venerdì, ottobre 31, 2008

kei (prima parte)

Oggi camminavo sotto la pioggia con un ombrello dal manico a forma di cane preso in un negozietto di Osaka sette anni fa.

Per farmi perdonare di aver mancato all'appuntamento settimanale di ieri, questa volta vi propongo ben tre foto di viaggi, corredate di resoconto scritto e spalmate tra oggi e il weekend. Riguardano una delle tante esperienze vissute in Giappone ficcandoci per caso nei luoghi più nascosti. Io non sono una persona avventurosa, ma questa è la mia idea di viaggio, e trovo inappagabile il piacere di scoprire in libertà posti strani e sconosciuti, a dispetto della mia naturale timidezza.
Uno di questi è il locale di Kei, il "Bistrot". Si trova in una viuzza vicino alla stazione della JR di Koenji, luogo in cui ci recavamo in bici ogni giorno per andare a Shinjuku da casa di Yukiko. Un locale davvero minuscolo, che sembrava tutto fuorché un locale. Ricordava piuttosto la cucina di un appartamento incasinatissimo. Il frigo era un normale frigo da cucina. Il gilet di Kei era appeso al muro con un attaccapanni. Vecchi cuscini di lana (ed era agosto!) sulle sedie. Dischi, videocassette, libri, soprammobili: ovunque regnava un caos indescrivibile. Una tale quantità di oggetti stipati in ogni angolo di uno spazio così piccolo è qualcosa che ho visto e vissuto soltanto in Giappone. E dappertutto sulle pareti, foto e dischi di Georges Brassens e manifesti che ricordavano la Francia di un tempo.
Potevamo non entrare in un posto così?


Agosto 2005, Koenji (Tokyo)
Un brindisi tra Silvia e Kei. La birra l'abbiamo pagata noi, ma se l'è versata pure lui, oltre ad aprire bottiglie a sua discrezione.

mercoledì, ottobre 29, 2008

accidentale

Stamattina la strada era ancora bagnata dalla pioggia. Mi mancava, devo dire.

Dopo un piccolo intervallo durante il quale mi sono letto qualche fumetto arretrato, mi sono dato a un'altra lettura breve: Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo. Un'opera teatrale piuttosto attuale, direi.
Eccone un breve estratto (questa volta non prendo il primo paragrafo):

[...]
MATTO Su, su con la vita, e tirate l'acqua... come si dice. Allegria, dottori!
QUESTORE Eh, parla bene lei... Nella nostra posizione... Le assicuro che c'è stato un momento in cui... quasi quasi, mi stavo buttando sul serio!
AGENTE Si stava per buttare? Di persona?
COMMISSARIO SPORTIVO Be', anch'io!
MATTO Vedete, vedete dottori, quando si dice il "raptus"! E di chi sarebbe stata la colpa?
QUESTORE Di quei bastardi del governo... e di chi sennò... che prima ti sollecitano... "reprimere, creare il clima della sovversione, del disordine incombente"...
COMMISSARIO SPORTIVO "Del bisogno di uno Stato forte!"
[...]

lunedì, ottobre 27, 2008

uno scovolino con due occhi sul muso

L'altro giorno, quando ho scritto questo post, credevo che grandinasse sulla finestra della mansarda, e invece era una gazza che ci camminava sopra. Oggi il cielo è grigio.

