sabato, settembre 30, 2006

guerra preventiva

Cielo così così, né bello, né brutto... autunnale, ma volendo anche primaverile, a sentire gli uccelli.

Oggi è venuto Luca e abbiamo (ha) eliminato i calabroni. Ammantati di spesse tute per le api, abbiamo operato nella seguente maniera: Luca, armato di una "Vape Vespe" dotato di valvola cosiddetta "pompiere" comprato pochi minuti prima da Lino Palma, si è avvicinato al buco da cui entravano e uscivano per portare il cibo e i materiali per il nido, e ha spruzzato. Quella robaccia li gettava istantaneamente a terra. Io intanto restavo a venti metri di distanza, francamente terrorizzato all'idea di una nube di calabroni che mi attaccava. Poi Luca è entrato dentro con la bomboletta letale, e ha ucciso il resto. Una trentina di calabroni giacevano per terra. Hanno preso tutti ad attaccarlo, ma cadevano prima di raggiungerlo. Visto che non c'era pericolo, mi sono avvicinato anch'io. Luca ha estratto il nido, purtroppo spaccatosi nel tentativo di prenderlo. Le celle erano piene di larvoni di 3-4 centimetri, grassi e bianchi. Qualche calabrone continuava a tornare da fuori, e alcuni venivano freddati istantaneamente da Luca. Dopo aver tappato il buco, ce ne siamo andati. Un po' mi dispiaceva, e mi dispiace, per questa spietata guerra preventiva contro esseri che, per la verità, non mi hanno mai fatto nulla di male.
Ma non posso nascondere un senso di sollievo.

giovedì, settembre 28, 2006

caffé e cani

Da ieri il cielo è limpido, ma la temperatura è ormai guastata, l'autunno ufficializzato dalla data, e il cammino verso l'inverno inesorabile: ho spostato le tartarughe in casa.

Prendo il caffé davanti il computer. Io sono uno di quelli che preferiscono il caffé della caffettiera a quello della macchinetta. Ed è più buono quando Silvia è a casa. Se usi una caffettiera da due, il caffé è più buono se si è in due, perché le dosi sono esatte, proporzionate alla zolletta di zucchero. Non ne ho bisogno, ma potrei riconoscere se Silvia è a casa dal gusto del caffé, in un certo senso.

Stanotte ho sognato tre cani. Due li aveva portati Silvia. Erano marroni, di quelli con tante pieghe nella pelle spessa, a pelo corto. Poi ce n'era uno bianco, piccolino, che sotto aveva un'etichetta con su scritto "Japan".

lunedì, settembre 25, 2006

pioggia

Piove tanto, da ieri sera. Le tartarughe sonnecchiano e mangiano poco. Mi sto preparando a traslocarle in casa.

Sabato e domenica sono volati, Silvia è a Como per lavoro, e io inizio a lavorare su un nuovo volume. Uno dei più grossi vantaggi del mio lavoro è che in giornate come questa posso permettermi di non mettere il becco fuori casa. L'unico svantaggio è, invece, che mi manca un po' il rapporto umano, dato che lavoro tutto il giorno a casa da solo. L'altro giorno sono andato a trovare Mana e Sere al lavoro, e li ho invidiati un po'.
Aumentano i miei quadretti verdi e arancio che appendo sulla parete del salotto. Al momento attuale, i cantanti che mi guardano lavorare (oddio, detta così mette proprio tristezza!) sono, da sinistra a destra: The Knife, Peter Gabriel, Cat Power, Shane MacGowan, Georges Brassens, Fabrizio de André, Beatles, Nick Cave, Bjork, Tom Waits, Ian Curtis, Beck, Pink Floyd (la formazione a 5), P.J. Harvey, Billie Holiday.
Più ascolto Come on feel the Illinoise, più mi rendo conto di quanto è bello. Presto o tardi, Sufjan Stevens troverà un posto su quella parete.

giovedì, settembre 21, 2006

esiti tragici

È tornato il sole, e di giorno si sta abbastanza bene, ma la terra è ancora umida.

