lunedì, aprile 30, 2007

castoro


Sempre sole, come sempre si sta bene. Ma non doveva piovere? Be', meglio così, per ora.


Stiamo ospitando una signora giapponese, che si fa chiamare Acchan. Non è la prima volta che facciamo questa esperienza, che ci ha regalato bei momenti qualche anno addietro con la piccola Nozomi e l'incredibile Panman. L'altra sera abbiamo fatto origami, e devo dire che i giapponesi sanno fare delle cose incredibile con nulla. L'idea di trasformare in mille cose un foglietto di carta è di per sè geniale, e ogni tanto ti si aprono dei mondi a vedere la semplicità di alcune soluzioni non scontate. Ieri sono venuti a trovarci Alice, Shinji, Riky e Mauro (dal futuro), abbiamo fatto una breve scampagnata tanto per non sentirci in colpa per il gelato con le fragole. Riky ha anche fatto un formidabile gamberetto di carta, impresa in cui mi cimenterò anch'io presto o tardi. Magari con Pipì, un po' più avanti. Mauro, il mio fotografo ufficiale, mi ha anche mandato una foto di ieri, che come da promessa metto qui a fianco. Commento: sto ingrassando, guardate che guance da castoro mi stanno venendo.

giovedì, aprile 26, 2007

alba

Oggi ha fatto temporale.

Finito Una promessa d'estate (carino, ma non mi ha preso più di tanto) ho iniziato ieri I ventitre giorni della città di Alba di Fenoglio. Per puro caso, ieri era anche il 25 aprile.
L'inizio è celebre, ma lo cito lo stesso:
Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell'anno 1944.

mercoledì, aprile 25, 2007

visita all'adolescenza

Fine aprile, e già sembra giugno. Speriamo che il bimbo non si sbagli.

Ieri sera, dopo un'attesa di quattro-cinque mesi, mi è finalmente arrivata l'adsl. Ovviamente la promozione era scaduta, e ora dovrò aspettare una settimana perché me la convertano in flat.
In questi ultimi tempi sono successe un sacco di cose, ma con il lavoro non ho avuto molto tempo per scriverle tutte.
Sabato si è sposato Varaldo, o Varambo, o Rambo come l'abbiamo sempre chiamato noi. Rambo è sempre stato un tipo strano, ma alla fin fine è stato un po' l'eroe della nostra adolescenza: l'autore, durante gli anni di liceo, di quelle azioni assolutamente memorabili che negli anni a venire avremmo ripetutamente rievocato e raccontato ai quattro venti. Alla cena gli abbiamo regalato un kit per un futuro piccolo Varambo: una piccola moto-triciclo, con una piccola borsa-frigo contenente delle ciabattine, degli asciugamani da mare, occhiali da sole da bambino e qualche libro per bimbi. Il tutto ha origine da uno degli atti più memorabili di Rambo, che ho già raccontato pressoché a chiunque: durante una cena di classe, prima dell'ultimo giorno di scuola, decidemmo che il giorno successivo saremmo dovuti andare a scuola tutti vestiti da spiaggia. Ovviamente, tutti noi prendemmo la cosa alla leggera, come un'idea estemporanea dettata dall'alcol e dall'entusiasmo, ma Rambo, che era, ed è tuttora, una persona entusiasta, il giorno seguente venne a scuola in scooter, con infradito, asciugamano sulla spalla, bermuda e (il capolavoro) i libri nella borsa frigo. Una professoressa severa e il nostro preside (che non brillava certo per senso dell'umorismo) gli dissero che così non poteva entrare a scuola. Allora lui tornò a casa e ritornò tutto tirato in vestimenta elegante, con il macchinone del padre e i libri in una ventiquattrore. Tirò fuori la penna dal taschino per firmare la giustificazione e disse "Così va bene?". Ci fu un'ovazione di cinque minuti.
Dopo il matrimonio, io, Mana, Luca, Bolla e Marchisio siamo andati a far visita al nostro vecchio liceo, ormai abbandonato. Un gesto da film sui trentenni, ma è stato divertente.
L'altro ieri, invece, sono andato a vedere il concerto di un altro dei grandi simboli della mia adolescenza: Roger Waters, ex bassista e leader dei Pink Floyd. Bel concerto e grande spettacolo, come c'era da immaginarsi, anche se, com'era ovvio, sembrava un po' di andare a vedere i Pink Floyd in un museo: c'era un po' tutto quel che ci si sarebbe aspettati, senza nulla di più, e gli unici momenti sinceramente emozionanti sono stati quelli di The Final Cut e alcuni di The Wall. Ma sono contento di esserci andato, altrimenti me ne sarei sicuramente pentito, in futuro. E sono contento di esserci andato con Mana, con cui ho condiviso l'amore per questa band, nei primi anni di liceo.

venerdì, aprile 20, 2007

kurosawa

Primavera-estate, come negli ultimi giorni.

