosa simile.
Che dire del film? Di certo assai meglio di Loft, e questo lo si deve anche al ritorno di Koji Yakusho nel ruolo di protagonista, che riesce a dare al bel personaggio del poliziotto il giusto spessore, la tristezza, la malinconia. Un film ben girato e ben fotografato, ben sviluppato fino a poco prima del finale, che risulta fin troppo incomprensibile. Ma da qualche tempo Kurosawa sembra aver perso l'originalità che caratterizzava Cure e i film della seconda metà degli anni Novanta. Dov'è finita la geometrizzazione e ambiguità della messinscena? I silenzi, i campi lunghi, i piani-sequenza?
E poi, soprattutto, credo che a Kurosawa abbia fatto male il suo essere uno dei padri fondatori dello psycho-horror giapponese. Ora sembra che gli propongano solo più horror, e lui fa i salti mortali per trovare un approccio originale a una materia ormai consumata. Vorrei che tornasse a fare film yakuza, commedie, drammi familiari...

lunedì, settembre 11, 2006

masche, montagne

Tempo incerto... ma come al solito non piove. Le giornate però si accorciano sensibilmente.

Questo fine settimana, io e Silvia siamo andati a Valdieri per vedere la festa delle "masche", di cui mi avevano parlato i miei. Sin da bambino ho sempre avuto una passione per queste cose. Ricordo ancora che, durante la Fiera del Pesco di tanti anni fa, uno dei borghi aveva preparato un carro allegorico che aveva come tema proprio due masche locali. Mi ero proprio innamorato di quel carro. Avessi assistito a una manifestazione del genere allora, probabilmente avrei chiesto di prendere la residenza a Valdieri.
La festa si teneva sabato, ma io e Silvia siamo già partiti venerdì sera per passarci l'intero fine settimana nella tranquillità della montagna. Nel pomeriggio di sabato, dopo aver comprato i formaggi nel caseificio dopo il bivio per Entracque, siamo andati a fare una passeggiata su dalla "Corda", un sentiero accompagnato da un rigagnolo che scorre tra i boschi. Tornando, abbiamo seguito una grossa foglia nel suo scorrere lungo la corrente, per poi abbandonarla al proprio destino. Che dire? Si stava decisamente bene.

Per la sera, alla fine, sono riusciti a venire solo Mauro e Riky da Cuneo, e poi Ivan da Canale. La cosa più bella della festa era che dava la netta sensazione che vi partecipasse tutta la comunità di Valdieri. Dai più giovani agli anziani, tutti vestiti da "masche" o "servan", oppure altre figure spaventose passate e recenti. E poi ogni abitazione metteva del suo, con addobbi e fantocci di diverso stile che rimandavano tutti al medesimo tema. All'interno di alcuni portoni si svolgevano rappresentazioni, come quella di un funerale simpaticamente blasfemo. In altri erano state allestite scene con manichini dal sapore gotico. E poi ragni, serpenti, ragnatele, lumini, teschi, fiaccole, pipistrelli ogni dove. E soprattutto, non mi sono mai accorto che Valdieri avesse tante viuzze, case, angoli, cancelli, aperture. Molto carino da passeggiare, magari evitando le lunghe code ai banchetti del cibo, per lo più costituito da dolci.

Il pomeriggio seguente, invece, si è deciso con Ivan di fare una passeggiata in montagna. Abbiamo optato per il Piano del Rasur, dalle parti di S. Giacomo d'Entracque, in quanto il tempo stringeva, e si trattava di passeggiata poco impegnativa. Da bambino, quando mio padre ci portava (o meglio, ci trascinava) nelle più svariate escursioni, ci sarò passato più di una volta. Se non altro per andare al Lago del Vej del Bouc e al rifugio Pagarì, che ricordo ancora. La passione per la montagna di mio padre si è tradotta, per me, in un decennale rifiuto che negli ultimi tempi si è tradotto in lieve nostalgia. Comprendevo la passione di mio padre, ma le levatacce, i viaggi in macchina (che pativo), e la fatica, hanno fatto sì che l'amore per la montagna non attecchisse in me. Ma ora, dopo un po' di anni, mi è venuta la curiosità di rivedere quei luoghi, rimasti lì immutati e intatti dopo tanto tempo.
Inoltre, in questo caso si trattava di una camminata di appena tre quarti d'ora, quindi era un ritorno più che accessibile. E, in effetti, la visione del Piano appena svoltato l'angolo, vale la pena. Anche a Silvia e a Ivan è piaciuto. Silvia, poi, era contenta anche solo per il fatto di aver visto un po' di animali (un ramarro grasso e lucente, tante mucche, una marmotta solo udita), e diverse specie di piante e fiori. Un bagno ai piedi nel torrente, e poi tutti a casa.

venerdì, settembre 08, 2006

casa, legna, scacchi

Il cielo continua a essere coperto, ma di pioggia nemmeno una goccia.

Silvia è stata via appena un paio di giorni, e già la casa sembra sciogliersi di nuovo nel caos. Silvia non è certo una maniaca delle pulizie, ma ha la capacità di dare coesione al nostra appartamento, mentre quando è solo con me tutte le stanze si abbandonano al proprio destino, si sgonfiano come zucche marce, e c'è casino dappertutto. Mi sembra di essere Tony Leung in Hong Kong Express di Wong Kar-wai. E Silvia ha, come Fei Wong, il potere di rinnovare i tessuti della casa.

Un rumore che adoro è quello delle cataste di legna che scricchiolano, nel seccare. Come se tanti omini battessero stuzzicadenti sulla corteccia. È davvero un suono magico. Sfido io che una volta nascessero culti animisti.

