giovedì, settembre 07, 2006

sogni e incubi

Non mi sembra abbia fatto pioggia. Ma non è proprio sereno. Come al solito, però, lo diventerà a metà mattinata.

Stanotte ho sognato che partecipavamo a una gita in un paese disabitato, un po' simile al punto in cui Ragusa Ibla si congiunge a Ragusa alta, con tutte quelle case vuote e quei vicoli silenziosi, nel primo pomeriggio. E ogni dove c'erano calabroni, bombi, api, vespe. Mi sono imposto di stare immobile, per non stuzzicarli, ed era molto difficile. Ma uno si è posato sul mio braccio e mi ha punto. Però, il pungiglione, che in realtà era una specie di fiala, una volta estratto, non si era piantato. E soprattutto, non si era rotto, espandendo così il veleno. Perché non faccio sogni normali, una volta ogni tanto?

A proposito di sogni, o incubi, ieri sera mi sono rivisto Mullholland Drive di David Lynch. È uscito il DVD in edicola (credo per il fatto che a Venezia hanno proiettato il suo ultimo film), così me lo sono comprato. Mi è piaciuto più della prima volta. Mi ricordo che al tempo della sua proiezione al Torino Film Festival, siccome allora ero ben preso dall'esame di Letteratura Inglese e dal relativo seminario sui poeti romantici, avevo trovato delle analogie con Coleridge. E ieri, proprio a inizio visione, mi è tornato in mente e mi sono chiesto come avessi potuto pensare una vaccata del genere. Invece, poi, man mano che il film andava avanti, ho finito per ricredermi, almeno in parte. In effetti, Lynch ha la stessa capacità di ricreare le dinamiche del sogno, il suo andamento per immagini, simboli, paralleli, assonanze. Basti pensare alla storia della scatola blu, la cui chiave rimanda all'altra chiave blu, quella di casa, un cubo dalle pareti blu, appunto. Un legame labile, traballante, incerto, forse falso, proprio come accade nei sogni. E il punto in cui Laura Elena Harring accompagna Naomi Watts lungo la scorciatoia del bosco, sembra tratto pari pari da Crystabel. Per il resto, ovviamente, le mie considerazioni erano pretestuose e dettate puramente dall'entusiasmo. Che bel film, però. Allucinanti la scena del colloquio coi due mafiosi italiani, quella del sogno dell'uomo nero, i due vecchietti che escono dalla scatola, l'idea di trovare il proprio cadavere, l'esibizione in playback della cantante al teatro "Silencio". Poi divertente, struggente, capace di toccare corde nascoste nell'animo dello spettatore. E, come rivela anche la Watts nelle interviste incluse tra gli extra, quella volontà di lasciare zone oscure che lo spettatore può riempire secondo la propria sensibilità... una delle cose che amo di più al cinema (vedi Kurosawa Kiyoshi... ovviamente). Bravissima, tra l'altro, Naomi Watts, per l'abilità con cui cambia personaggio. Ho sempre più voglia di rivedermi Twin Peaks.

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