venerdì, maggio 11, 2007

campane

Ora il caldo è entrato anche in casa, e anche di mattina presto sto in maglietta.

La melodia (si fa per dire) delle sette, delle campane della chiesa qui accanto, è cambiata. Prima era una specie di frastuono cacofonico senza un perché, ora solo un'interminabile serie di rintocchi tutti uguali... non sette, ma molti molti di più (prima o poi li conto). Perché poi? Mica si alzano tutti a quell'ora... è la Chiesa che vuole svegliare i suoi fedeli? E i non fedeli? Fa parte della solita attitudine della Chiesa di imporre le proprie cose a tutti indiscriminatamente?
Sia quel che sia... fatto sta che a me prende il nervoso, se sento quelle campane alle sette. Va già bene che tanto dovevo comunque alzarmi, in questi giorni.
Peccato, perché in alcune occasioni il suono delle campane è bello. È bello se è distante, ad esempio. Perché echeggia sui paesi e, nelle sere d'estate, insieme alle grida in picchiata delle rondini e al pulsare dei grilli, restituisce un'immagine rurale estremamente evocativa. Ma si sa che la distanza addolcisce le cose e sfuma i contorni. E io invece queste campane le ho a cento metri, praticamente in casa.

1 commento:

alice ha detto...

E a proprosito di campane ti ricordo:

No man is an island,
entire of itself;
every man is a piece of the continent,
a part of the main.
If a cloud be washed away by the sea,
Europe is the less,
as well as if a promontory were,
as well as if a manor of thy friends
or of thine own were.
Any man's death diminishes me,
because I am involved in mankind
and therefore never send to know
for whom the bell tolls
it tolls for thee.

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