giovedì, maggio 31, 2007

fotografie

Meglio rimettersi la tuta. Oggi ho visto due corvi sotto la pioggia, sul filo della luce che correva su un campo di grano.

A questo punto, ecco la fantastica foto di Silvia con la corona di salamini (insieme a Francy)... era il 1998 (il primo portè disnè insieme, che emozione!) e quindi Silvia aveva... quasi diciott'anni. Silvia è uno spasso, quando ride in quel modo. Le foto del portè disnè sono, di anno in anno, molto simili, ma quelle del primo anno insieme sono speciali. Proprio in questi giorni ho raccolto diverse foto sparse in un grosso album, e ieri sera le sfogliavamo... io amo davvero molto le foto, ma praticamente solo quelle che ritraggono delle persone, o al massimo dei luoghi che cambiano. Un monumento non mi interessa, perché so che tanto resterà così finché io campo. Poi è bello quando lasci le foto a stagionare, le ripeschi anni dopo, e vedi e rivedi le persone, che non sono più quelle di allora. Oppure lo sono, dipende.

Stanotte ho sognato che degli ingegneri costruivano un bar per tamarri sul fondo della "vigna", dove abbiamo fatto l'orto, ovvero una preziosa oasi di tranquillità. Mi sentivo abbattuto, frustrato, arrabbiato.

Stavo pensando a una battuta di Big Fish di Tim Burton, una classica storia americana di padre e figlio raccontata con il solito genio e fantasia del regista (di cui, tra l'altro, di recente ho finalmente visto il carinissimo corto di animazione Vincent, sul bambino cupo che sognava di essere Vincent Price... tenerissimo!).
Comunque, a un certo punto il padre dice al figlio (che a sua volta sta per avere un bambino) che nonostante tutti gli sforzi da parte dei padri affinché i figli vengano come vogliono loro, i figli vengono bene lo stesso.

mercoledì, maggio 30, 2007

portare pranzo

Il tempo sembra tornato indietro, ma poco alla volta sta ritornando maggio. Io sono fiacco.

Ogni promessa è debito, ed ecco qui la gloriosa foto del portè disnè 2002 (o 2003)... non ricordavo che la maglietta con scritto "Singapore" rientrasse tra le mie divise del portè disnè、 che, ricordo, è una passeggiata tra le colline che separano Canale, da Montà, il paese vicino. Ogni anno è (o sembra...) più lunga, si cammina, si mangia, si beve vino rosso sotto il sole cocente... ed è maggio. Esiste qualcosa di meglio?

Quanto sono fesso...

Comunque, prima o poi, potrei anche decidermi a postare una foto di un'edizione precedente, che riprendeva Silvia con una coroncina di salamini in testa... devo solo trovarla...
Stasera ultima sera del corso pre-parto. E mancano ormai tre settimane, o poco più. Mi ci vedete in giro con un passeggino? A comprare pannolini? A farmi il portè disnè con in braccio la bestiolina?

lunedì, maggio 28, 2007

malinconia e il gusto delle cose prive di senso

Oggi non era la stessa pioggia dei giorni scorsi. Oggi era una fredda giornata di marzo.

Ecco, questo tempo mi mette il grigiore e la malinconia addosso, e ora mi ritrovo ad ascoltare uno degli album più cupi che ho, ovvero Maaaet dei finlandesi Tenhi (un disco molto bello, tra l'altro). Da un lato lavorare mi aiuta a scacciare tutti i pensieri più negativi (questioni organizzative, finanziarie, spirituali e di coscienza), dall'altro la musica mi aiuta ad accompagnarli.