Ieri sera ho giocato a scacchi con Ivan. E stanotte ho sognato che giocavo a una specie di scacchi con Silvia. Ma le pedine erano diverse. Ad esempio lei aveva tre ciccioni che mi mangiavano sempre una specie di cavaliere, o barone.

Ieri sera ho iniziato a leggere Il gattopardo.

giovedì, settembre 07, 2006

sogni e incubi

Non mi sembra abbia fatto pioggia. Ma non è proprio sereno. Come al solito, però, lo diventerà a metà mattinata.

Stanotte ho sognato che partecipavamo a una gita in un paese disabitato, un po' simile al punto in cui Ragusa Ibla si congiunge a Ragusa alta, con tutte quelle case vuote e quei vicoli silenziosi, nel primo pomeriggio. E ogni dove c'erano calabroni, bombi, api, vespe. Mi sono imposto di stare immobile, per non stuzzicarli, ed era molto difficile. Ma uno si è posato sul mio braccio e mi ha punto. Però, il pungiglione, che in realtà era una specie di fiala, una volta estratto, non si era piantato. E soprattutto, non si era rotto, espandendo così il veleno. Perché non faccio sogni normali, una volta ogni tanto?

A proposito di sogni, o incubi, ieri sera mi sono rivisto Mullholland Drive di David Lynch. È uscito il DVD in edicola (credo per il fatto che a Venezia hanno proiettato il suo ultimo film), così me lo sono comprato. Mi è piaciuto più della prima volta. Mi ricordo che al tempo della sua proiezione al Torino Film Festival, siccome allora ero ben preso dall'esame di Letteratura Inglese e dal relativo seminario sui poeti romantici, avevo trovato delle analogie con Coleridge. E ieri, proprio a inizio visione, mi è tornato in mente e mi sono chiesto come avessi potuto pensare una vaccata del genere. Invece, poi, man mano che il film andava avanti, ho finito per ricredermi, almeno in parte. In effetti, Lynch ha la stessa capacità di ricreare le dinamiche del sogno, il suo andamento per immagini, simboli, paralleli, assonanze. Basti pensare alla storia della scatola blu, la cui chiave rimanda all'altra chiave blu, quella di casa, un cubo dalle pareti blu, appunto. Un legame labile, traballante, incerto, forse falso, proprio come accade nei sogni. E il punto in cui Laura Elena Harring accompagna Naomi Watts lungo la scorciatoia del bosco, sembra tratto pari pari da Crystabel. Per il resto, ovviamente, le mie considerazioni erano pretestuose e dettate puramente dall'entusiasmo. Che bel film, però. Allucinanti la scena del colloquio coi due mafiosi italiani, quella del sogno dell'uomo nero, i due vecchietti che escono dalla scatola, l'idea di trovare il proprio cadavere, l'esibizione in playback della cantante al teatro "Silencio". Poi divertente, struggente, capace di toccare corde nascoste nell'animo dello spettatore. E, come rivela anche la Watts nelle interviste incluse tra gli extra, quella volontà di lasciare zone oscure che lo spettatore può riempire secondo la propria sensibilità... una delle cose che amo di più al cinema (vedi Kurosawa Kiyoshi... ovviamente). Bravissima, tra l'altro, Naomi Watts, per l'abilità con cui cambia personaggio. Ho sempre più voglia di rivedermi Twin Peaks.

mercoledì, settembre 06, 2006

colonne sonore per viaggi

Sì, fa nuvolo, ma il temporale? Qui è tutto così asciutto e polveroso...

Sto ascoltando The Black Light dei Calexico, e mi chiedo come ho fatto a dimenticarmi di portarmelo in Sicilia, per ascoltarlo in macchina, ideale colonna sonora per lunghi viaggi in paesaggi deserti. Me lo immagino sulla strada tra Agrigento e Caltanissetta...

ps: non mi sono scordato del resoconto.

passeggiare, sogni, libri

C'è aria di temporale.
Meno male.

Con la scusa che, con la storia dell'immondizia a domicilio, d'estate l'umido inizia a puzzare tremendamente, lo separiamo e lo portiamo alla vigna (che non è una vera vigna, ma noi la chiamiamo così). Questo mi ha dato l'opportunità di fare una passeggiata e di evitare così di ossidarmi davanti al computer. Di andarci in macchina, ora che Silvia lavora, non se ne parla, ma meglio così. Passeggiare, poi, mi dà l'occasione di pensare a piede libero, anche se con quella borsa di fichi marcescenti in mano il tutto assumeva le proporzioni di una via crucis per sfigati.
Pensavo a quando, da bambino, volevo fare il "casatore", perché credevo che il muratore facesse solo i muri, e io invece volevo fare un'intera casa. Dovevo possedere un certo spirito concreto, dato che, in quell'aula d'asilo, con i banchi posti a ferro di cavallo, io nell'angolo vicino alla finestra, non avevo risposto "l'astronauta". Più avanti ricordo di avere ancora cambiato idea in veterinario, scrittore, pittore. Comunque a forza di pensare sono arrivato al ciabot. Lì vicino c'è una signora che urla sempre. Urla di mattina, pomeriggio, sera, in casa, all'aperto, persino in macchina. Sembra il personaggio di un libro per bambini.
L'alveare dei calabroni è in costante aumento, mioddio. Forse aspetteremo l'inverno per farli fuori. Mi piacerebbe tenerlo. Vuoto, ovviamente, perché mi terrorizzano.