Sì, è un po' che non scrivo. D'altronde, in questi giorni non c'è molto da scrivere. Ho ripreso le mie abitudini. Lavoro con calma, magari perdo più tempo al mattino e nel primo pomeriggio, ma recupero continuando fino a tardi. Ho fatto un po' di spesa, in bicicletta, e poi un salto al ciabot. Poi, sotto la doccia, pensavo ai calabroni, e mi sono accorto che ho una forte tendenza a immaginare il tragico. Di ogni situazione mi "diverto" a immaginare sempre i risvolti negativi, i se andasse così e i se fosse andata così più tragici. Per esempio, se penso all'alveare dei calabroni sopra la vasca dell'acqua piovana, mi chiedo cosa sarebbe successo se avessero nidificato sull'altro lato della stanza, nell'angolo invisibile dietro la porta. E allora sarebbe bastato aprire la porticina per urtarlo, e venire assaliti da centinaia di insetti impazziti. E poi mi chiedevo cosa sarebbe stato meglio fare in quel frangente. Forse raggiungere per lo meno la strada, e svenire lì. È una stradina di campagna poco trafficata, ma magari qualcuno sarebbe passato. Mi immaginavo lì, sdraiato sull'asfalto col volto gonfio, tumefatto, irriconoscibile, ad attendere incosciente l'arrivo di un'auto.
Ho sempre avuto questa tendenza. Fa parte dell'ombra, l'animo nero che porto con me nonostante io non mi senta affatto una persona cupa, quello che vibra quando ascolto musiche malinconiche o film drammatici.

lunedì, settembre 18, 2006

salti, appartamenti

Dopo giorni di pioggia, sembra essere tornato il sereno. Ma la temperatura, ormai, non è più la stessa.

Stanotte ho sognato che andavamo a stare in un altro appartamento, ma sempre in Canale. Sembrava a Torino, a dire la verità, ma era a Canale, perché dalla finestra si vedeva la mansarda di Vaga. A un certo punto vedo Vaga uscire sul tetto, camminare un po' sulle tegole, e poi buttarsi giù, sulla piazza. Preoccupato, guardo sotto, e lo vedo in piedi, tranquillo. Successivamente, scorgo altri membri del "branco" fare lo stesso, e capisco, non so come, che avevano comprato delle scarpe speciali che permettevano di rimbalzare, e che le stavano appunto provando. Resto a guardare per un po' di tempo i loro salti. Finché vedo me stesso buttarmi giù per fare lo stesso, ma mentre sparisco, di spalle, dietro a un comignolo, il sogno finisce.

La storia delle scarpe non l'ho capita, ma immagino che il resto dipenda dal fatto che io e Silvia abbiamo una mezza intenzione di svernare a Torino, per ovviare all'eccessiva lunghezza di strada che la separa dagli studi nei quali lavora. E anche dal fatto che, l'altra sera, abbiamo cenato nel nuovo appartamento di Mana, che è andato a vivere a Torino. È stata una bella cena, c'erano anche Luca, Mimmo, Serena, Fragola, Pietro, Armando, e Giulia. Ed è proprio un bell'appartamento.

giovedì, settembre 14, 2006

sakebi

Piove, e piove tanto.

Eh già, il resoconto sulle vacanze in Sicilia. Mi do tempo a fine mese, poi l'abbandono.
Ieri sono andato a Milano con Ichi, per vedere Sakebi, l'ultimo film di Kiyoshi Kurosawa passato alla scorsa Biennale di Venezia. Un giornata di pullman, treni, metropolitane, per vedere un film. Ma ogni tanto, va anche bene fare una cosa simile.
Che dire del film? Di certo assai meglio di Loft, e questo lo si deve anche al ritorno di Koji Yakusho nel ruolo di protagonista, che riesce a dare al bel personaggio del poliziotto il giusto spessore, la tristezza, la malinconia. Un film ben girato e ben fotografato, ben sviluppato fino a poco prima del finale, che risulta fin troppo incomprensibile. Ma da qualche tempo Kurosawa sembra aver perso l'originalità che caratterizzava Cure e i film della seconda metà degli anni Novanta. Dov'è finita la geometrizzazione e ambiguità della messinscena? I silenzi, i campi lunghi, i piani-sequenza?
E poi, soprattutto, credo che a Kurosawa abbia fatto male il suo essere uno dei padri fondatori dello psycho-horror giapponese. Ora sembra che gli propongano solo più horror, e lui fa i salti mortali per trovare un approccio originale a una materia ormai consumata. Vorrei che tornasse a fare film yakuza, commedie, drammi familiari...

lunedì, settembre 11, 2006

masche, montagne

Tempo incerto... ma come al solito non piove. Le giornate però si accorciano sensibilmente.