p.s.: Ieri ho detto che siamo andati per undici anni al Porté Disné... ma non ho specificato che ci siamo sempre andati da portoghesi, portandoci noi da mangiare e da bere (e scroccando il resto), senza pagare le cifre un tempo più o meno modeste e diventate di anno in anno sempre più alte fino a raggiungere l'esorbitante prezzo di 33 euro (per una scampagnata? mangiando in piedi? senza la sicurezza che non piova? con pietanze tutto sommato modeste?). Noi comunque non abbiamo mai sborsato un soldo, anzi, forse eravamo tra gli indigeni che, nelle loro manifestazioni di ubriachezza, rovinavano un po' quella che alla fine era un evento atto a pubblicizzare i vini locali per chi veniva da fuori. Certo, qualcuno potrebbe ribattere che se non partecipavamo veramente all'evento, avremmo potuto benissimo fare la stessa cosa per conto nostro un qualsiasi giorno dell'anno. Ma era bello perché c'era tanta gente... anche se poi, partendo sempre all'ultimo e fermandoci ogni secondo, eravamo sempre soli comunque. Ma soprattutto, vuoi mettere la bellezza di fare una cosa priva di senso e per lo più on the wrong side of the road?
Se ricevo almeno dieci commenti di richiesta, posto una foto di me nella mia classica divisa da Porté Disné (autoprodotta), con tanto di bandiera (autoprodotta) e aria trionfante.

domenica, maggio 27, 2007

pioggia e culla

Piove, come spesso fa in questi giorni. E con questa pioggia The Heart of Saturday Night di Tom Waits ci sta davvero benissimo.

Riprendendo quanto scritto qui sopra, ci sono album che sembrano proprio pensati per determinati momenti. Non ascolto molto spesso questo album di Waits, perché preferisco i dischi da Swordfishtrombones in avanti, però ora, con questa pioggia, con il caffè che sto per bere, con il fatto che è domenica e devo lavorare qui al computer... insomma, è la colonna sonora ideale.

Oggi c'era il Portè Disné, l'annuale scampagnata, mangiata e (soprattutto) sbevazzata dell'ultima domenica di maggio che da ormai undici anni (questo sarebbe stato il dodicesimo, fate un po' il conto voi) era diventata un po' il mio Natale spirituale... e quest'anno non ci sono andato, perché per Silvia sarebbe stata troppo pesante e poi perché tanto dovevo lavorare. E tu guarda, piove.
Sono un po' uno straccio, ieri sera ho lavorato fino all'una, era sabato sera e avevo pure il mal di testa. Poi questo manga che sto traducendo è tanto bello quanto diabolico, mi riduce la mente a un colabrodo, e mi trasformo in una specie di zombie... a sto punto, anche se fossi uscito, non so quanto sarei stato di compagnia. Ma pazienza, mi basta solo di avere un weekend per sfogarmi, prima o poi. Forza che per Pipì bisogna lavorare! E quel che fa il babbo è sempre ben fatto, come diceva una storiella che mia madre mi raccontava da piccolo.

Ed ecco, a grande richiesta, la foto della culla. Non è bellissima?

venerdì, maggio 25, 2007

temporale estivo

C'è un bellissimo grigio tipico dei temporali estivi, che ha spazzato via l'afa di poche ore fa. Ascolto la colonna sonora di Amelie, di Yann Tiersen.

In realtà scrivo questo post solo per annotare questo tempo fantastico, ma ne approfitto per dire che la settimana scorsa abbiamo recintato lo stagnetto a casa dei miei per metterci le tartarughe (e perché Pipì non ci cada dentro), e si sono ambientate benissimo. Tutta un'altra cosa, rispetto a una misera bacinella di 60x30...

E poi per dire che ho inserito quel simpatico riquadro sulla sinistra, che in teoria dovrebbe visualizzare la provenienza degli accessi al blog... anche se credo che non avrò grosse sorprese...

Continuo Gomorra e devo dire che è davvero un bel libro... agghiacciante a tratti.

Continuo a dimenticarmi di inserire l'immagine della culla... ma giuro che domani lo faccio!

Sono sommerso di lavoro... prima sembravo un cadavere, ma questo tempo mi ha salvato.

E con questo passo e chiudo.

giovedì, maggio 24, 2007

Considerazioni e pubblicità

Mi sono alzato alle sette e, fino a quando non si è svegliata Silvia, ho lavorato col pigiama estivo, ed era definitivamente estate.

