mercoledì, ottobre 04, 2006

gnocchi, case, poi

Sole, ma sole invernale, di montagna. Specialmente stamattina, con la condensa sui vetri, per la prima volta.

Ieri è stato il compleanno di Silvia. Le ho fatto gli gnocchi (rigorosamente fatti a mano, con le nostre patate) al pesto (pure questo fatto da me) e panna (questa no), e una torta di mele. Sto diventando una massaia, ma devo dire che era tutto buonissimo. Ogni tanto potrò pure io farmi i complimenti, no? Lei era contenta, e la cosa mi fa felice.

Sabato andremo a vedere quattro appartamenti... un po' più cari di quello perduto, ma sempre abbastanza comodi. Speriamo in bene. L'idea di andare a Torino mi garba, ma sicuramente sentirò nostalgia di casa nostra, anche perché ci trascorro il 99,9% della mia vita (nel caso non l'avessi fatto notare abbastanza). Poi, dopo due anni, rendi uno spazio e un ambiente completamente tuo, entri in simbiosi, modelli le tue abitudini a esso, così come lui si modella su di te. Ma non è certo una tragedia, non fosse che ci toccherà stare un po' più attenti alle spese, d'ora in poi.

Ho ascoltato anche Seven Swans di Sufjan Stevens. Non pirotecnico come Illinoise, ma decisamente raffinato e delicato.

Non ho poi tutte queste cose interessanti da dire, oggi.
Certo che è strano l'uso del "poi" in questa frase. Lo uso spesso così, ma mi chiedo se sia corretto. Come il "solo più", uno dei piemontesismi che uso a sproposito con tanta naturalezza, e che ho scoperto solo di recente non essere italiano, non essere corretto. Eppure, quanto esprime bene il concetto?

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