Stanotte ho fatto sogni angosciosi. Eravamo andati in vacanza a New York, e non trovavamo la strada perché ci eravamo imbucati all'Ikea, e poi in lunghi viali deserti. E io mi sentivo che, alle soglie dell'undici settembre, mi avrebbero sicuramente preso per un terrorista e arrestat, chissà perché. Poi ricordo un omicidio.

Ho finito I quattro cani di Pavlov di Paolo Nori. Molto carino, il racconto si sviluppa molto bene fino all'epilogo molto riuscito. Ora cosa inizio? Ci penserò su dopo cena.

martedì, settembre 05, 2006

nomi

Oggi faceva ancora più caldo di ieri. A dire il vero, in casa si sta bene. È fuori che c'è il sole forte. Solo la diversa luminosità tradisce l'arrivo di Settembre.

Faccio sempre più fatica a ricordarmi i nomi, le persone. Ieri sfogliavo la mia rubrica del cellulare. Ce l'ho da quattro anni, quindi si sono accumulati i nomi di svariate persone, e molte le ho dimenticate. Alessandro... Azzano... Chiara... Demezzo... Federico... Genio... Mari... chi sono? Alcuni a fatica li ricordo, ma questi... li ho conosciuti tanto tempo fa o semplicemente ho dei vuoti di memoria?
Mi viene in mente una bellissima canzone di Cat Power intitolata Names, che però non c'entra nulla.
Prometto che domani mi darò da fare con il resoconto sulla Sicilia.

lunedì, settembre 04, 2006

chiavi, aironi, fichi


E così l'estate non è finita. Ieri e oggi, di nuovo caldo.

Ho iniziato a scrivere della Sicilia, ma pubblicherò il resoconto solo una volta terminato. E vado a rilento. Ormai mi sono preso l'impegno, ma difficile trovarne il tempo e la voglia. Oggi, poi, ho già perso abbastanza tempo: mi sono chiuso fuori casa andando in cantina, e sono dovuto andare a piedi in ciabatte fino a casa dei miei a cercare una chiave. Ed è ancora andata bene, perché quando faceva più caldo capitava che girassi per la casa in boxer, o ancora coi pantaloni del pigiama, e sarei dovuto uscire così, non avendo con me il telefono.
Oggi ho riniziato a lavorare (il nuovo dizionario elettronico va che è una meraviglia), e lo stesso vale per Silvia che è ritornata a fare i suoi lunghi viaggi. Ma stasera le preparo una bella cenetta.
Ieri, quindi, è stato l'ultimo giorno di svago per entrambi, nonché l'ultimo giorno per sbrigare le cose qui a casa. Abbiamo fatto una passeggiata fino alle noci e abbiamo persino visto un airone nel rio Borbore, proprio in centro al paese. E poi alla sera a pattinare a Vascagliana, e lì abbiamo incontrato parecchi cani simpatici, tra i quali uno che sembrava avere le sopracciglia. E per finire, marmellata di fichi con alcuni (2kg) di quelli raccolti dal nonno di Silvia.
Ecco una foto dell'airone.

venerdì, settembre 01, 2006

tornato

Tornato dal calore della Sicilia, ora qui sembra autunno.

Prima di parlare della Sicilia, devo riordinare le idee... mi ci vorrà qualche giorno, credo.
Ieri sera siamo andati a sentire i Baustelle a Castagnole. Un buon concerto (ma era stato meglio quello di gennaio a Settimo Torinese), con una pessima acustica, purtroppo. Le canzoni venute meglio: La moda del lento, Il Corvo Joe, e La canzone del riformatorio.

venerdì, agosto 18, 2006

saluti e melanzane

Da queste parti ci sono sui 17 gradi di minima e 24 di massima, in questi giorni. In Sicilia le previsioni danno 22 di minima e 33 di massima.

Finalmente ho terminato tutti i lavori di agosto. È stata un po' una maratona, ma ora sono in vacanza. Effettivamente, ero un po' stanco.
E così domani si parte per la Sicilia... a giudicare dalle guide sembra tutto così bello. Ovvio, io sono talmente orso che l'idea di conoscere tutti questi parenti un po' mi terrorizza. Vorrei che non fosse così, ma lo è. Però da un lato sono contento. Alla fine sono sempre contento di aver conosciuto nuova gente. E poi l'idea di viaggiare verso le origini dei nonni di Silvia, e quindi di Silvia stessa, è troppo allettante. E per finire la cucina... salvo alcune cose, la cucina siciliana, con tutte quelle melanzane, è il sogno preferito del mio stomaco.

mercoledì, agosto 16, 2006

bisogna scriverle subito le cose

Non sembra nemmeno agosto, ma è l'ideale per lavorare... e poi tra pochi giorni sarò in Sicilia, quindi è bene caricarsi di un po' di freddo.

Il lavoro e tante altre cose mi hanno tenuto lontano dal blog in questi giorni. E se non scrivo subito quel che mi viene in mente, fatico poi ad articolarlo in un discorso minimamente organico. E poi, soprattutto, ho pochissima memoria... quindi, in pratica, tutto ciò che volevo scrivere in questi giorni è andato perduto. Pazienza. Buttiamo giù qualche pensiero sparso, e chissà che non ritrovi il filo.

Abbiamo raccolto tutte le patate, insieme a papà e al nonno di Silvia. Raccogliere patate è diverso dal raccogliere la frutta o la verdura. Sembra di andare a caccia di tesori, più che altro.

Ho sognato che prima di abitare in questo appartamento avevamo abitato per un breve periodo in un altro posto, più piccolo, più angusto, ma fondamentalmente molto simile a questo. Nel sogno mi chiedevo come avessi fatto a scordarmene.