Ieri e l'altro ieri c'è finalmente stata la presentazione del libro e della rassegna su Kurosawa Kiyoshi. Io ovviamente ero agitatissimo per svariati motivi: perché ero emozionato a incontrare Kurosawa dopo tanto tempo, perché si trattava della fine di un lungo percorso, ma soprattutto perché io non sono affatto un grande oratore e l'idea di parlare in pubblico mi terrorizza sempre. Comunque, a parte il fatto che ho bagnato di sudore il microfono durante la conferenza stampa e a parte il fatto che alla presentazione serale di mercoledì mi sono un po' impappinato, è andato tutto bene. Specialmente il dibattito e la presentazione di Cure, ieri sera, sono stati interessanti e divertenti. Le sue risposte sono state tutte brillanti (forse rese più scelte dal vino durante la cena - una cena buttata giù di corsa per arrivare in tempo al dibattito) e lui ha dato prova di grandezza e straordinaria umiltà. Kurosawa e sua moglie sono due persone davvero carine. Ci ha fatto piacere conoscerli e avrei voluto poterci parlare di più e non solo dei suoi film. Poi ero un po' imbarazzato per il mio giapponese parlato così arrugginito e, soprattutto, come mio solito non so mai cosa dire alle persone. Comunque sia, anche le cene con loro sono state davvero piacevoli.
Che dire... un po' la coronazione di un sogno?
Ieri sera sono arrivato a casa esausto, e mi sono finalmente messo a sfogliare il libro bevendo una tisana.
Oggi è il mio compleanno, quindi mi sono concesso un po' più di sonno... ma ora devo assolutamente tornare al lavoro!

giovedì, aprile 12, 2007

non al denaro non all'amore né al cielo

Stamattina è un po’ nuvolo, ma di quel nuvolo che scompare presto.

Alla fine mi sono tolto il dente e ho chiamato la padrona per dirle del pezzo di cucina, ed è stata comprensiva. Io e Silvia ci perdiamo in un bicchiere d’acqua per delle stupidaggini.
Sto lavorando tanto, ma su un fumetto scritto talmente bene (Hikaru no go) che è proprio un piacere tradurlo. Ieri mattina ho fatto alcune commissioni, visto che ci restano solo altri due giorni da passare a Torino (oddio, la settimana prossima sono di nuovo qui per la presentazione del libro). Ho fatto un salto alla FNAC e, dopo aver frugato qua e là senza trovare niente di soddisfacente (alcune cose non erano scese di prezzo, altre che erano scese erano poi risalite…), ho finalmente trovato Non al denaro non all’amore né al cielo di De André a 10 euro (contro i soliti 19), e non me lo sono fatto scappare.
Ha anche un libretto succoso con intervista di Fernanda Pivano, all’interno. Ascoltarlo di primavera fa effetto, perché è proprio in primavera che l’ho ascoltato per intero per la prima volta (solo una decina d’anni fa). Poi mi ricorda anche il periodo in cui io e Silvia ci siamo conosciuti, siamo diventati amici, ci siamo messi insieme. Gli ultimi versi di questo disco (che, per chi non lo sapesse, è ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters), nelle parole del "Suonatore Jones", recitano:

e un ridere rauco
e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto

Così è esattamente come vorrei morire io, è ciò che anch’io vorrei essere in grado di scrivere sulla mia lapide un giorno, anche se non sono il suonatore Jones, anche se, diversamente da lui, io ho parecchi pensieri rivolti "al denaro e all’amore" (per quanto riguarda il cielo… mah, forse sì, se per cielo intendiamo la coscienza).

mercoledì, aprile 11, 2007

il pezzetto di plastica

Siamo in primavera inoltrata e le mattinate si fanno più luminose.