La mansarda a casa dei miei, dove lavoro adesso, è colma di vecchi ricordi. Come tutta la casa, del resto. Quassù tenevamo una vasca con dei girini raccolti in qualche pozza giù alla cava. Quassù ho passato interi pomeriggi a giocare ad Eye of the Beholder con mio fratello. Quassù venivo a studiare negli anni di liceo (visto che il tavolo della mia stanza era sempre troppo pieno di roba per poterlo usare). Quassù mi mettevo a cantare a squarciagola le canzoni dei Pink Floyd, di Nick Cave, di P.J. Harvey e dei Nine Inch Nails davanti allo specchio e con in mano un microfono spento.
Ma se si vogliono cercare ricordi più antichi, allora bisogna aprire la porta del solaio. Lì giacciono, immobili e polverosi, i frammenti sparsi di una vita comune sotto lo stesso tetto. Non so nemmeno bene cosa e quanto ci sia esattamente del mio passato e di quello della mia famiglia negli anfratti più inaccessibili, ma sono certo che, se passassi una giornata a frugare, rinverrei continuamente oggetti sopravvissuti alla mia memoria, e mi stupirei a ogni inaspettato ritrovamento.
Stamattina, dovendo andare in bagno e non volendo accompagnare quel momento di relax con qualcosa di troppo impegnativo, ho deciso di fare un tuffo nel passato, e sono andato a ripescare un vecchio numero di "Topolino". Credo di aver già parlato della mia infanzia passata a leggere "Topolino" a ogni ora. Così ho preso un numero a caso, sicuramente uscito negli anni Ottanta, e mi sono messo a sfogliarlo. Ho letto velocemente una storiella disegnata da Giorgio Cavazzano, il mio idolo di allora. Cercavo dettagli che potevano appartenere solo a quegli anni, ma in tutte le storie del volumetto mancavano riferimenti precisi al presente, il che in un certo senso le rendeva abbastanza universali e quindi non datate. Allora mi sono buttato sulla pubblicità. Ero certo che in quelle pagine avrei potuto cogliere lo spirito di quegli anni, visto come la pubblicità si plasma "sincronicamente" sul presente (o viceversa).
E infatti eccola lì: una pubblicità di Animillo, il magico vermillo.
Un vermicello rosso che sembrava uno scovolino con due occhietti incollati in cima, trainato da un filo di nylon. A suo tempo lo trovavo fantastico.
Ho capito che, sebbene fossimo i figli di un'era assai più prospera e consumista di quella vissuta dai nostri padri e dai nostri nonni, ci accontentavamo ancora relativamente di poco, allora.

venerdì, ottobre 24, 2008

in bocca al lupo

Cielo grigio chiaro. O forse avevo gli occhi appannati dal sonno.

Un in bocca al lupo sincero e un abbraccio a tutti gli studenti, ai ricercatori e ai docenti.
Fategliela vedere, a quei cani. A questo cane. E anche a questo qui.

P.S.: E un grazie, perché vi state battendo anche per la scuola che frequenterà Pietro.

giovedì, ottobre 23, 2008

3x1

Se camminando ti sembra che piova ma in realtà non sta piovendo, significa che hai gli occhi rigati?



1° Gennaio 2005, Marsiglia
Questa foto mostra tre cose:
1) Una donna dalle mille risorse.
2) Ivan, in un gioco di cornici, che non si sa bene cosa ci facesse in quel punto.
3) La gloriosa e ormai scomparsa macchina di Ivan (quella con la perenne brina sul tetto), compagna di tante avventure.

mercoledì, ottobre 22, 2008

confessioni (1)

Non fa poi così freddo, però accendere la stufa ogni mattina mi dà veramente piacere (solo se l'ho già preparata la sera prima).


Non ho mai imparato a usare il T9.


P.S.: Sì, lo so che come post è davvero misero, ma sono oberato di lavoro.

martedì, ottobre 21, 2008

coda tra le gambe

Qui marca pioggia, ma senza troppa convinzione.

Lo ammetto. Dopo aver pietosamente cambiato La canzone del lunedì in Una canzone ogni tanto, l'ho eliminata del tutto. So che non era un grande impegno, ma francamente non ho la costanza (anzi, la voglia) di cercare ogni settimana una canzone da inserire, e poi non stava nemmeno tanto bene e dubito che interessasse davvero a qualcuno.

lunedì, ottobre 20, 2008

cosa c'entrano i blonde redhead con la filologia cinese

Oggi fa più freddo. L'ottobre caldo giunge già al suo termine?

