sabato, novembre 29, 2008

mascalzone

La neve!

Lo so, sono un mascalzone. Me ne sono andato via per una settimana senza nemmeno avvisare. Pazienza, a rimetterci sarà il mio blog, non i miei lettori.
Nei prossimi giorni, un resoconto della permanenza al mare e qualche foto.

mercoledì, novembre 19, 2008

sconfitte

Che freddo, stamattina!

Negli ultimi giorni ho rallentato un po' il ritmo per vari motivi. Pazienza. Francamente non ho mai pensato di riuscire a mantenere a lungo il ritmo di un post per giorno feriale.
Altra sconfitta è quella sul fronte dei libri: ho piantato in asso Il dottor Faustroll. Non che mancasse di fascino, per carità, ma io quando la sera mi metto a letto voglio leggere qualcosa che mi trascini, e non che si faccia trascinare (questa credo sia più o meno una citazione di qualcuno ma non so di chi). Insomma, già faccio un mestiere di tipo intellettuale a cui si aggiungono mille cose a cui pensare... alla sera sento il bisogno di allentare un po' le redini. Per di più, io sono una persona che si distrae facilmente, per cui un libro del genere mi richiede uno sforzo di concentrazione notevole. Chi me lo fa fare, insomma? Più o meno per gli stessi motivi ho anche abbandonato dopo poche pagine la lettura successiva, che conto però di riprendere in tempi più tranquilli: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda.
Su consiglio di una mia amica mi sono quindi dato alla lettura di Una donna spezzata di Simone de Beauvoir... e le cose vanno decisamente meglio.

Ecco l'inizio:

"Lunedì 13 settembre. Les Salines
È uno scenario piuttosto ordinario quest'abbozzo di città abbandonata ai bordi di un villaggio e al margine dei secoli. Ho percorso una metà dell'emiciclo, ho salito la gradinata del padiglione centrale, e per un pezzo sono rimasta a contemplare questi edifici costruiti per fini utilitari e che non sono mai serviti a niente. Sono solidi, esistono, eppure il fatto di essere abbandonati li trasforma in un simulacro fantastico; di che cosa, non si sa. L'erba calda, sotto il cielo d'autunno, e l'odore delle foglie morte m'assicuravano che non avevo lasciato questo mondo, ma ero tornata indietro, nel passato, di duecento anni..."

venerdì, novembre 14, 2008

sognare come austin stevens

La mattina il piumone ti assorbe sempre di più.

È da parecchio che non parlo di sogni. Effettivamente, negli ultimi tempi li ricordo di meno al mattino, oppure non sogno niente di significativo. Ieri notte però ho avuto un brutto incubo difficile da dimenticare. Ho sognato che in casa era entrato un varano che sembrava provenire dritto da un documentario di Austin Stevens. L'animale si aggirava per la cameretta di Pietro, ma il nostro bimbo non c'era più. Era nascosto da qualche parte oppure l'aveva mangiato il varano? Non sapevamo come fare. Nel sogno, diversamente dalla realtà, i varani ingoiavano intera la preda come fanno i serpenti, quindi la mia speranza era che fosse ancora vivo, ma bisognava pur sempre catturare il rettile. Come in altre situazioni d'emergenza, è venuto Vaga ad aiutarci, e alla fine forse siamo riusciti a catturarlo e a imbavagliarlo con lo scotch, ma nel momento della verità mi sono svegliato.

Credo che tutto abbia origine da una canzoncina della mia infanzia che mi sono ricordato di recente, e che canto sempre a Pietro per farlo stare buono mentre lo cambiamo:

L'anaconda è un serpente
che ti avvolge lentamente
se ti avvolge l'anaconda
la tua vita è più gioconda.

mercoledì, novembre 12, 2008

un buon motivo per adorare i giapponesi

È buio e credo che piova. Ecco, il mio stato d'animo ora è così ma non vi sto a spiegare perché.

Parliamo di cose belle.
Da piccolo avevo una vera e propria passione per gli animali, in particolare per gli animali strani. Come quelli degli abissi o quelli preistorici. Ho passato la mia infanzia a leggere e rileggere la collana "Guarda e scopri gli animali", a collezionare le figure del WWF e tanto altro ancora.
Qualche tempo fa, su un libro che mia madre ha preso per Pietro, vedo uno strano essere preistorico che cattura la mia attenzione. Si chiama "Anomalocaris". Mi segno subito il nome su un foglietto per poi cercarlo su Internet con calma. Qualche settimana più tardi, trovo il foglietto in una tasca e mi decido a cercarlo. Leggo qualche notizia sulla strana creatura e poi provo a cercarne qualche immagine interessante con la funzione "immagini" di Google.
E cosa trovo?

