sabato, settembre 01, 2007

troie di regime

Sole di Settembre.

Ieri sera, verso mezzanotte, mi è capitato di vedere un pezzo di uno speciale sui lavavetri, dovuto alla questione che si è sollevata negli ultimi giorni. A un certo punto, compare come colonna sonora del servizio un frammento di La domenica delle salme, di Fabrizio De André. Quello, appunto, sui lavavetri polacchi fermi ai semafori a lavare i finestrini magari delle FIAT Uno, forse in partenza per le vacanze (almeno secondo le interessanti interpretazioni sul testo che potete trovare qui su viadelcampo - da solo non avevo colto molte metafore, lo ammetto).

I versi recitano:

I polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

Ma siccome siamo in Italia, i curatori del servizio hanno pensato bene di amputare ad arte il verso che ho evidenziato in rosso.
Ora, sulla TV italiana siamo ormai abituati a ogni nefandezza, forse di più su Mediaset, ma anche la RAI se la cava bene. Di troie in carne e ossa è già piena, c'è da scandalizzarsi per la sola parola? Che bisogno c'era di deturpare ipocritamente un verso di quella che probabilmente è una delle più belle poesie dell'ultimo ventennio sull'Italia, rendendolo incomprensibile e privo di logica (di fatto viene a mancare il verbo relativo a "polacchi" e il soggetto della frase successiva, e "semafori" non si accorda certo a "lanciate", in quanto a genere)? Paura della parola? Paura della metafora? E allora non potevate prendere un'altra canzone?

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