Ho anche sognato una lunghissima festa, così lunga che al mattino mi sentivo quasi in diritto di alzarmi in ritardo per la spossatezza dei festeggiamenti. Non ricordo molto, tranne che Drago tirava fuori delle camicie da un comò per chiedermi un parere. Ne ricordo una a motivi bianchi e azzurri, una (orrenda) con un paesaggio tropicale, e un'altra (ancora più orrenda) con un enorme pappagallo.

In questi giorni ho un sacco di lavoro perché devo portarmi in anticipo per via della vacanza. Sabato partiamo per la Sicilia. La cosa mi mette in agitazione... guidare per strade sconosciute... conoscere i parenti di Silvia che non ho mai visto prima... e poi io non sono mai sceso più giù di Roma! Mi sono sempre vergognato di questa cosa. Voglio dire, conosco giapponesi che hanno visto più regioni d'Italia di me. Quindi sono contento. E poi sembra un posto bellissimo.

Un bel cd ascoltato: Come on, feel the Illinoise! di Sufjan Stevens.

Non ho ritrovato il filo, e non sono troppo ispirato, oggi.

lunedì, agosto 14, 2006

tapparelle resuscitate

Incredibile, ho i pantaloni lunghi.

Con le nostre sole forze, io e Silvia abbiamo sistemato la tapparella. Che bello.
(^______^)

tapparelle e interni scuri

Qui si continua con l'aria frizzante, chissà come farà in Sicilia, sabato?

Ieri sera è di nuovo crollata la tapparella dello studio. (T_________T)
La tapparella cadente fa parte di quel tipo di imprevisti che detesto. Mi mettono in crisi, mi scombinano la giornata (eh già, perché capitano sempre quando ho una montagna di lavoro e i miei punti di riferimento sono in vacanza), non ci dormo la notte. Mentre non dormivo ho escogitato un piano, cercando di riportare alla memoria quando Vaga me l'ha aggiustata l'ultima volta. Appena Silvia si alza, ci provo. Altrimenti dovrò chiamare mio nonno. Io non è che sia proprio pratico, di queste cose.

Ogni tanto mi tornano in mente ricordi remoti che prima chissà dove si erano infilati, giù nella memoria. Per esempio, ieri è riemerso il ricordo di Pinota, la madre di mio padrino, e un vago sapore di quando andavamo a trovarla, da bambini. Sapore di mobili e interni scuri, inghiottiti dalle ombre, pizzi e centrini, odori intensi... niente di più. Potrei anche confondermi.

domenica, agosto 13, 2006

dal giappone all'italia, film e libri

Brrr... stanotte avevo quasi freddo. Non mi lamento, anche perché per quest'inverno ho raccolto tanta legna.

Ieri sera ho rivisto Shara di Naomi Kawase. Un film splendido, il più bello e maturo di questa regista. Nei film della Kawase compare il Giappone delle viuzze dei centri abitati, dei minuscoli giardini, della grande calma e silenzio che contraddicono gli stereotipi che circolano su questo paese, una calma che permeava anche la via di Tokyo in cui stavamo noi. Quello che compare in Shara (che è ambientato, invece, a Nara) è il Giappone dei quartieri, delle riunioni di vicinato, del caldo d'estate e delle energiche festività estive, degli orticelli, di una spiritualità tutt'altro che zen, ma molto più umana, terrena, vigorosa, eppure onnipresente, dal tintinnio delle campane, alle piccole superstizioni, al rapporto con la natura. Un Giappone semplice e umile, quasi bloccato nel tempo (ma non certo arcaico), che è il Giappone che adoro.

Ho anche finito, dopo un periodo di pausa, di leggere Tutti i figli di Dio danzano di Haruki Murakami. Una bella raccolta di racconti, eccezion fatta per la storia del ranocchio, che non mi ha convinto in pieno, e che mi ricordava, a tratti, le parti meno riuscite di La fine del mondo e il paese delle meraviglie. Ieri sera, invece, ho iniziato I quattro cani di Pavlov di Paolo Nori, un autore che francamente non conoscevo (come non conosco la stragrande maggioranza degli scrittori contemporanei), e che ho scoperto grazie a Deandreide, il libro di racconti ispirati a canzoni di De André. Ho appena iniziato la lettura, ma devo dire che ieri sera faticavo a staccarmene. Poi, mi fa molto ridere.

P.S.: La falena è uscita di casa un paio di giorni fa.
P.P.S: Ieri questo blog ha compiuto un mese di vita.
P.P.P.S.: Chissà quanta gente lo legge, oltre ai miei familiari e ad Alice?

sabato, agosto 12, 2006

ciao, buongiorno, arrivederci

Si sta così bene, ma se penso all'inverno che arriverà tra qualche mese, già rimpiango l'afa.

L'altro giorno sono andato al mini-market dietro casa. Prima di me c'era una donna, credo marocchina. Lei entra, dice "ciao", la cassiera le risponde "ciao". Io dico "ciao", e la cassiera mi risponde "buongiorno". La scena si ripete pressoché identica uscendo. "ciao" "ciao", "ciao" "arrivederci". Quel ciao serviva ad avvicinare, o a distanziare?

giovedì, agosto 10, 2006

falene

Dopo la bella pioggia di ieri sera (niente a che fare con i temporali estivi, quella era pioggia d'autunno), stamattina il sereno.