UN ORIGAMI A FORMA DI ANOMALOCARIS!

Non ho altre parole se non: geniale.

martedì, novembre 11, 2008

le imperscrutabili doti dell'iPod

Sole frizzante.

L'iPod (o meglio, il mini iPod) è indubbiamente una grande invenzione, almeno per quanto mi riguarda. Piatto, comodo, leggero, capiente, di lunga durata, e innegabilmente sfizioso e bello a vedersi. È la coronazione di un sogno, per un adolescente che ha macinato centinaia di chilometri a piedi, in auto e in pullman con ingombranti walkman (via via meno ingombranti, però) che ti costringevano a riempire lo zaino di cassette. Cassette che si consumavano, frusciavano e ogni tanto immancabilmente si attorcigliavano. Quanti ricordi, però. L'avvento dell'auto-reverse, il clack che faceva quando lo chiudevi. E i paesaggi in scorrimento, deformati e riempiti dalla musica.
Poi c'è stato l'avvento del lettore cd portatile. A parte la qualità audio, in un certo senso un passo indietro, perché in tasca non ci stava manco morto e soprattutto saltava. Poi un lettore cd che leggeva anche gli mp3... non tanto meglio, e poi quello che avevo io consumava come un vampiro le pile, e non bastavano mai per fare andata e ritorno Canale-Torino.
E ora l'iPod... fatico persino a immaginarne una significativa evoluzione, anche se come sempre la tecnologia saprà superare la fantasia.
Ma la cosa che amo di più del mio iPod è che, sebbene lui non lo dica, secondo me ragiona anche e, con un occhio di riguardo per i miei gusti, si diverte a propormi delle scalette confezionate amorevolmente da lui. Mentre percorro gli otto minuti (in cui ci stanno in media due-tre canzoni) del tragitto casa-casa dei miei attivando la funzione "brani casuali", lui talvolta si ingegna a propormi delle passeggiate a tema.
Un esempio sono le passeggiate "monografiche", che ogni tanto capitano. Oppure una più elaborata passeggiata "cantautori", e allora infila uno dietro l'altro un pezzo di Brassens, poi De André e infine Dylan. Oppure la passeggiata "brani strumentali", durante la quale mi ha proposto in sequenza Yann Tiersen, Riccardo Tesi e Dirty Three. Oggi però ha superato se stesso, e mi ha composto una bella sequenza in "Be": Beatles (Eleanor Rigby), Beck (O Maria), Beirut (St. Apollonia).

lunedì, novembre 10, 2008

dottori, imperatori, lupi

Sole e un sacco di foglie secche.

Dopo aver finito il libro di Fo, mi sono buttato in un'altra lettura breve ma decisamente più faticosa: Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico di Alfred Jarry. Devo ammettere che, per quanto l'opera sia intrigante, vado a rilento. La scrittura è un po' troppo preziosa per i miei standard. Come al solito, qui in fondo c'è l'inizio (del secondo capitolo, però).
Prima però vorrei citare un altro bellissimo libro, che ho letto nei ritagli di tempo degli ultimi mesi. Si tratta di The Emperor and the Wolf, ovvero la biografia in tandem dei due più celebri nomi del cinema giapponese: Akira Kurosawa e Toshiro Mifune. A dispetto delle notevoli dimensioni dell'opera, è una lettura davvero scorrevole, appassionante e, nei capitoli finali, commovente. Fondamentale per ogni appassionato di cinema giapponese, anche perché l'autore non si limita a narrare le vite dei due protagonisti, ma si concede digressioni su tutti i registi, gli sceneggiatori, i tecnici e gli attori che hanno fatto da contorno al successo e all'insuccesso dell'Imperatore e del Lupo. Una lettura trasversale di una quarantina d'anni di cinema giapponese, dunque.

