lunedì, ottobre 06, 2008

preistoria

Bellissimo sole mattutino d'autunno.

Quello che segue non vuole essere una lucida analisi di un fenomeno, ma solo uno sfogo e nient'altro. Un flusso di coscienza ingenuo, banale e scontato quanto si vuole, ma d'altronde questo blog non ha nessuna pretesa di dire cose originali o di informare. Ho solo voglia di sfogarmi, da persona ansiosa e impulsiva quale sono.

Cerco di consolarmi dicendo a me stesso che no, non è vero che in Italia il razzismo sta aumentando rapidamente e a dismisura. Mi dico che forse, purtroppo, certi episodi sono sempre accaduti, e che semplicemente la stampa più o meno di sinistra ne dà ora maggior risalto portandoli a galla uno dopo l'altro per mettere in difficoltà il governo. Ma ovviamente anche in questo caso sarebbe ben magra consolazione, anzi.
Parma, Milano, Castelvolturno, Roma, e chissà quanti altri ancora.
Questa cosa del razzismo dilagante mi colpisce, mi ferisce e mi preoccupa. La percepisco come uno schiaffo al contesto in cui sono stato allevato, educato. Il contesto che conosco e che sono stato abituato a vedere, probabilmente ingenuamente, come qualcosa di reale e n continuo miglioramento. Da piccolo, confrontando il passato con il presente, mi veniva da ipotizzare un futuro sempre più privo di discriminazioni, e non solo razziali (l'intero discorso vale anche per l'omofobia, ad esempio). Invece ora è come se vedessi ogni giorno sgonfiarsi la bolla in cui galleggiano vividi i disegni che mostravano girotondi di bambini di ogni razza ai tempi dell'asilo, i discorsi sulla fratellanza e sulla solidarietà al catechismo, i moniti delle lezioni di storia a scuola. I valori che mi sono stati impartiti in tenera età e sui quali si basa quindi il mio modo di pensare e sentire vengono contraddetti quotidianamente dalla realtà. Mi chiedo che valori offrirà a Pietro il mondo che lo circonda.
Certo, a vivere nella provincia del nord Italia, ai commenti razzisti si fa un po' il callo, anche se cambia di volta in volta l'oggetto di discussione. Una volta erano i 'terroni', poi si è passati (facendo fronte comune nell'incapacità di stabilire dei nessi col passato) ai vari immigrati da paesi stranieri. Quando però da blande generalizzazioni si passa a commenti e considerazioni più pesanti, quando il disprezzo condito d'odio diventa argomento di conversazione quotidiana e, per finire, nei casi più estremi, si trasforma in violenza da parte della "brava gente" italiana e dei suoi figli, o ancor peggio delle istituzioni, allora salgono anche i sentimenti di rabbia, ansia, dolore, vergogna per il proprio paese. Ti accorgi che, per quanto ci sforziamo di crederci e autoproclamarci "tolleranti" e "accoglienti", dietro la maschera ci sono solo paura, diffidenza e disprezzo. Non italiani non siamo gli unici a essere razzisti, certo. E lo siamo tutti o quasi, dal nord al sud. Chi più, chi meno. Ma non sono certo scusanti.
Ogni tanto, qualche esponente del nostro governo, sempre che di nome non faccia Borghezio o Calderoli, si dichiara "indignato" per i gravi episodi di razzismo avvenuti di recente. Dice che i colpevoli saranno puniti. Subito mi dico Beh, meno male, è già qualcosa. Poi però mi sale il nervoso, perché penso: Sì, ma non fingete di dimenticare che un ruolo molto forte l'avete avuto VOI nell'alimentare un'acuta percezione di insicurezza e paura nella gente, gettando benzina sul fuoco con le vostre televisioni e i vostri giornali manipolatori della realtà e fomentatori d'odio (a proposito: qui ci sono due articoli di Mentecritica che riportano due esempi calzanti delle strategie operate da media populisti: 1 e 2 - Ma la propaganda xenofoba sa essere più sottile, accattivante, infida e martellante di così). Avete inventato il male e poi vi siete fatti eleggere proponendo l'antidoto, speculando sulle paure della gente e distogliendo l'attenzione da altri problemi e dai vostri affari. Bravi. Ora dovete rimediare. Non potete lavarvene le mani così. I morti e le violenze non vi pesano sulla coscienza? (evidentemente no).
Mi fanno venire l'ulcera. Per la strada o in rete, gli stessi discorsi. Giudicare una persona per le proprie colpe o i propri meriti individuali, e non per la propria provenienza, il proprio credo o il proprio colore della pelle, sembra qualcosa di fantascientifico. Ribadire che ogni individuo è responsabile delle proprie azioni e non di quelle di tutta la sua gente non viene giudicato come frutto di semplice logica, ma come "buonismo". Eppure, concetti come questi mi sembrano talmente elementari e scontati, che mi vergogno quasi a ribadirli.
Io non credevo che mio figlio sarebbe cresciuto nella preistoria.

Nessun commento:

Locations of visitors to this page