Questo fine settimana, io e Silvia siamo andati a Valdieri per vedere la festa delle "masche", di cui mi avevano parlato i miei. Sin da bambino ho sempre avuto una passione per queste cose. Ricordo ancora che, durante la Fiera del Pesco di tanti anni fa, uno dei borghi aveva preparato un carro allegorico che aveva come tema proprio due masche locali. Mi ero proprio innamorato di quel carro. Avessi assistito a una manifestazione del genere allora, probabilmente avrei chiesto di prendere la residenza a Valdieri.
La festa si teneva sabato, ma io e Silvia siamo già partiti venerdì sera per passarci l'intero fine settimana nella tranquillità della montagna. Nel pomeriggio di sabato, dopo aver comprato i formaggi nel caseificio dopo il bivio per Entracque, siamo andati a fare una passeggiata su dalla "Corda", un sentiero accompagnato da un rigagnolo che scorre tra i boschi. Tornando, abbiamo seguito una grossa foglia nel suo scorrere lungo la corrente, per poi abbandonarla al proprio destino. Che dire? Si stava decisamente bene.

Per la sera, alla fine, sono riusciti a venire solo Mauro e Riky da Cuneo, e poi Ivan da Canale. La cosa più bella della festa era che dava la netta sensazione che vi partecipasse tutta la comunità di Valdieri. Dai più giovani agli anziani, tutti vestiti da "masche" o "servan", oppure altre figure spaventose passate e recenti. E poi ogni abitazione metteva del suo, con addobbi e fantocci di diverso stile che rimandavano tutti al medesimo tema. All'interno di alcuni portoni si svolgevano rappresentazioni, come quella di un funerale simpaticamente blasfemo. In altri erano state allestite scene con manichini dal sapore gotico. E poi ragni, serpenti, ragnatele, lumini, teschi, fiaccole, pipistrelli ogni dove. E soprattutto, non mi sono mai accorto che Valdieri avesse tante viuzze, case, angoli, cancelli, aperture. Molto carino da passeggiare, magari evitando le lunghe code ai banchetti del cibo, per lo più costituito da dolci.

Il pomeriggio seguente, invece, si è deciso con Ivan di fare una passeggiata in montagna. Abbiamo optato per il Piano del Rasur, dalle parti di S. Giacomo d'Entracque, in quanto il tempo stringeva, e si trattava di passeggiata poco impegnativa. Da bambino, quando mio padre ci portava (o meglio, ci trascinava) nelle più svariate escursioni, ci sarò passato più di una volta. Se non altro per andare al Lago del Vej del Bouc e al rifugio Pagarì, che ricordo ancora. La passione per la montagna di mio padre si è tradotta, per me, in un decennale rifiuto che negli ultimi tempi si è tradotto in lieve nostalgia. Comprendevo la passione di mio padre, ma le levatacce, i viaggi in macchina (che pativo), e la fatica, hanno fatto sì che l'amore per la montagna non attecchisse in me. Ma ora, dopo un po' di anni, mi è venuta la curiosità di rivedere quei luoghi, rimasti lì immutati e intatti dopo tanto tempo.
Inoltre, in questo caso si trattava di una camminata di appena tre quarti d'ora, quindi era un ritorno più che accessibile. E, in effetti, la visione del Piano appena svoltato l'angolo, vale la pena. Anche a Silvia e a Ivan è piaciuto. Silvia, poi, era contenta anche solo per il fatto di aver visto un po' di animali (un ramarro grasso e lucente, tante mucche, una marmotta solo udita), e diverse specie di piante e fiori. Un bagno ai piedi nel torrente, e poi tutti a casa.

venerdì, settembre 08, 2006

casa, legna, scacchi

Il cielo continua a essere coperto, ma di pioggia nemmeno una goccia.

Silvia è stata via appena un paio di giorni, e già la casa sembra sciogliersi di nuovo nel caos. Silvia non è certo una maniaca delle pulizie, ma ha la capacità di dare coesione al nostra appartamento, mentre quando è solo con me tutte le stanze si abbandonano al proprio destino, si sgonfiano come zucche marce, e c'è casino dappertutto. Mi sembra di essere Tony Leung in Hong Kong Express di Wong Kar-wai. E Silvia ha, come Fei Wong, il potere di rinnovare i tessuti della casa.

Un rumore che adoro è quello delle cataste di legna che scricchiolano, nel seccare. Come se tanti omini battessero stuzzicadenti sulla corteccia. È davvero un suono magico. Sfido io che una volta nascessero culti animisti.

