martedì, dicembre 12, 2006

treno

Il sole illumina il palazzo di fronte. Quello con il Bar Muen. Ma cosa vuol dire Muen? Sull'albero quasi spoglio qui di fronte saltellano tre o quattro fringuelli.

Ieri Silvia è andata alla prima visita. Ancora non le hanno fatto l'ecografia, ma in compenso ha potuto sentire il battito del cuore del bimbo, e andava come un treno. Quando me l'ha detto, ho provato una forte emozione, perché era la prima prova tangibile della sua esistenza nel mondo reale.

Come al solito, ho un sacco di lavoro e di cose alle quali pensare. Mi sa tanto che, fino a fine gennaio, dovrò riprendere a lavorare costantemente anche di sera, altrimenti non ce la faccio con il libro. In questi giorni sono in vena di cose lievemente più dure rispetto ai miei normali standard. Sto riscoprendo con molto piacere Daydream Nation dei Sonic Youth (un album che comprai quando facevo il liceo perché tutti ne dicevano un gran bene ma che, in fondo in fondo, non mi aveva mai appassionato più di tanto), e l'altro giorno, dopo aver visto il bel Last Days di Gus Van Sant, mi sono ascoltato un po' di Nirvana. Diversamente da molti miei coetanei, io non ho vissuto la fase Nirvana, né prima né dopo la morte di Kurt Cobain, e conosco poco o niente del grunge di cui una decina danni fa (e anche qualcosa di più sigh) si parlava tanto. Qualcosina dei Pearl Jam, qualcosina degli Alice In Chains... ma in maniera abbastanza superficiale. Forse ora è un po' tardi, ma è bello che si possa giungere alle stesse cose per vie più tortuose.

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