Stanotte ho fatto strani sogni che ora non ricordo... a sforzarmi mi tornano in mente un coniglio, dei sentieri di campagna, il balcone di casa dei miei di sera, ma non ricordo qual era l'elemento strano.
Prima di andare a dormire, ho visto una falena enorme nel corridoio. Chissà dove sta dormendo ora, visto che le finestre erano tutte chiuse. Non esistono leggende secondo le quali le falene inducono i sogni, o si nutrono di essi? Se non esistono, credo dovrebbero.

mercoledì, agosto 09, 2006

vermi e soprannomi

Che dire? Si sta bene di giorno, con questa temperatura.

Stanotte ho fatto un altro dei miei sogni ripugnanti... stavamo mangiando pranzo quando io ricordo a Silvia che avevamo ancora dei vermi da mangiare (come se la cosa fosse normale). C'erano due lattine di vermi, una con vermicelli bianchi, e un altra con vermo grassi e violacei, della grandezza di un dito. Tutto si svolgeva come se in passato ne avessimo mangiati a bizzeffe e con gusto, ma a vederli facevano effettivamente ribrezzo. Però, se una volta mi piacevano... insomma, non volevo contraddire me stesso. Allora ne ho versati un po' di quelli bianchi nella pasta, ma faticavo a mangiare, e cercavo di pensare ad altro. Alla fine ne ho buttati parecchi. La scatola coi vermoni invece non l'ho toccata, e li ho portati direttamente alle tartarughe (che sicuramente, essendo sul balcone a un metro dal mio letto, mi influenzano i sogni, visto che compaiono una notte sì e una no). Ma i conti non tornavano, perché le tartarughe erano tre.

Stavo pensando a quanti soprannomi ho avuto nella mia vita, finora... vediamo... Mapomo mi chiamava mio nonno. Pilli, (non ridete) mia madre. Pipo, o anche Micky, mia sorella. Quasi sempre per nome o cognome a scuola, qualche rarissimo Giacu. Al liceo solo Berre e Rambo mi chiamavano Sand o Sandy-boy. A diciott'anni mi chiamavano Kahlùa, ma ora solo più i montatesi mi chiamano così. Molti amici di Canale mi chiamano da anni e ancora oggi Chosi, scritto anche Sciosi, o Siosi. Qualcuno di neo(n)eiga mi chiama Giakomon. Per un breve periodo sono stato anche "l'omino dei kairo", per Ali, Eli, Mauro. Non mi viene in mente altro.

lunedì, agosto 07, 2006

ricordi

Fresco, fresco, stanotte quasi freddo.

Ieri sera abbiamo visto un video sulla fiera del pesco girato nel '97 da Virginia, ovvero nove anni fa. L'avevo visto solo una volta, all'epoca, quindi era materiale vecchio di quasi un decennio, che veniva dissotterrato solo ora. In questo decennio sono successe parecchie cose... ho iniziato l'università, io e Silvia ci siamo messi insieme, ci siamo laureati, ci siamo sposati, abbiamo trovato un lavoro. Eh già, perché in quell'estate io avevo diciannove anni, e Silvia doveva ancora compierne diciassette. A pensarci, vengono i brividi. La cosa più fantastica di quel video è che riprende proprio la situazione in cui ci siamo conosciuti, e non so se è da tutti godere del privilegio di potersi rivedere allora, in quei giorni, in quello che, in un contesto decennale, pare un istante. Silvia aveva i capelli corti e la permanente, e io i capelli lunghi ed ero secchissimo (mi si vedevano tutte le vertebre e le costole). In generale, in quel video erano tutti più magri, tranne Giò, che era più cicciotto.
Le scene più belle da rivedere e più cariche di nostalgia sono quelle girate nella cucina del
"Punto" (il nostro primo anno da lavapiatti) e all'ex cinema Odeon, dove si teneva la mostra dei giovani artisti in cui esponevamo sia io che Silvia. Il Punto era diversissimo, più grezzo, meno professionale, con i soldi tenuti in uno scatolone e la cucina in legno e lamiera. Eh sì, ed era più bello, se mi perdonate la banalità e la retorica. Lo stesso vale per le feste in generale... sembrava di vedere un video di quarant'anni fa: ma è possibile che nell'arco di dieci anni si possa avvertire uno scarto tale da far sembrare allora tutto più fresco, più semplice, più genuino, meno costruito, meno artefatto, magari barotto ma mai pacchiano come ora? O è solo un'operazione dettata dalla nostalgia?
Per quanto riguarda la mostra dei giovani artisti, allestita ricreando una discarica all'interno del cinema e ospitante le più varie cose, dai lavori scolastici alle mie pretenziose sculture... saremmo stati anche degli illusi, un po' ridicoli nel nostro tentativo di voler fare chissà cosa e nel sentirci così fuori da ogni riga, ma col senno di ora, direi che eravamo tutti fantastici, e abbiamo fatto bene a fare ciò che sul momento ci sembrava bello fare, e che da allora, purtroppo, più nessuno ha fatto a Canale. I finti barboni col carrello della spesa e che dormivano sul bancone, televisori accesi, finti gatti randagi, bidoni dell'immondizia, tutto un cinema tappezzato di cartacce e immondizia, il muro che i visitatori potevano abbattere con una mazza, l'estemporanea notturna in cui si vede chiaramente quanto eravamo fuori di testa, ognuno che provava a far qualcosa, anche chi non aveva mai disegnato prima, mentre chi ha sempre disegnato dormiva, beveva, faceva danni o sprecava fogli, le scritte senza senso, la gente che ci criticava e quella che rideva di noi, Vaga che disegnava su un banco di scuola, seduto sulla tazza di un cesso in disuso. Se non avessimo fatto tutto ciò, non avremmo potuto guardarlo anni dopo con occhi critici, distanza, un sorriso, o semplicemente nostalgia. Cosa non si crea, mettendo in relazione il presente e il passato. Che emozioni. Che belli, i ricordi.

venerdì, agosto 04, 2006

insetti

Grandioso... l'afa è scomparsa, lasciando spazio a un cielo quasi di montagna e a temperature più che vivibili.