"Il dottor Faustroll nacque in Circassia, nel 1898 (il XX secolo aveva [-2] anni), e all'età di sessantatré anni. A quell'età, che conservò per tutta la vita, il dottor Faustroll era una persona di statura media, cioè, per essere esattamente veridico, di (8 x 10 alla decima + 10 alla nona + 4 x 10 all'ottava + 5 x 10 alla sesta) diametri di atomi; di pelle giallo-oro, con il viso glabro, salvo un baffi verde mare, uguali a quelli che portava il re Saleh; i capelli alternativamente, pelo per pelo, biondo cenere e molto nero, ambiguità biondo-rame cangiante con l'ora del sole; gli occhi, due capsule di semplice inchiostro per scrivere, preparato come l'acquavite di Danzica, con dentro spermatozoi d'oro..."

giovedì, novembre 06, 2008

orecchio di pietra

Cammino con l'ombrello anche quando non piove.



Agosto 2006, Siracusa
Nell'orecchio di Dionisio.

martedì, novembre 04, 2008

riflessioni sulla fauna locale

Il rumore della pioggia sulla finestra della mansarda, volendo, assomiglia un po' al crepitio di un caminetto.

Percorrendo ogni giorno a piedi la stessa strada, mi accorgo di quanti animali morti si alternino sullo stesso asfalto. Avevo già notato la morìa degli insetti tempo fa, se ricordate, ma devo dire che la cosa sta assumendo proporzioni notevoli e interessanti. Dopo le vespe, le cimici, le mantidi, i calabroni e le lucertole, l'altro giorno sono incappato in un bel ratto di fogna schiacciato.
Ma il bello è venuto oggi.
Lo giuro: ho trovato la carcassa di un gamberone in Via Mompissano.
D'accordo che piove un sacco, però...

lunedì, novembre 03, 2008

scritto sul miele

Adesso non piove, ma è decisamente novembre.

Come di consueto, ecco le migliori chiavi di ricerca di ottobre.

1) adamo linclon frasi
2) biografia del "coniglio testa di leone"
3) libro " scritto sul miele"
4) i conigli mangiano solo cavolfiori nell'orto?
5) immagini finti zaini con dei libri lettere musicali e una torta
6) odio la gente che mastica con la bocca aperta
7) porno nonne e nonni ciccioni
8) ragni trasportati dal vento
9) sono in gravidanza col pancione fatico ad andare in bagno
10) tuttifrutti fruttini cane
11) dolente o nolente
12) odio siae

domenica, novembre 02, 2008

kei (terza parte)

Piove. Avevo voglia di vedere un po' d'asfalto bagnato.

Non ricordo se ci siamo andati due o tre volte. L'ultima volta abbiamo portato a Kei Volume III e Canzoni di De André, visto che contengono delle cover di Brassens. Lui in cambio ci ha dato un CD in cui cantava degli enka. Non so se fosse davvero lui a cantare e come l'abbia registrato. Ci ha raccontato delle cose sul suo passato, ma non le ricordo. Ricordo solo le birre che lui apriva a sua discrezione e beveva al nostro tavolo, e le patatine un po' stantie. Ci disse che non era mai stato in Europa, nonostante la passione che sembrava nutrire per questo mondo esotico.
Ci siamo lasciati gli indirizzi, ripromettendoci di incontrarci in Italia pur sapendo che non sarebbe mai successo.


Agosto 2005, Koenji (Tokyo)
...E anche il bagno riservava qualche sorpresa. Minuscolo e tappezzato di foto di divi dei film d'azione giapponesi degli anni Sessanta.

sabato, novembre 01, 2008

kei (seconda parte)

Freddo. Come faranno, poi, quelle due tortore a starsene lì su un filo sotto la pioggia...

Nel minuscolo "Bistrot" non c'era nessuno a parte il gestore. Più che entrare in un locale per bersi un bicchiere, sembrava di autoinvitarsi a casa di qualcuno. Un piccolo televisore in un angolo proiettava videocassette di vecchi film in bianco e nero.
A dire il vero, un'altra persona oltre a noi l'abbiamo vista: una donna di mezza età che sembrava uscita da un film di Ozu. È arrivata da sola e si è seduta al bancone a mangiare qualcosa, scambiando appena qualche parola con il gestore. Una presenza silenziosa e composta, quasi eterea. Ho davvero avuto l'impressione di trovarmi in un'altra dimensione e in un altro tempo.




Agosto 2005, Koenji, Tokyo
1) Kei si siede al tavolo con noi. Capirlo mentre biascica mezzo brillo è un'impresa, ma è un tipo di compagnia.
2) Il locale e il bancone.
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