lunedì, luglio 17, 2006

libri volanti e libri pesanti

Stamattina il cielo è un po' coperto. Sono un fan del sole, ma speriamo che resti così ancora un poco. Si lavora meglio, d'estate, a cielo coperto. E poi ho già un cerchio alla testa e un sacco di lavoro, e il caldo che ti appiccica alla scrivania e alla tastiera ti pesa come un macinio.
Ho finito l'altra sera di leggere La confraternita dell'uva di John Fante. Un libro stupendo, divertente e doloroso, una storia di padri ma soprattutto di figli (perdonate l'ovvietà). Il primo libro di Fante me l'ha regalato Mana. Questo l'avevo regalato io a Silvia. Nell'edizione Einaudi c'è una prefazione di Vinicio Capossela, scritta con il suo solito stile iperbolico, assai lontano da quello di Fante. Sebbene, per carità, Accolita di rancorosi, che proprio a questo libro si ispira, sia una bella canzone. In alcuni punti, comunque, la prefazione ci azzecca, come quando parla delle mosche (che in realtà erano vespe). Ogni tanto mi ci va un libro di Fante, come mi ci va un libro di Murakami (ho iniziato ieri sera Tutti i figli di dio danzano, il cui primo racconto, fantastico, promette assai meglio di L'elefante scomparso). Sono quegli autori che volano in un soffio, che aspetti arrivi la sera per poter leggere, che la fine arriva sempre troppo presto. Invece devo confessare che, seppur bellissimo, mi ci sono voluti mesi per finire Il tamburo di latta di Gunter Grass (ma alla fine ce l'ho fatta!).

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