Il titolo del post di mercoledì scorso, in cui ho abbastanza pretestuosamente inserito il nome di un grande pensatore cinese, mi è stato suggerito da un ricordo riaffiorato proprio in questi giorni ascoltando Melody of Certain Damaged Lemons dei Blonde Redhead. Pensandoci bene, i ricordi riportati finora su questo blog si riferiscono quasi sempre all'infanzia, ma l'infanzia non è stata l'unica mia terra fertile di eventi memorabili. Gli anni del liceo, ad esempio, racchiudono una vera e propria mitologia inevitabilmente rievocata ogni volta che si vedono le vecchie conoscenze di allora. Ma anche gli anni dell'università sono stati anni carichi di bei ricordi: anni nei quali ho conosciuto amici poi entrati di diritto nell'Olimpo dei più cari, e anni nei quali mi sono spensieratamente divertito con Silvia e con i miei vecchi amici.
Il ricordo in questione riguarda un episodio strettamente universitario. E c'entrano appunto i Blonde Redhead, che ho sentito nominare per la prima volta in quell'occasione.
Credo che fosse verso l'estate del 2002, durante uno dei miei ultimi esami: filologia cinese. Un esame composto da una parte di traduzione dal cinese antico e di una parte di storia della filosofia. Un esame che non so bene per quale motivo fui costretto a inserire nel piano di studio visto che ero uno studente di giapponese, ma che si rivelò (a suo modo) interessante.
Dopo i pomeriggi passati a studiare a casa di Alice insieme a Mauro, con Yuki (il gatto di Alice) che si appendeva alle nostre schiene e frugava nei nostri zaini, eccoci al giorno dell'esame, che cadeva proprio durante la stagione dei concerti al Parco della Pellerina.
Il professore entra in classe e chiede subito: "Qualcuno di voi è andato a vedere i Blonde Redhead?".
Alice alza la mano.
Poi lui domanda ancora: "E Nick Cave?"
Questa volta rispondo: "Io".

-Come ti è sembrato?
-Bello, ma magari una quindicina di anni fa sarebbe stato meglio.
-Bravo. La pensiamo allo stesso modo.

Evvai! - penso - L'esame non poteva iniziare meglio!

Quando arriva il mio turno, il professore mi chiede:
- E qual è stato il pezzo migliore, secondo te?
- Mah, probabilmente The Mercy Seat.
- (scherzando) Che ne dici di un trenta?

Adrenalina alle stelle.

Poi però ho preso 27. La parte di storia della filosofia andò di per sé abbastanza bene, quella di traduzione dal cinese classico andò (OVVIAMENTE, aggiungerei) così così.
Ma probabilmente risultò determinante una mia risposta di filosofia. A un certo punto, il professore, forse ingraziato dalle nostre affinità musicali, mi chiese: "Qual è il tuo filosofo preferito?".
Io, che ero più interessato al taoismo e, in particolare, a Zhuangzi, gli risposi, con fare sicuro, qualcosa del tipo (ora non ricordo benissimo):

- ZHAOzi (e meno male che era il mio preferito).
- Lo sai cos'hai appena detto?
- ...No.
- Raviolo al vapore.
- Ah.

venerdì, ottobre 17, 2008

indennizzo

Una nebbia, uscendo di casa stamattina... e pensare che ieri pomeriggio ero in maniche corte...

Suona strano, ma ogni tanto (anzi, raramente) capita di ricevere qualcosa inaspettatamente senza dover dare nulla in cambio. Forse fa parte di una sorta di meccanismo di compensazione universale.
Ad esempio, ieri sono andato a raccogliere gli ultimi pomodori e seminare gli spinaci. Mentre sono lì che passo il rastrello, cosa noto vicino al ceppo di un noce? Un bel cespo di "famigliole". Alzo lo sguardo e mi accorgo che, vicino agli altri ceppi e ad alcuni alberi da frutta, ce ne sono parecchie Spuntano ogni autunno più o meno negli stessi punti, ma è il primo anno che ne vedo così tante. Soprattutto, è la prima volta che le prendo in tempo (spesso mi è capitato di trovarle già vecchie, dato che in questo periodo non vado molto spesso al ciabot).

Morale della favola: ho riempito tre cassette di funghi, lasciandone ancora qualcuno più piccolo che andrò a raccogliere oggi. Senza muovere un dito. Senza scomodarmi ad andarli a cercare altrove.
Credo che sia una specie di indennizzo per tutte le cose che ho seminato o piantato e che non hanno dato frutto.

P.S.: E non siamo stati male.

giovedì, ottobre 16, 2008

pesci

Lo stesso tempo di ieri.