Le mie considerazioni sul tempo sfigurano decisamente, dopo un haiku di Bashou (lo traslittero così perché qui non trovo la o lunga).
Stamattina pensavo al fatto, che al momento della nascita, per un tempo non necessariamente brevissimo, Pipì sarà la persona più giovane di Canale (magari anche per un paio di giorni o più - non conosco il tasso di natalità di Canale). E in teoria, per una minima frazione di secondo dovrebbe essere anche l'individuo più giovane del mondo.
Lo stesso discorso non vale al contrario. Non tutti (anzi, molto pochi) possono essere, per un momento, le persone più vecchie del mondo.

E ora... un po' di pubblicità:
il mio libro è uscito finalmente nelle librerie ed eccolo a questo indirizzo su Internet Book Shop:

mercoledì, maggio 23, 2007

caffè e appendici umane

un guscio
di cicala, svuotatasi
nel canto (Matsuo Bashou)

Tanto per cambiare, ho fatto il caffè nella piccola e vecchissima napoletana che teniamo qui più che altro per ornamento. L'altra, quella grande, qualche volta l'abbiamo usata, ma questa mai, quindi non so bene come verrà... però tanto oggi non mi sono svegliato con grandi aspettative sul caffè. Ora sta scendendo giù, quindi si vedrà poi com'è venuto. Fuori le rondini che vivono (credo) tra i mattoni della chiesa di S. Bernardino, cantano un sacco. Io le rondini le associo immediatamente alla mia infanzia, quindi immagino che in tutto questo tempo si fossero prese una vacanza. Ieri era il 22, ovvero la data presunta del parto. Eh sì, tra un mese o poco più avrò tra le braccia il frugoletto. Silvia mi raccontava tutte le cose che le hanno spiegato al corso pre-parto, e ho sentito un misto tra groppo alla gola, eccitazione isterica e slittamento di terra sotto i piedi. Mi ha anche avvisato di quale sarà il mio ruolo: io dovrò, subito dopo il parto, cercare il borsone di Silvia e prendere il necessario per vestirlo. Credo di potercela fare, anche perché ovviamente Silvia mi metterà tutto il primo cambio in una busta con un bel biglietto con su una GRANDE scritta che mi indichi cosa prendere. Porterò il tutto alla vigilatrice d'infanzia, che mi darà in braccio il frugoletto, e sarà fatta. Ci vedo una punta di sarcasmo, nell'affidare al padre un ruolo del genere mentre la madre deve dare alla luce una persona tra le pene dell'inferno. Effettivamente, questi corsi pre-parto sembrano anche studiati per vendicarsi sugli uomini e farli sentire esserini inutili. L'altra sera sembravamo tante piccole e risibili appendici delle nostre compagne, ben più padrone della situazione. D'altronde, è un po' sempre così, anche in natura, no?
Comunque sia, vedrò di portare a termine la mia missione al meglio!
Ora vediamo un po' com'è il caffè... ok, fa un po' pettare, da domani si ritorna alla solita caffettiera.

martedì, maggio 22, 2007

lincoln vs confucio

Cielo un po' coperto e accenni d'afa, ma in casa si sta ancora bene... si vede che le mura stanno ancora trattenendo l'umidità dell'inverno.

So che sto trascurando il blog, ma è che ho la testa impegnata da troppe cose... lavoro... come avere una previdenza sociale... banca... assicurazioni... insomma, tutte cose che preferirei non dover fare.
Però ora mi è venuta una delle mie massime storiche, una di quelle frasi che idealmente stanno scolpite in caratteri cubitali nel marmo di Carrara, sull'ingresso di casa mia. Ovvero quella che dice grossomodo: "meglio restare zitti e lasciare che gli altri si chiedano se sei stupido, che parlare e darne la certezza".
Ora mi chiedo, è un aforisma di Confucio o di Lincoln? Perché mi sembra che qualche fonte la attribuisca al primo, mentre altre riportano che appartiene al secondo. Be', se uno dei due ha copiato, sicuramente è Lincoln, ma non si sa mai...
Attendo risposte e delucidazioni!


domenica, maggio 20, 2007

culla e nuova veste

Come prima, ma un poco più nuvolo e ventilato.

