lunedì, settembre 11, 2006

masche, montagne

Tempo incerto... ma come al solito non piove. Le giornate però si accorciano sensibilmente.

Questo fine settimana, io e Silvia siamo andati a Valdieri per vedere la festa delle "masche", di cui mi avevano parlato i miei. Sin da bambino ho sempre avuto una passione per queste cose. Ricordo ancora che, durante la Fiera del Pesco di tanti anni fa, uno dei borghi aveva preparato un carro allegorico che aveva come tema proprio due masche locali. Mi ero proprio innamorato di quel carro. Avessi assistito a una manifestazione del genere allora, probabilmente avrei chiesto di prendere la residenza a Valdieri.
La festa si teneva sabato, ma io e Silvia siamo già partiti venerdì sera per passarci l'intero fine settimana nella tranquillità della montagna. Nel pomeriggio di sabato, dopo aver comprato i formaggi nel caseificio dopo il bivio per Entracque, siamo andati a fare una passeggiata su dalla "Corda", un sentiero accompagnato da un rigagnolo che scorre tra i boschi. Tornando, abbiamo seguito una grossa foglia nel suo scorrere lungo la corrente, per poi abbandonarla al proprio destino. Che dire? Si stava decisamente bene.

Per la sera, alla fine, sono riusciti a venire solo Mauro e Riky da Cuneo, e poi Ivan da Canale. La cosa più bella della festa era che dava la netta sensazione che vi partecipasse tutta la comunità di Valdieri. Dai più giovani agli anziani, tutti vestiti da "masche" o "servan", oppure altre figure spaventose passate e recenti. E poi ogni abitazione metteva del suo, con addobbi e fantocci di diverso stile che rimandavano tutti al medesimo tema. All'interno di alcuni portoni si svolgevano rappresentazioni, come quella di un funerale simpaticamente blasfemo. In altri erano state allestite scene con manichini dal sapore gotico. E poi ragni, serpenti, ragnatele, lumini, teschi, fiaccole, pipistrelli ogni dove. E soprattutto, non mi sono mai accorto che Valdieri avesse tante viuzze, case, angoli, cancelli, aperture. Molto carino da passeggiare, magari evitando le lunghe code ai banchetti del cibo, per lo più costituito da dolci.

Il pomeriggio seguente, invece, si è deciso con Ivan di fare una passeggiata in montagna. Abbiamo optato per il Piano del Rasur, dalle parti di S. Giacomo d'Entracque, in quanto il tempo stringeva, e si trattava di passeggiata poco impegnativa. Da bambino, quando mio padre ci portava (o meglio, ci trascinava) nelle più svariate escursioni, ci sarò passato più di una volta. Se non altro per andare al Lago del Vej del Bouc e al rifugio Pagarì, che ricordo ancora. La passione per la montagna di mio padre si è tradotta, per me, in un decennale rifiuto che negli ultimi tempi si è tradotto in lieve nostalgia. Comprendevo la passione di mio padre, ma le levatacce, i viaggi in macchina (che pativo), e la fatica, hanno fatto sì che l'amore per la montagna non attecchisse in me. Ma ora, dopo un po' di anni, mi è venuta la curiosità di rivedere quei luoghi, rimasti lì immutati e intatti dopo tanto tempo.
Inoltre, in questo caso si trattava di una camminata di appena tre quarti d'ora, quindi era un ritorno più che accessibile. E, in effetti, la visione del Piano appena svoltato l'angolo, vale la pena. Anche a Silvia e a Ivan è piaciuto. Silvia, poi, era contenta anche solo per il fatto di aver visto un po' di animali (un ramarro grasso e lucente, tante mucche, una marmotta solo udita), e diverse specie di piante e fiori. Un bagno ai piedi nel torrente, e poi tutti a casa.

Nessun commento:

Locations of visitors to this page