Settembre 2008, Acquario di Genova
La mamma ci ha portati a vedere i pesci e i loro amici.

mercoledì, ottobre 15, 2008

un po' come zhuangzi e la farfalla

Siamo a metà settembre e il cotone la fa ancora da padrone.

In riferimento al post di lunedì... stamattina prendo la stessa via (non ci sono molte alternative, a dire il vero, a meno di non allungare il tragitto) e vedo in lontananza la stessa persona. La squadro mentre mi avvicino, affino la vista come faceva Manimal quando si trasformava in falco. Mi dico che questa volta sarà più facile capire, perché non ha più quei larghi occhiali da sole.

È la madre!
No aspetta, la figlia!
No, nessuna delle due!
Boh?!

Ad ogni modo, quando arrivo in corrispondenza, gonfio i polmoni ed emetto un sonoro "CIAO".

In definitiva, però, non ho capito chi fosse. Troppo giovane per essere la madre, troppo diversa per essere la figlia. Anzi, un po' diversa da tutte e due. Però era con la sorella della mia compagna di classe e se ricordo bene abitava proprio in quel punto, quindi tutto sembrerebbe condurre in queste due direzioni. E se fosse una zia, sorella della madre? Una zia, sì! Mi piace questa ipotesi.
Però... perché mi ha salutato l'altra volta, come se la conoscessi? Non mi sembra di aver preso io l'iniziativa, se non con lo sguardo.

Un momento... ci sono!
Forse è lei ad avermi scambiato per un'altra persona?

lunedì, ottobre 13, 2008

mi perdo in un bicchier d'acqua

Quel tempo che ti fa ancora piacere trovare quando esci di casa al mattino.

Stamattina, mentre camminavo da casa al mio nuovo "ufficio", sprofondato nell'intensa "Cioccolato I.A.C.P." degli Offlaga Disco Pax, incontro la madre di una mia compagna delle elementari. La saluto: "Salve". E tiro dritto per la mia strada.
Faccio una decina di metri.
Oh no.
Forse non era la madre della mia compagna delle elementari. Forse era proprio lei, la mia compagna delle elementari. Effettivamente era un po' che non la vedevo. Che figura di merda. Mi aggrappo alla speranza che il mio saluto sia risultato indistinto, visto che era la prima parola che dicevo in tutta la giornata e visto che già di norma non apro mai la bocca quando parlo. Sì, sarà andata sicuramente così. "Salve" sarà anche un saluto che non sa di niente, ma dopotutto ha il vantaggio di essere più o meno lungo come un "Ciao". Se invece avessi detto "Buongiorno," allora sì che... o forse no.
Sono rimasto lì, a camminare impantanato in questi dubbi fino a casa dei miei, mentre ormai 'iPod suonava per nessuno.

sabato, ottobre 11, 2008

mo' basta però

Prima maglia di lana. E a dire il vero non era nemmeno il caso.

Varazze è una città carina.
In particolare, mi piace la parte di budello che conduce al porto.
È bella la piazzetta con la chiesa e il ciottolato. Da quelle parti ho visto due fantastici vecchietti che suonavano l'organetto.

MA.

C'è decisamente un ABUSO di trompe l'oeil.

giovedì, ottobre 09, 2008

tempo

Devo dire che per ora il sole resiste bene, di pomeriggio.


A riguardare questa foto, mi sembra un po' di viaggiare nel tempo.
Novembre 2002, Asakusa (Tokyo)

mercoledì, ottobre 08, 2008

brivido

Questo post lo programmo. Vediamo se riesco a indovinare il tempo? Freddo e coperto con schiarita nel pomeriggio?


Scattata sulla Genova-Ventimiglia un paio di settimane fa. Non vi fa un po' impressione?

martedì, ottobre 07, 2008

malora

Tempo incerto.

L'altra settimana ho finito di leggere Il fattore umano (bello leggere qualcosa di non troppo lungo) e mi sono buttato subito su una lettura ancora più breve: La malora di Beppe Fenoglio.
Una lettura particolarmente emozionante, visto che abito a un passo dalle Langhe.