Come vedete ho aggiornato un po' la veste grafica del blog, con una foto scattata in Giappone (nel quartiere di Harajuku, a Tokyo) nell'inverno del 2002. Era l'unica foto che rimandasse al tempo. A suo tempo mi chiesi perché l'avessi scattata, dopotutto. E si vede che l'avevo scattata per questo blog. Un ombrello appeso a una ringhiera in una giornata serena richiama alla mente il tempo che cambia all'improvviso, dopotutto.
Poco fa i genitori di Silvia ci hanno portato la culla da loro costruita... tutta rossa e bianca, è diventata davvero carina. Ora è lì in stanza, così potremo abituarci alla sua presenza.

settanta?

Tempo di maggio.

Ieri mattina sono stato svegliato dai rintocchi delle sette. Potrebbe anche trattarsi di un sogno, ma sono quasi certo di essermi messo a contarli e di averne contati sessantotto circa. Magari settanta. Dieci per ogni ora? Non è un po' troppo?
Comunque, ho sognato che trovavo un pipistrello con il pelo grigio chiaro, la faccia da topo e gli occhi rossi, in camera da letto. Lo prendevo in mano e lo portavo in bagno. Lui volava via dalla finestra e si costruiva una casetta sul cornicione.

giovedì, maggio 17, 2007

fantasmi e alberi

Tempo così così. Fa più freddo, rispetto alla settimana scorsa.

Faccio una pausa sui ricordi e mi soffermo sui sogni di stanotte: mi trovavo nel cortile di una casa che assomigliava a quella casa dei genitori di Silvia. Faccio per entrare dalla porta, ma guardando nello spioncino, vedo che dentro (lo spioncino dava sull'interno, non sull'esterno) c'è il miagolante bambino-fantasma del film Juon di Shimizu Takashi. Mi sposto allora alla finestra, e lì c'è una donna, che ogni tanto è Kayako, la madre-fantasma dello stesso film, ogni tanto Sadako, il fantasma di Ring, e ogni tanto una ragazzina che mi sembrava un po' una delle bambine di Shining. La finestra era aperta, ma eravamo separati dall'inferriata. Poi non eravamo più al piano terra, ma al primo piano, e io ero appeso in qualche modo al davanzale esterno. All'inizio ho cercato di colpirle (con una racchetta da ping-pong?) un braccio dopo averle trascinato la mano fuori dalle sbarre, ma poi abbiamo iniziato a conversare. Sul davanzale c'erano due specchi, e lei voleva che mi guardassi riflesso. Stando alle sue parole, avrei dovuto vedere me stesso da vecchio, ma io continuavo a vedermi esattamente come ora. Forse perché ero all'esterno? Allora ho provato a infilarmi tra le sbarre, per guardarmi da dentro.
Poi ho visto che in casa c'era la culla con Pipì... volevo entrare a guardarlo, ma ho fatto il giro della stanza e mi sono ritrovato fuori. Non capivo come potesse essere successo, forse perché mi ero messo a rincorrere il fantasma. Ho deciso di riprovare ad andare verso la culla, ma poi dev'essere finito il sogno.

A parte questo, ieri sera siamo andati all'incontro con la pediatra, al corso pre-parto. In una delle sale d'aspetto dell'ospedale c'erano alcuni anziani, tra cui un omone massiccio che tossiva pesantemente, e ho pensato alla paradossalità della cosa... al fatto che un giorno Pipì sarà anziano, e l'avrà partorito la Silvia giovane e bella di adesso. Così m'è venuta in mente la canzone Diavolo Rosso di Paolo Conte, che inizia recitando:

"...
Quelle bambine bionde
con quegli anellini alle orecchie
tutte spose che partoriranno
uomini grossi come alberi..."

lunedì, maggio 14, 2007

infanzia - caval donato

Tempo incerto tra nuvole e sole.