Stanotte, grazie al fresco, ho dormito. Oggi pomeriggio mi sono coricato un quarto d'ora e ho sognato un cane con gli occhi rossi, una scala che non riuscivo a percorrere in piedi, e un insetto delle dimensioni di una scarpa che mi sbatteva addosso.

Ho scoperto che nel ciabot, proprio sopra la vasca dell'acqua piovana, c'è un nido di calabroni. Gli insetti mi affascinano, ma allo stesso tempo ne sono terrorizzato, perché dominano lo spazio più di quanto possa fare io. Credo che ne starò lontano.

mercoledì, agosto 02, 2006

insonnia

Fresco e caldo si alternano, stanotte.

Che brutto non riuscire a dormire... e pensare che ieri sera ero parecchio stanco e mi sono coricato presto proprio per riposarmi in vista della mole di lavoro che mi aspetta nei prossimi giorni. E invece niente, mi sono svegliato dopo un'ora... ho aspettato e aspettato di addormentarmi... intanto saliva il nervoso... e poi sono venuto a lavorare. Uff... pazienza, tra poco ci riprovo...
Cos'è già che diceva il protagonista di Le conseguenze dell'amore, a proposito dell'insonnia?

martedì, agosto 01, 2006

offerte vantaggiose

Di nuovo il sole, di nuovo la sensazione di liquefarsi.

Tenere tutto il giorno il computer collegato a Internet, in questo posto sperduto non raggiunto dall'ADSL, fa sì che la gente mi odi un po', ma mi salva dagli operatori delle compagnie telefoniche, che continuano a chiamarmi a ripetizione per offrirmi proposte sempre più vantaggiose, tanto che quasi non mi arrivano più le bollette. Giuro che dopo questo non ne cambio più. Anche se, alla fine, mi lascio sempre convincere. Devo dire che scassano parecchio, ma in fondo fanno il loro lavoro.

masche e pantofole

Mattina, aria di temporale. Speriamo.

E con ieri sera, con la cena degli addetti alla cucina dell'Ostu der masche, sono finiti i dieci giorni di bagno nella comunità canalese, questo strano rito che ciclicamente coinvolge persone di età, personalità, provenienza, pensiero diversi. Rendo onore allo staff, citando, dimenticando, forse inventando, i lavoratori della cucina, infaticabili, surreali, chiassosi, nobilitati dall'impegno e abbrutiti dal vino. Partendo dal fondo, vale a dire, dai lavapiatti: monte, emanuele, totò, giulia, nadia, lidia, ale, gigi, ivan, angiola, lulli, cristian, enrica, lollo, giacomo, piersimo, agnese, dario, jeff, drago, chiara, omar, rabin, italo, daniele, giò, vaga, faina, michela, beatrice, annamaria, chiaretta, elisa, celeste, giulietta, la gambona, ezio, diego... poi, più ci si allontana dall'angolo lavapiatti meno so o ricordo i nomi quindi mi fermo qui.
Stasera una meritata serata pantofolaia, nella quiete (gelateria permettendo) di casa.

domenica, luglio 30, 2006

la guerra è finita

C'è il sole in piazza, ma quando stamattina mi sono svegliato per la prima volta, c'era la frescura, il prato, e invece di un soffitto, un albero.
A ritroso: Siamo tornati giù a piedi dalla gran madre, raccogliendo more dai rovi lungo i muri in rovina, per colazione. Il paese era deserto, più antico visto dallo scorcio della torre e del mini-market senza tempo di Lino Palma, chiuso in una bolla di silenzio rotto appena dal battito d'ali delle tortore, francamente mai sentito prima. Erano le sette e mezza, ed era giorno da poco. Ma c'era il cielo stellato mentre salivamo la strada di campagna insieme a Ivan, per poi trovare tutto il popolo notturno dei sabati della Gran Madre su dalla chiesetta in campagna. Ma esausti ci siamo addormentati quasi immediatamente sull'erba. Tornavamo dalle notti rosa (notti rosa?) in Piazza Italia, a festeggiare e ballare insieme agli amici della cucina, viaggiare su carrelli della spesa, imbrattarci e imbrattare con la cioccolata dei dolci, portata su con una ciotola su da via Roma mentre lavapiatti, camerieri e secondi portavano Michela come si fa con la spesa, e io incontravo due ragazzi giapponesi. E avevamo finito di lavorare all'una, dopo un'incursione clandestina e improbabile nella deserta pista del liscio e mille piatti da lavare e bicchieri da asciugare. Una serata movimentata, piena di gente da salutare, incontrare, rivedere; una serata esauritasi ora, nel primo pomeriggio, risvegliati, rigenerati, di ritorno da una lunga e gratificante battaglia che odora di cioccolato fondente.

venerdì, luglio 28, 2006

kami e piatti


Un temporale!
Le tartarughe prendono il fresco, e quella fetta di zucchino tondo sembra una foglia di ninfea. Io faccio lo stesso, e intanto si lavora.

Ieri ho tagliato la cima di un'anguria, ed è uscito fuori un cuore. Mi piace scoprire simboli e figure negli oggetti e nella natura. Coincidenze che mi danno la sensazione di un animismo di fondo che tocca ogni cosa, ma che noi scopriamo solo quando, per puro caso, l'anima degli oggetti assume convenzioni umane. Mi sembra di credere ai kami dello shintoismo, insomma.

