lunedì, ottobre 27, 2008

uno scovolino con due occhi sul muso

L'altro giorno, quando ho scritto questo post, credevo che grandinasse sulla finestra della mansarda, e invece era una gazza che ci camminava sopra. Oggi il cielo è grigio.

La mansarda a casa dei miei, dove lavoro adesso, è colma di vecchi ricordi. Come tutta la casa, del resto. Quassù tenevamo una vasca con dei girini raccolti in qualche pozza giù alla cava. Quassù ho passato interi pomeriggi a giocare ad Eye of the Beholder con mio fratello. Quassù venivo a studiare negli anni di liceo (visto che il tavolo della mia stanza era sempre troppo pieno di roba per poterlo usare). Quassù mi mettevo a cantare a squarciagola le canzoni dei Pink Floyd, di Nick Cave, di P.J. Harvey e dei Nine Inch Nails davanti allo specchio e con in mano un microfono spento.
Ma se si vogliono cercare ricordi più antichi, allora bisogna aprire la porta del solaio. Lì giacciono, immobili e polverosi, i frammenti sparsi di una vita comune sotto lo stesso tetto. Non so nemmeno bene cosa e quanto ci sia esattamente del mio passato e di quello della mia famiglia negli anfratti più inaccessibili, ma sono certo che, se passassi una giornata a frugare, rinverrei continuamente oggetti sopravvissuti alla mia memoria, e mi stupirei a ogni inaspettato ritrovamento.
Stamattina, dovendo andare in bagno e non volendo accompagnare quel momento di relax con qualcosa di troppo impegnativo, ho deciso di fare un tuffo nel passato, e sono andato a ripescare un vecchio numero di "Topolino". Credo di aver già parlato della mia infanzia passata a leggere "Topolino" a ogni ora. Così ho preso un numero a caso, sicuramente uscito negli anni Ottanta, e mi sono messo a sfogliarlo. Ho letto velocemente una storiella disegnata da Giorgio Cavazzano, il mio idolo di allora. Cercavo dettagli che potevano appartenere solo a quegli anni, ma in tutte le storie del volumetto mancavano riferimenti precisi al presente, il che in un certo senso le rendeva abbastanza universali e quindi non datate. Allora mi sono buttato sulla pubblicità. Ero certo che in quelle pagine avrei potuto cogliere lo spirito di quegli anni, visto come la pubblicità si plasma "sincronicamente" sul presente (o viceversa).
E infatti eccola lì: una pubblicità di Animillo, il magico vermillo.
Un vermicello rosso che sembrava uno scovolino con due occhietti incollati in cima, trainato da un filo di nylon. A suo tempo lo trovavo fantastico.
Ho capito che, sebbene fossimo i figli di un'era assai più prospera e consumista di quella vissuta dai nostri padri e dai nostri nonni, ci accontentavamo ancora relativamente di poco, allora.

1 commento:

Riki ha detto...

Anche da noi c'era sto vermicello! E quanto lo desideravo!!!!!

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