Ieri ho detto che avrei cercato di ricordare alcuni avvenimenti cruciali della mia vita, ovvero della mia infanzia. Si tratta di eventi che in qualche modo hanno cambiato il mio modo di vedere le cose Per ora me ne sono venuti in mente almeno tre.
Il primo riguarda mio nonno. Quando ero piccolo, mio nonno, che è sempre stato un po' l'eroe della mia infanzia, andava ogni anno alle terme di Montecatini. Io Montecatini non avevo proprio idea di dove fosse, per me era una sorta di luogo mitico il cui immaginario dentro di me era veicolato soltanto dalla fotografia stampata sulla confezione delle celebri (e buonissime) cialde che mio nonno ci portava ogni volta in regalo. Ebbene, un paio di volte, o forse più ma non ricordo in quanto ero piccolo, mio nonno oltre alle cialde ci portò anche dei giocattoli come souvenir. Un anno portò a mio fratello la mitica P-6 Elastic, una pistola di plastica marrone caricabile con ben sei elastici (devo dire che mai nome fu più esplicativo per un giocattolo) che potevano essere sparati a ripetizione. Un giocattolo estremamente semplice e divertente. A me, che ero più piccolo, aveva invece regalato una bicicletta giocattolo con a bordo una bambolina. Mio nonno me l'aveva regalata pensando alla bicicletta, ma io lo considerai un "regalo da femmina" a causa della bambolina, me ne risentii e feci i capricci.
La sera mia madre mi rimproverò, perché mio nonno era stato tanto gentile a portarmi il regalo, e io in cambio avevo fatto i capricci, facendolo restare male. Ci restai male anch'io al pensiero, e decisi che quella bicicletta non era poi tanto malvagia.
Il punto è che il giorno dopo venne a casa mio nonno, e io ci tenevo a fargli vedere che avevo apprezzato il suo regalo. Lui arrivò con un pacchetto incartato in fogli di giornale, e disse che era passato in edicola a prendermi un giornalino. Senza capire il perché di quella cosa, aprii il pacchetto... e dentro c'era una P-6 Elastic. Il sentimento di gioia per aver ottenuto quello stupido giocattolo si mescolò a tutta una serie di sentimenti più complessi e dolorosi, che lasciarono un solco profondo. Il dispiacere per essermi comportato così male con uomo così buono, la consapevolezza di non essere altro che un bambino viziato. E così, da quel giorno imparai che a caval donato non si guarda in bocca.

sabato, maggio 12, 2007

cuccioli d'orso

Il caldo aumenta gradualmente... ma questa è proprio la temperatura ideale per lavorare... maggio, aprile, grandi mesi...

Non ho parlato sovente del nostro bimbo sempre più grande, sempre più vivo, solido e concreto. Non ne parlo, ma è sempre presente nei nostri discorsi, in tutto quel che facciamo. Silvia sta bene... anzi, scoppia di salute ed è sempre attiva. Finché lavorava non ha fatto un solo giorno d'assenza, e ora che è in maternità si dà sempre da fare a casa o al ciabot. Spero che trasmetta tutte queste energie al bimbo! Ieri abbiamo preso la carrozzina... non vedo l'ora di montarla, voglio solo finire questa terribile traduzione che mi sta portando via tempo ed energie a dismisura. Difatti in questi giorni sono uno straccio e non consiglio a nessuno di incontrarmi.