Ecco l'inizio:

Pioveva su tutte le langhe, lassù a San Benedetto mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra.
Era mancato nella notte di giovedì l'altro e lo seppellimmo domenica, tra le due messe. Fortuna che il mio padrone m'aveva anticipato tre marenghi, altrimenti in tutta casa nostra non c'era di che pagare i preti e la cassa e il pranzo ai parenti. La pietra gliel'avremmo messa più avanti, quando avessimo potuto tirare un po' su testa.
Io ero ripartito la mattina di mercoledì, mia madre voleva mettermi nel fagotto la mia parte dei vestiti di nostro padre, ma io le dissi di schivarmeli, che li avrei presi alla prima licenza che mi ridava Tobia.
Ebbene, mentre facevo la mia strada a piedi, ero calmo, sfogato, mio fratello Emilio che studiava da prete sarebbe stato tranquillo e contento se m'avesse saputo così rassegnato dentro di me. Ma il momento che dall'alto di Benevello vidi sulla langa bassa la cascina di Tobia la rassegnazione mi scappò tutta. Avevo appena sotterrato mio padre e già andavo a ripigliare in tutto e per tutto la mia vita grama, neanche la morte di mio padre valeva a cambiarmi il destino. E allora potevo tagliare a destra, arrivare a Belbo, e cercarvi un gorgo profondo abbastanza.

lunedì, ottobre 06, 2008

preistoria

Bellissimo sole mattutino d'autunno.

Quello che segue non vuole essere una lucida analisi di un fenomeno, ma solo uno sfogo e nient'altro. Un flusso di coscienza ingenuo, banale e scontato quanto si vuole, ma d'altronde questo blog non ha nessuna pretesa di dire cose originali o di informare. Ho solo voglia di sfogarmi, da persona ansiosa e impulsiva quale sono.

Cerco di consolarmi dicendo a me stesso che no, non è vero che in Italia il razzismo sta aumentando rapidamente e a dismisura. Mi dico che forse, purtroppo, certi episodi sono sempre accaduti, e che semplicemente la stampa più o meno di sinistra ne dà ora maggior risalto portandoli a galla uno dopo l'altro per mettere in difficoltà il governo. Ma ovviamente anche in questo caso sarebbe ben magra consolazione, anzi.
Parma, Milano, Castelvolturno, Roma, e chissà quanti altri ancora.
Questa cosa del razzismo dilagante mi colpisce, mi ferisce e mi preoccupa. La percepisco come uno schiaffo al contesto in cui sono stato allevato, educato. Il contesto che conosco e che sono stato abituato a vedere, probabilmente ingenuamente, come qualcosa di reale e n continuo miglioramento. Da piccolo, confrontando il passato con il presente, mi veniva da ipotizzare un futuro sempre più privo di discriminazioni, e non solo razziali (l'intero discorso vale anche per l'omofobia, ad esempio). Invece ora è come se vedessi ogni giorno sgonfiarsi la bolla in cui galleggiano vividi i disegni che mostravano girotondi di bambini di ogni razza ai tempi dell'asilo, i discorsi sulla fratellanza e sulla solidarietà al catechismo, i moniti delle lezioni di storia a scuola. I valori che mi sono stati impartiti in tenera età e sui quali si basa quindi il mio modo di pensare e sentire vengono contraddetti quotidianamente dalla realtà. Mi chiedo che valori offrirà a Pietro il mondo che lo circonda.
Certo, a vivere nella provincia del nord Italia, ai commenti razzisti si fa un po' il callo, anche se cambia di volta in volta l'oggetto di discussione. Una volta erano i 'terroni', poi si è passati (facendo fronte comune nell'incapacità di stabilire dei nessi col passato) ai vari immigrati da paesi stranieri. Quando però da blande generalizzazioni si passa a commenti e considerazioni più pesanti, quando il disprezzo condito d'odio diventa argomento di conversazione quotidiana e, per finire, nei casi più estremi, si trasforma in violenza da parte della "brava gente" italiana e dei suoi figli, o ancor peggio delle istituzioni, allora salgono anche i sentimenti di rabbia, ansia, dolore, vergogna per il proprio paese. Ti accorgi che, per quanto ci sforziamo di crederci e autoproclamarci "tolleranti" e "accoglienti", dietro la maschera ci sono solo paura, diffidenza e disprezzo. Non italiani non siamo gli unici a essere razzisti, certo. E lo siamo tutti o quasi, dal nord al sud. Chi più, chi meno. Ma non sono certo scusanti.
Ogni tanto, qualche esponente del nostro governo, sempre che di nome non faccia Borghezio o Calderoli, si dichiara "indignato" per i gravi episodi di razzismo avvenuti di recente. Dice che i colpevoli saranno puniti. Subito mi dico Beh, meno male, è già qualcosa. Poi però mi sale il nervoso, perché penso: Sì, ma non fingete di dimenticare che un ruolo molto forte l'avete avuto VOI nell'alimentare un'acuta percezione di insicurezza e paura nella gente, gettando benzina sul fuoco con le vostre televisioni e i vostri giornali manipolatori della realtà e fomentatori d'odio (a proposito: qui ci sono due articoli di Mentecritica che riportano due esempi calzanti delle strategie operate da media populisti: 1 e 2 - Ma la propaganda xenofoba sa essere più sottile, accattivante, infida e martellante di così). Avete inventato il male e poi vi siete fatti eleggere proponendo l'antidoto, speculando sulle paure della gente e distogliendo l'attenzione da altri problemi e dai vostri affari. Bravi. Ora dovete rimediare. Non potete lavarvene le mani così. I morti e le violenze non vi pesano sulla coscienza? (evidentemente no).
Mi fanno venire l'ulcera. Per la strada o in rete, gli stessi discorsi. Giudicare una persona per le proprie colpe o i propri meriti individuali, e non per la propria provenienza, il proprio credo o il proprio colore della pelle, sembra qualcosa di fantascientifico. Ribadire che ogni individuo è responsabile delle proprie azioni e non di quelle di tutta la sua gente non viene giudicato come frutto di semplice logica, ma come "buonismo". Eppure, concetti come questi mi sembrano talmente elementari e scontati, che mi vergogno quasi a ribadirli.
Io non credevo che mio figlio sarebbe cresciuto nella preistoria.

