giovedì, maggio 22, 2008

linus palm

Stanotte ho sognato che nevicava.

Ho sognato che nevicava, appunto. Ma nevicava grosso come le strisce di stoffa che si inseriscono nei pannolini di Pietro. E io osservavo nevicare dalle fessure della tapparella, in camera da letto. Ho anche sognato che andavo a comperare non so cosa nel minimarket di Lino Palma, che però era gestito da Benedetta, la mamma di Giovanni. A un certo punto sento qualcuno fuori dal negozio, nella piazza della torre, che parla di me in dialetto siciliano. Mi aspetto che entri questa persona, e invece mi si avvicina un tizio con gli occhiali, che mi dice: "Ti ricordi di me? Andavamo a scuola insieme". Io ci penso, ma i due decenni trascorsi dalle medie e dalle elementari è come se si allungassero, formando una barriera insormontabile. Chi è quella persona? Era in classe con me? Forse era un ripetente giunto all'ultimo anno. Forse qualcuno che poi si è trasferito. A un certo punto arrivano anche Vaga e Fabrizio, un mio compagno delle medie che ora vedo molto di rado e con cui ci scambiamo giusto un saluto. Ci mettiamo a mangiare tutti e quattro in un angolo del minimarket, che nel sogno faceva anche da trattoria, di sera. Il tavolo quadrato era posizionato vicino alla cassa, ma era piccolo e si stava molto molto stretti, perché lì vicino era pieno di bottiglie ai piedi degli scaffali. E dire che erano solo le sette e mezza, e il locale era ancora vuoto. Perché mettersi proprio lì, dunque?
In un altro sogno, o forse sempre nello stesso, io e Silvia dovevamo andare a cena dai miei, ma erano già le nove e mezza di sera, ed eravamo in ritardo con i preparativi. Vivevamo sempre nel minimarket. Io ero appena arrivato da un lavoro serale in una fabbrica deserta. Finito il turno, ero tornato di corsa, e i miei passi echeggiavano nell'enorme struttura, vuota come la carcassa di un dinosauro. Il tempo passava. Erano quasi le dieci.

Ora, perché proprio Lino Palma? Saranno un paio di settimane che non ci metto piede. L'unico collegamento che mi viene in mente è troppo assurdo per essere vero, e potrebbe significare che:

a) la mia mente è davvero troppo, troppo intricata
b) si tratta di una inguaribile deformazione professionale, ossia un istinto a tradurre tutto ciò che mi passa davanti
c) quando si è morti di sonno, guardare Lost a mezzanotte mangiando torta e bevendo camomilla fa male

Il collegamento è: la puntata di Lost che abbiamo visto ieri sera si concludeva su Benjamin Linus in mezzo alla giungla. Piena, come al solito, di palme.

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