In una giornata grigia è bello essere lontano dalle chiese e sentire così le campane in lontananza.Stanotte ho fatto sogni strani e complessi come non facevo da tempo. Per quel che ricordo, inizialmente si era a un concerto o a una fiera all'aperto. C'era una grande confusione, e sembrava di essere in un prato, o forse era il parcheggio de L'Ozio, un pub qui vicino. Ricordo che c'erano anche Giusi e Milly. Dovevamo andare a un concerto dei
C.S.I. a Torino, ma per me e Silvia era un po' complicato per via di Pietro, quindi eravamo un po' restii a muoverci. Ricordo delle specie di stand di legno, che sembravano le casette di non so quale paese del sud-est asiatico. Ma sembravano anche i vagoni di un vecchio treno. C'era sempre molta gente.
A un certo punto ci siamo trovati in un ambiente chiuso... a occhio e croce mi sembravano i locali delle ex-carceri di Canale. Milly mi ha dato un regalo in un pacchetto azzurro, ma a causa della calca non riusciva a passarmelo, quindi me l'ha fatto consegnare da Emilio Fede (Emilio Fede?!!!!), che stava vicino a me. Portava un completo grigio lucido e troppo stretto, mi appariva viscido e abbronzato. Volevo dirglielo, ma non riuscivo. Il regalo era un pupazzo di plastica morbida. Gli si poteva smontare la testa e rimontarla in due sensi diversi. Da un verso era la testa di Puffetta, dall'altro era quella di Grande Puffo.
Poi forse siamo riusciti a partire perché, non ricordo per quale motivo, correvamo per le strade di una città toscana. A un certo punto ho inciapato in un cartello che segnalava lavori in corso, e mi sono mozzato la punta della lingua coi denti, durante la caduta. Insieme a me c'era qualcuno, forse Ivan, ma poi è diventato un tizio coi capelli lunghi biondi e gli occhiali. Comunque ho tamponato l'emorragia con dei fazzoletti, e ricordo che tenevo la carta assorbente in bocca premendo la lingua contro i denti. Probabilmente lo facevo davvero, perché ne avevo ancora la sensazione, quando mi sono svegliato. Dovevamo andare di nuovo a una festa a casa di qualcuno. Era una casa in cui non ero mai stato, eppure un po' familiare. Forse ci sono stato "cantando le uova" con i Canalensis Brandu durante una qualche Pasquetta. Ricordo solo dei mobili di legno pregiato. Aprivo dei cassetti ma per cosa, forse per cercare altri fazzoletti? Mi chiedevo come avrei fatto con la lingua, e intanto l'emorragia cessava poco a poco. Ricordo anche mi sono chiesto come si fa a chiamare l'ambulanza al telefono, se ci si mozza la lingua
A un certo punto mi sono trovato in una città circondata dall'acqua, tipo Venezia. Sotto un arco di pietra trovavo le ossa del mio amico biondo morto (anche lui era inciampato?). Una ragazza innamorata di lui piangeva, e io andavo a consolarla piangendo anch'io.
E qui finisce ciò che mi ricordo del sogno.
In questi giorni, abbiamo iniziato a dare la pappa a Pietro: un brodino di carne e verdure rigorosamente preparato da noi. Inizialmente era entusiasta, poi ha preso a fare facce un po' strane e dubbiose, infine ha serrato la bocca guardando la sua pallina blu e facendo lo gnorri.
Camminando per le strade mentre ascolto musica, mi piace alzare lo sguardo verso punti mai osservati prima, durante i trent'anni (eh sì, li compio tra pochi mesi) vissuti qui: dei mattoni posizionati in obliquo sul muro laterale della chiesa di S. Giovanni; qualche finestra che non avevo mai notato prima abitata da non so chi, chissà, forse anziani; luoghi frequentati durante le elementari o le medie e poi finiti nel dimenticatoio per anni, secoli; vicoli nei quali non mi sono mai addentrato in tutta la mia vita, per quanto piccolo sia il mio paese.