sabato, ottobre 04, 2008

profezie

Aria fresca. Si salta nelle isole di sole per godere di un po' di calore.

Un giorno, camminando per Varazze col passeggino, qualcuno dal dehors di un bar mi ferma per fare i complimenti a Pietro. È una cosa che capita molto spesso, con un bambino. Le signore anziane si posano a stormi, a contemplare intenerite i piccini... se poi questi hanno gli occhi color del mare e un ciuffetto platino... (mi vanto un po', dai).
Tuttavia, non è così comune che a fermarti sia un trans con lunghi capelli neri e lenti a contatto azzurrissime. Abbiamo fatto due parole e, a un certo punto, commentando la stazza di Pietro, mi fa, con accento sudamericano: "Da grande farà il calciatore!".
Ecco, se un commento del genere proviene da una madama attempata che prende il fresco sul lungomare, fa un effetto. Se invece viene da un trans brasiliano con chioma corvina e occhi vitrei, allora il tutto assume un'aria vagamente esoterica, e suona un po' come una profezia.
Oddio, un figlio calciatore?! Non ero preparato a questo!

giovedì, ottobre 02, 2008

mattino

Oggi il vento staccava le foglie gialle dall'alto nei noci e le portava verso l'orto, ritmato dall'inconfondibile suono delle noci che cadono giù e rotolano tra il fogliame.




Gennaio 2005, Marsiglia
Si vagava per la città il mattino di capodanno. L'aria era tiepida, le ore passate a dormire poche. Probabilmente non era nemmeno mattino.

mercoledì, ottobre 01, 2008

baci veri e finti alieni

Stavo per citare di nuovo "October" degli U2.

Ecco le migliori chiavi di ricerca di settembre. Le prime due sono decisamente le migliori.

1) baci romantici(come fare)
2) costumi di carnevale alieno telecomandato
3) "chili con carne", "cosa vuol dire"
4) autori di musica trascurati
5) calabroni puzza
6) canzoni di odio per un amico o fratello
7) dell' orto alice 11 anni fan club
8) pantofole radiohead
9) sognare parenti morti mai visti di amici
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