Oggi è sabato e stasera non credo proprio che usciremo... anzi, dovrei lavorare. Però l'idea non mi pesa... una volta uscire il sabato e il venerdì era quasi un obbligo, una costrizione morale, e se non si usciva ci sentivamo quasi in colpa. Ora non è più così, per via del lavoro, delle condizioni di Silvia e di tante altre cose. Ma in un certo senso, chiodo scaccia chiodo, e questi obblighi veri ti sollevano da un fardello di usanze, e sei libero di divertirti quando più ti pare e ti piace (se non fosse che ultimamente non c'è mai il tempo di fare nulla). Poi c'è il fatto che, talvolta, io e Silvia facciamo la gara a chi è più orso. Ma non ci vedo nulla di male, a me piacciono gli orsi. Non per niente, il mio libro preferito, quando ero piccolo, era La famosa invasione degli orsi in Sicilia (e visto che Silvia è di origini siciliane e io un po' orso lo sono sempre stato, il titolo assume sfumature profetiche) di Dino Buzzati. Me lo sarò fatto leggere centinaia di volte da mia madre... e ce l'ho già qui pronto per il nostro Pipì.

venerdì, maggio 11, 2007

campane

Ora il caldo è entrato anche in casa, e anche di mattina presto sto in maglietta.

La melodia (si fa per dire) delle sette, delle campane della chiesa qui accanto, è cambiata. Prima era una specie di frastuono cacofonico senza un perché, ora solo un'interminabile serie di rintocchi tutti uguali... non sette, ma molti molti di più (prima o poi li conto). Perché poi? Mica si alzano tutti a quell'ora... è la Chiesa che vuole svegliare i suoi fedeli? E i non fedeli? Fa parte della solita attitudine della Chiesa di imporre le proprie cose a tutti indiscriminatamente?
Sia quel che sia... fatto sta che a me prende il nervoso, se sento quelle campane alle sette. Va già bene che tanto dovevo comunque alzarmi, in questi giorni.
Peccato, perché in alcune occasioni il suono delle campane è bello. È bello se è distante, ad esempio. Perché echeggia sui paesi e, nelle sere d'estate, insieme alle grida in picchiata delle rondini e al pulsare dei grilli, restituisce un'immagine rurale estremamente evocativa. Ma si sa che la distanza addolcisce le cose e sfuma i contorni. E io invece queste campane le ho a cento metri, praticamente in casa.

martedì, maggio 08, 2007

tic itinerante

Sereno con qualche nuvola, fuori fa caldo ma la casa è ancora fredda e umida. A stare tutto il giorno al computer vengono le dita e i piedi gelidi come quelli di un morto.

Ho già parlato del mio tic? Forse dovrei farlo, magari ha un effetto terapeutico. Da qualche mese mi è nato una specie di tic... dovuto alla stanchezza? all'agitazione? È un tic buffo (oddio)... inizialmente si è manifestato come occhiolino dell'occhio destro, poi si è spostato saltuariamente a quello sinistro e, più raramente, a tutti e due. Poi è sceso a sotto l'occhio, sullo zigomo, coinvolgendo ovviamente parte della guancia. Per qualche giorno, invece, verso la fine d'aprile, ha traslocato sul collo - lì si vedeva meno ma dava più fastidio - ma ora è ritornato allo zigomo. Non è proprio una gran cosa, quindi mi farebbe un piacere se si spostasse in qualche zona innocua o se ne andasse proprio.

È uscito Volta, il nuovo album di Bjork e, poco tempo fa, il nuovo di Nick Cave (l'ho già scritto?), sotto nome di Grinderman... decisamente migliore rispetto alle ultime cose.

lunedì, maggio 07, 2007

normalità

Dopo i giorni di pioggia, ecco tornato il sole. Sul balcone del palazzo di fronte c'è un cane che non avevo mai visto prima.

Finalmente ricomincia la quotidianità. È stato un mese ricco di cose... il matrimonio di Manu e la visita di Yukiko, la rassegna su Kurosawa e la presentazione del libro, il matrimonio di Rambo, il concerto di Waters e, infine, la settimana in cui abbiamo ospitato Acchan. È stato un mese divertente, ma ora ho bisogno di un po' di normalità per concentrarmi solo sul lavoro, anche perché devo assolutamente portarmi avanti prima che nasca Pipì. Ho iniziato a leggere Gomorra di Roberto Saviano, ecco l'inizio:
Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì...
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