Ieri sera ho giocato a scacchi con Ivan. E stanotte ho sognato che giocavo a una specie di scacchi con Silvia. Ma le pedine erano diverse. Ad esempio lei aveva tre ciccioni che mi mangiavano sempre una specie di cavaliere, o barone.

Ieri sera ho iniziato a leggere Il gattopardo.

giovedì, settembre 07, 2006

sogni e incubi

Non mi sembra abbia fatto pioggia. Ma non è proprio sereno. Come al solito, però, lo diventerà a metà mattinata.

Stanotte ho sognato che partecipavamo a una gita in un paese disabitato, un po' simile al punto in cui Ragusa Ibla si congiunge a Ragusa alta, con tutte quelle case vuote e quei vicoli silenziosi, nel primo pomeriggio. E ogni dove c'erano calabroni, bombi, api, vespe. Mi sono imposto di stare immobile, per non stuzzicarli, ed era molto difficile. Ma uno si è posato sul mio braccio e mi ha punto. Però, il pungiglione, che in realtà era una specie di fiala, una volta estratto, non si era piantato. E soprattutto, non si era rotto, espandendo così il veleno. Perché non faccio sogni normali, una volta ogni tanto?

A proposito di sogni, o incubi, ieri sera mi sono rivisto Mullholland Drive di David Lynch. È uscito il DVD in edicola (credo per il fatto che a Venezia hanno proiettato il suo ultimo film), così me lo sono comprato. Mi è piaciuto più della prima volta. Mi ricordo che al tempo della sua proiezione al Torino Film Festival, siccome allora ero ben preso dall'esame di Letteratura Inglese e dal relativo seminario sui poeti romantici, avevo trovato delle analogie con Coleridge. E ieri, proprio a inizio visione, mi è tornato in mente e mi sono chiesto come avessi potuto pensare una vaccata del genere. Invece, poi, man mano che il film andava avanti, ho finito per ricredermi, almeno in parte. In effetti, Lynch ha la stessa capacità di ricreare le dinamiche del sogno, il suo andamento per immagini, simboli, paralleli, assonanze. Basti pensare alla storia della scatola blu, la cui chiave rimanda all'altra chiave blu, quella di casa, un cubo dalle pareti blu, appunto. Un legame labile, traballante, incerto, forse falso, proprio come accade nei sogni. E il punto in cui Laura Elena Harring accompagna Naomi Watts lungo la scorciatoia del bosco, sembra tratto pari pari da Crystabel. Per il resto, ovviamente, le mie considerazioni erano pretestuose e dettate puramente dall'entusiasmo. Che bel film, però. Allucinanti la scena del colloquio coi due mafiosi italiani, quella del sogno dell'uomo nero, i due vecchietti che escono dalla scatola, l'idea di trovare il proprio cadavere, l'esibizione in playback della cantante al teatro "Silencio". Poi divertente, struggente, capace di toccare corde nascoste nell'animo dello spettatore. E, come rivela anche la Watts nelle interviste incluse tra gli extra, quella volontà di lasciare zone oscure che lo spettatore può riempire secondo la propria sensibilità... una delle cose che amo di più al cinema (vedi Kurosawa Kiyoshi... ovviamente). Bravissima, tra l'altro, Naomi Watts, per l'abilità con cui cambia personaggio. Ho sempre più voglia di rivedermi Twin Peaks.

mercoledì, settembre 06, 2006

colonne sonore per viaggi

Sì, fa nuvolo, ma il temporale? Qui è tutto così asciutto e polveroso...

Sto ascoltando The Black Light dei Calexico, e mi chiedo come ho fatto a dimenticarmi di portarmelo in Sicilia, per ascoltarlo in macchina, ideale colonna sonora per lunghi viaggi in paesaggi deserti. Me lo immagino sulla strada tra Agrigento e Caltanissetta...

ps: non mi sono scordato del resoconto.

passeggiare, sogni, libri

C'è aria di temporale.
Meno male.