Intanto prosegue la settimana dei lavapiatti. Divertente, quest'anno, tutto sommato. Nel corso degli anni è cambiata un po' la fauna, specie per quanto riguarda i camerieri (ricordo Tully, André, Giusi, le Gemme...), ora sostituiti quasi tutti da un esercito di ragazzine. Per il resto, vecchie e nuove conoscenze con le quali i lavapiatti interagiscono con il loro fiero e surreale lirismo... be', forse detto così è un po' esagerato, diciamo che proseguono le nostre selezioni per il miglior cameriere/a (per ora Faina e Vaga in testa).

Tra le ultime scoperte, davvero non male Songs the animals taught us dei Roommate. Alla fine, in ogni salsa, cado sempre nel folk.

giovedì, luglio 27, 2006

pesche avariate

Dormire con la finestra spalancata comporta cose tipo rumori di trattori, martelli pneumatici, pullman, e luci indesiderate. Ma stanco com'ero avrei dormito anche sui ricci, e stanotto ho addirittura avuto fresco.
Ieri niente piatti: una sera di dovuto riposo per rigenerarsi. Abbiamo fatto un picnic al "ciabot" di Milly con lui, Dani, le bimbe, Giuppy e Nadia, Ivan, Roby e Enza, Conny. Carino, divertente. Poi siamo scesi in paese per dare un'occhiata alla novità più aberrante della fiera del pesco new-style... l'elezione di Miss Fiera del Pesco.
Queste cose mi fanno diventare brontolone, moralista, integralista. Non so qual è l'aggettivo più corretto per descrivere una simile pagliacciata... forse deprimente? Vedere ragazzine giovanissime (si arrivava sino ai quattordici anni o - spero di aver capito male - ai dodici) sfilare con atteggiamenti prestabiliti, preconfezionati, fintamente e più o meno riuscitamente sensuali, di fronte a una giuria di quasi soli uomini maturi quando non stagionati, non può che essere deprimente. E una di quelle abominevoli presentatrici dalla voce impostata (ma non esiste più la "o" aperta? dove siamo, in Islanda?), dalle frasi fatte che si ripetevano ciclicamente, dall'umorismo di una scarpiera, un personaggio che sembra quasi pescato dalla folle borghesia felliniana, una di quelle persone che vorresti mandare nello spazio, su un qualsiasi asteroide purché lontano da qua. E quando le "miss" aprivano bocca... "gne gne gne gne gne gne gne gne gne gne gne" direbbe Giorgio Conte. Cosa vuoi fare da grande? L'indossatrice, la cantante, la fotomodella, l'attrice, l'indossatrice, la cantante, la fotomodella, l'attrice... a ripetizione.
È uno dei frutti di anni di becero berlusconismo?


Ieri sera mi sono tagliato i capelle... così.




No, scherzo, poi ho tagliato tutto. Ora la notte e il giorno si respira.

martedì, luglio 25, 2006

ore silenziose

Potessi mettere un letto in mezzo alla piazza... fuori si sta bene, dentro ancora si muore.

Non riesco a dormire. Odio questi momenti. Tanto vale lavorare. Certo che... almeno fossi andato a dormire presto, invece così sarò uno straccio. Alla fine, tra una cosa e l'altra siamo tornati alle due. È bello poter tornare a casa a piedi... passando da piazza della chiesa ci siamo arrampicati sul monumento, che è liscio, comodo, tiepido, di pietra silenziosa come eravamo silenziosi noi e tutta la piazza. Poi ovviamente, abbiamo incontrato il solito sciroccato, perché li becchiamo tutti noi, e abbiamo parlato un po'.

lunedì, luglio 24, 2006

dischi e piatti

Oggi l'afa è davvero insopportabile. In questi giorni lavoro a fatica, e sono un sudore umano.

Pensieri sparsi:

L'ultimo album di Cat Power è bello, ma non all'altezza. Oggi mi ha sollecitato un ascolto dei miei preferiti, You're free e The covers record. Anche Moon Pix è bellissimo. Tra tutti gli autori che ho scoperto nell'ultimo anno, Cat Power è quella che ho assimilato meglio, che è entrata con maggiore decisione nell'Olimpo dei preferiti. La musica che piace a me... senza fronzoli, senza virtuosismi, puro impatto emotivo. Stupende le sue versioni di canzoni di Michael Hurley, The Werewolf e Troubled Waters.

Stasera forse faremo un salto a lavare i piatti... Silvia arriva tardi, ma da domani è in vacanza.
Io invece ho un sacco di lavoro... uff... uff...

Sabato il lavaggio piatti è andato più che bene. La nuova cucina era comoda, e la gente più o meno la solita. Il punto, la vineria, a casa di Giacomo (dove ci siamo addormentati addentando una patatina e senza arrivare fino alle costine)... alla fine siamo tornati a casa che erano le sette. Ma camminare a quell'ora la domenica mattina, con le strade deserto e un fresco paradisiaco, è stata una bella esperienza.

Continuo a fare sogni assurdi sulle tartarughe. Questa notte ho sognato che spiavo all'interno del guscio, che sembrava molto più spazioso di quello che mi sarei aspettato, e vedevo i cadaveri di altre tartarughe "sgusciate"... come se la testa che fuoriusciva dal guscio, la vera tartaruga, altro non fosse che l'unica sopravvissuta di una specie di lotta per la sopravvivenza che si giocava all'interno del guscio: solo una delle tante piccole tartarughe nude che nascevano all'interno del guscio sopravviveva. E le altre morivano lì, con il capo alzato, nel vano tentativo di mettere il becco fuori.

sabato, luglio 22, 2006

piatti e sfere

Fa caldo, ma se mi tolgo la maglietta mi viene mal di schiena, perché stanotte ho dormito scoperto con la finestra aperta. Oddio, sto invecchiando?

