mercoledì, ottobre 11, 2006

resistenza al cambiamento

C'è il sole, in ritardo rispetto a qualche mese fa.

E così, tra quattro ore prendo il pullman, scendo al capolinea in Via Fiocchetto, imbocco C.so Regio Parco, cammino una decina di minuti, ed eccomi al nuovo appartamento. Come prima di ogni partenza, l'ultimo sentimento ad averla vinta è la malinconia, che pure svanirà sotto gli impulsi eccitanti di un brusco cambiamento nella propria vita, dopo più di due anni trascorsi sempre dentro queste mura, dentro questa specie di amico. Ecco che ritorna la tendenza al drammatico: dopotutto, starò solo via cinque giorni su sette, dopotutto sono solo a Torino, e dopotutto a giugno saremo già di nuovo qua, e non avremo abbandonato nessuno.

Ieri ho aiutato mio padre a pulire lo stagnetto in giardino, reso nero dalle foglie e dal mallo delle noci in decomposizione. Abbiamo tirato fuori una ventina di pesci rossi, belli e grassi. Avevo dimenticato l'odore e la consistenza dei pesci rossi. Erano parecchi anni che non facevo questo lavoro.

Nei prossimi giorni non potrò scrivere. Ci vorrà un po' di tempo perché mi trasferiscano la linea telefonica a Torino.

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