Con la scusa che, con la storia dell'immondizia a domicilio, d'estate l'umido inizia a puzzare tremendamente, lo separiamo e lo portiamo alla vigna (che non è una vera vigna, ma noi la chiamiamo così). Questo mi ha dato l'opportunità di fare una passeggiata e di evitare così di ossidarmi davanti al computer. Di andarci in macchina, ora che Silvia lavora, non se ne parla, ma meglio così. Passeggiare, poi, mi dà l'occasione di pensare a piede libero, anche se con quella borsa di fichi marcescenti in mano il tutto assumeva le proporzioni di una via crucis per sfigati.
Pensavo a quando, da bambino, volevo fare il "casatore", perché credevo che il muratore facesse solo i muri, e io invece volevo fare un'intera casa. Dovevo possedere un certo spirito concreto, dato che, in quell'aula d'asilo, con i banchi posti a ferro di cavallo, io nell'angolo vicino alla finestra, non avevo risposto "l'astronauta". Più avanti ricordo di avere ancora cambiato idea in veterinario, scrittore, pittore. Comunque a forza di pensare sono arrivato al ciabot. Lì vicino c'è una signora che urla sempre. Urla di mattina, pomeriggio, sera, in casa, all'aperto, persino in macchina. Sembra il personaggio di un libro per bambini.
L'alveare dei calabroni è in costante aumento, mioddio. Forse aspetteremo l'inverno per farli fuori. Mi piacerebbe tenerlo. Vuoto, ovviamente, perché mi terrorizzano.

Stanotte ho fatto sogni angosciosi. Eravamo andati in vacanza a New York, e non trovavamo la strada perché ci eravamo imbucati all'Ikea, e poi in lunghi viali deserti. E io mi sentivo che, alle soglie dell'undici settembre, mi avrebbero sicuramente preso per un terrorista e arrestat, chissà perché. Poi ricordo un omicidio.

Ho finito I quattro cani di Pavlov di Paolo Nori. Molto carino, il racconto si sviluppa molto bene fino all'epilogo molto riuscito. Ora cosa inizio? Ci penserò su dopo cena.

martedì, settembre 05, 2006

nomi

Oggi faceva ancora più caldo di ieri. A dire il vero, in casa si sta bene. È fuori che c'è il sole forte. Solo la diversa luminosità tradisce l'arrivo di Settembre.

Faccio sempre più fatica a ricordarmi i nomi, le persone. Ieri sfogliavo la mia rubrica del cellulare. Ce l'ho da quattro anni, quindi si sono accumulati i nomi di svariate persone, e molte le ho dimenticate. Alessandro... Azzano... Chiara... Demezzo... Federico... Genio... Mari... chi sono? Alcuni a fatica li ricordo, ma questi... li ho conosciuti tanto tempo fa o semplicemente ho dei vuoti di memoria?
Mi viene in mente una bellissima canzone di Cat Power intitolata Names, che però non c'entra nulla.
Prometto che domani mi darò da fare con il resoconto sulla Sicilia.

lunedì, settembre 04, 2006

chiavi, aironi, fichi


E così l'estate non è finita. Ieri e oggi, di nuovo caldo.

Ho iniziato a scrivere della Sicilia, ma pubblicherò il resoconto solo una volta terminato. E vado a rilento. Ormai mi sono preso l'impegno, ma difficile trovarne il tempo e la voglia. Oggi, poi, ho già perso abbastanza tempo: mi sono chiuso fuori casa andando in cantina, e sono dovuto andare a piedi in ciabatte fino a casa dei miei a cercare una chiave. Ed è ancora andata bene, perché quando faceva più caldo capitava che girassi per la casa in boxer, o ancora coi pantaloni del pigiama, e sarei dovuto uscire così, non avendo con me il telefono.
Oggi ho riniziato a lavorare (il nuovo dizionario elettronico va che è una meraviglia), e lo stesso vale per Silvia che è ritornata a fare i suoi lunghi viaggi. Ma stasera le preparo una bella cenetta.
Ieri, quindi, è stato l'ultimo giorno di svago per entrambi, nonché l'ultimo giorno per sbrigare le cose qui a casa. Abbiamo fatto una passeggiata fino alle noci e abbiamo persino visto un airone nel rio Borbore, proprio in centro al paese. E poi alla sera a pattinare a Vascagliana, e lì abbiamo incontrato parecchi cani simpatici, tra i quali uno che sembrava avere le sopracciglia. E per finire, marmellata di fichi con alcuni (2kg) di quelli raccolti dal nonno di Silvia.
Ecco una foto dell'airone.

venerdì, settembre 01, 2006

tornato

Tornato dal calore della Sicilia, ora qui sembra autunno.

Prima di parlare della Sicilia, devo riordinare le idee... mi ci vorrà qualche giorno, credo.
Ieri sera siamo andati a sentire i Baustelle a Castagnole. Un buon concerto (ma era stato meglio quello di gennaio a Settimo Torinese), con una pessima acustica, purtroppo. Le canzoni venute meglio: La moda del lento, Il Corvo Joe, e La canzone del riformatorio.
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