Pensieri sparsi:

Mi sono perso un concerto di Marianne Faithful in Italia (ARGH)

Perché quando sono solo a casa per due-tre giorni aspetto sempre all'ultimo momento per lavare tutti i piatti? Quel cumulo di piatti, specie d'estate, assume un'aria triste. Non mi stupirei se dopo un po' iniziassero a marcire. Eppure lo so che farei prima a lavarli di volta in volta.

Ieri sera siamo andati con Ivan a Scaparone, dove, nel cortile di una cascina-ristorante stupenda suonavano musiche tradizionali franco-provenzali. Ci siamo anche seduti nell'erba lì vicino. Una nuvola cancellava una stella del carro. Negli spazi aperti percepisci di vivere in una sfera. Meli di notte. Rane che gracidano lontanissime, quasi nello spazio. Caldo anche di sera.

Oggi inizia la Fiera del Pesco a Canale. Anche se ormai di peschi qui se ne vedono ben pochi, rimpiazzati da vigneti e vigneti. A questa fiera non c'è mai niente di interessante, tutto è pervaso da quella "estetica anestetica" che i Baustelle cantano ne I provinciali. L'unico posto divertente, per noi, ormai da anni e chissà se ancora, sono le cucine del ristorantino messo su dal comune ogni anno per l'occasione (di qualsiasi fazione si tratti). Io e Silvia siamo lavapiatti storici (8 anni?). I lavapiatti stanno al fondo della cucina, sono quelli con meno responsabilità, solo lavoro manuale, stancante specie dopo un paio di bicchieri di rosso in quel caldo allucinante, stressante nelle ore di punta quando mancano i bicchieri, ma in fondo ci piace credere di rappresentare una zona anarchica e fiera. Non che le altri componenti della cucina siano più serie, anzi. Chissà se è ancora così? Forse no. Quest'anno credo che faremo solo tre-quattro sere al massimo, tanto ci rimpiazzano già le nuove leve.

giovedì, luglio 20, 2006

20th century boys

È sera, ma fa più caldo di ieri, più caldo di stamattina, ma più fresco di oggi. Aprirei la tenda, ma non mi piace che tutta la clientela della gelateria mi veda, di spalle per giunta, da qui sotto. Pazienza.
Niente di particolarmente rilevante, in questa giornata. Dormito poco, alzato presto, lavorato, mangiato con mamma, i nonni, e zio Dorino, tornato a casa, pisolino, guardato il TG3, la fine dei Griffin, lavorato, andato alla vigna, zappato via l'erba, raccolto zucchini e il primo pomodoro, tornato a casa in bici (la meritata fresca discesa in bici, dopo l'estenuante salita), doccia, mangiato.

Mangiando, ho divorato il quinto volume di 20th Century Boys, il manga di Naoki Urasawa. Avevo già letto Monster di Urasawa, e mi era piaciuto. Ma questo è pure meglio. Spiccano con maggiore evidenza quelli che sono i maggiori pregi dell'autore... un tratto splendido ed espressivo, capace di rendere bello qualunque volto, dalle protagoniste più carine, ai goffi ciccioni, ai vecchi barboni, ai duri, ai bimbi sporchi, ai malviventi e ai travestiti di Kabuki-cho. E poi una formidabile capacità narrativa, arricchita da un grande amore per le digressioni e per le storie dei singoli che compongono il grande affresco dipinto dall'autore. Amore che fa coppia con uno smisurato affetto per i propri personaggi, quasi fin troppo perfetti nel loro essere imperfetti (la stesa imperfetta perfezione del dottor Tenma di Monster, ma qui resa meglio, a mio parere), ma come non amarli tutti? Ottimo manga, scritto col cuore.

mercoledì, luglio 19, 2006

campane, patate, e sogni

frescura:
tra qui e la campana,
i rintocchi (Yosa Buson)

Sembra ricordarmi: per quante ore durerà ancora?

Ieri ho raccolto le mie prime patate... difficile da spiegare a parole, ma è stata una grande emozione infilare le mani nella terra e cercarle.

Stanotte ho fatto diversi sogni. Forse perché, avendo provato a lasciare la finestra aperta, sono filtrati più rumori, e quindi più impulsi. Ricordo infatti di aver sognato qualcuno che sentiva le campane. Silvia invece le ha sentite davvero le terribili campane delle 7, e quindi si è svegliata. Io, fortunatamente, le ho introiettate nel sogno. Poi lei ha svegliato me chiudendo la finestra, però. Ho anche sognato che camminavamo, io e lei, sotto i portici di una città imprecisata. Io mi fermo a un'edicola per guardare i DVD usciti, Silvia intanto si mette a parlare con un vecchio spazzino barbuto, con la faccia vagamente da maniaco. Questi le chiede di aiutarlo a spazzare, ma io le dico che abbiamo fretta, e che ci vorrebbe troppo tempo, e che il comune dovrebbe assumere altri spazzini, se questo non ce la fa da solo. Più avanti c'è una fiera di paese, e lì scopriamo che in realtà lo spazzino era Babbo Natale. Voleva provare la nostra generosità? Babbo Natale?

Ho anche sognato che aiutavamo Mimmo e Serena a tagliare la legna, e che una montagna di legna, sulla quale cresceva uno strano muschio bianco, creava un effetto insolito, mai visto, come i boschi di La principessa Mononoke, o qualche strano, nuovo animale-vegetale.
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