Stiamo trascorrendo gli ultimi giorni nell’appartamento, e solo ieri sera abbiamo capito cos’era quel pezzetto di plastica nera trovato qualche mese fa sul gas. È un pulsante della cappa che abbiamo rotto chissà quando, chissà come. Proprio ieri pomeriggio ho detto alla padrona che non avevamo danneggiato niente. C’è sempre qualche grana a cui pensare, uffa.
Vabbè. Ho iniziato a leggere Una promessa d’estate, un romanzo sottile che avevo comprato qualche tempo fa nella libreria orientale. L’autore, leggo sulla quarta di copertina, è un transessuale giapponese. Ancora non so dare un giudizio, ma ecco qui l’inizio:

Matsui Maruo aveva completamente dimenticato quella promessa di andare in campeggio ad agosto. O meglio, non l’aveva presa troppo sul serio fin dall’inizio.
Erano passati ormai più di due mesi, e così quando il suo ragazzo Mikihashi Hikaru, ventisette anni e un lavoro come redattore freelance, gli aveva chiesto "Come mai io non sono stato invitato?", guardandolo fisso con i suoi occhioni ben marcati che tutti dicevano spiccicati a quelli del pupazzo simbolo della catena di pasticcerie Fujiya, era ovvio che non avesse capito affatto il motivo di quel rimprovero…

sabato, aprile 07, 2007

sogni e pugni

Si preannuncia un'altra giornata in direzione dell'estate.

A Torino sogno di meno. Qui a Canale i sogni sono più assurdi e articolati. Peccato che stanotte non sia riuscito a dormire molto.
Ieri notte ho sognato che ero in cima alla cresta di una montagna di sabbia, sotto la quale si stendeva, ai due lati, un lago. Faceva freddo, era inverno. Io volevo raggiungere la riva, di fronte a me, ma avevo il terrore di perdere l'equilibrio. Stavo pensando perciò di camminare strisciando. C'erano anche Mauro e Alice, ma loro han deciso di buttarsi in acqua e farsi una nuotata. Peccato che io non sappia nuotare.

Stanotte invece ho sognato che io e Silvia facevamo la spesa. Compravamo anche un motosega giallo e un'enorme valigia dello stesso colore, ma quelle sono dovute passare a un controllo, perciò Silvia è andata avanti, e io ho aspettato. Il controllo, che prima sembrava in un aeroporto, era in realtà in una casa. Subito ho capito che era Natale, anzi, si era proprio poco prima del pranzo di Natale. La famiglia che abitava lì si apprestava a mangiare, ma io dovevo prendere ancora il mio motosega e la mia valigia. Mi hanno anche offerto un bicchiere di Moscato, o forse di Arneis, ma io l'ho abbandonato appendendolo pieno allo stipite della porta, perché avevo fretta e tanto ero già ubriaco. Non so perché, ma uscito di lì avevo in mano una Moretti, le strade sembravano quelle giapponesi, e io rientravo a casa passando dal retro di un ristorante. Tornato a casa, mi sono reso conto che avevamo dimenticato le borse della spesa.

Non so perché certi giorni mi sento la faccia come se me l'avessero presa a pugni, e mi viene un leggero tic sulla parte destra della faccia. Ci mancava solo questa.

venerdì, aprile 06, 2007

primavera e amici

Caldo, questa è la davvero la primavera.

Sono a Canale, sono appena tornato dal ciabot, dove ho segato un po' di legna, e sto benissimo. Ne avevo bisogno. Anche questo mese ho un sacco di lavoro e di cose alle quali pensare, ma è impensabile restare tutto il giorno davanti al computer. Ieri, preso un po' dal panico, sono stato fino alle undici. Vabbè, non posso riempire il blog solo dei miei piagnistei.
Siamo a Canale per qualche giorno, e a Torino passeremo solo più la prossima settimana. Non sono poi così triste di lasciare l'appartamento là, forse perché la primavera qua è decisamente meglio.

Qualche giorno fa si è sposata Manu. È stato un bel matrimonio, ed era bello vedere lei e Diego felici. Abbiamo mangiato e bevuto dalle dieci e mezza di mattino alle due di notte, e qualcuno ne ha risentito. Ora sono in viaggio per la California, ci hanno già scritto. Per l'occasione, la settimana scorsa è venuta in Italia anche Yukiko, la signora che ha ospitato me in Giappone nell'autunno del 2002, e poi insieme a Silvia un paio di estati fa. E' una persona straordinaria, e ci ha fatto davvero piacere stare con lei e la sua amica Kumiko, anche se la cosa, con il matrimonio in mezzo, il lavoro e tutto quanto, si è rivelata un po' stancante.

Storie di uno scemo di guerra è davvero bellissimo. Vorrei citarne alcune parti, come quello dell'uomo che dorme fingendosi morto tra i cadaveri dei tedeschi e degli americani, o quella delle mosche, o quella del sosia. Ma finirei per riportarlo tutto, quindi non posso che consigliarlo a tutte le persone alle quali voglio bene e non.
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