giovedì, gennaio 17, 2008

tre sogni

Finalmente è tornato il cielo azzurro. La pioggia mi faceva venire troppa voglia di primavera, ed è presto per essere stufi dell'inverno.

L'altra notte ho sognato che facevo il cameriere in una trattoria francese. Ero un po' l'ultima ruota del carro, però mi divertivo. In realtà è stato un sogno lungo e complesso, ma ricordo solo questo.

Questa notte ho sognato che frequentavo una scuola a Priocca, un paese da queste parti. Era il primo dell'anno e per qualche motivo non potevo andare in macchina, quindi mi sono incamminato a piedi, passando sulle colline, per paesi in realtà inesistenti. Ho anche incontrato Ivan che andava in una scuola di Govone, e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. In realtà Govone non era veramente Govone. A un certo punto, siccome la strada passava per forza dentro a un bar, ci sono entrato. Ho tirato dritto fino alla porta sul fondo, ritrovandomi su una scalinata di legno. Era una bella scalinata solida, e tutto era in legno. Arrivato al fondo, sono entrato in una porta, e mi sono ritrovato in un salotto privata. Al fondo della sala c'era una donna che faceva ginnastica di fronte a un finestrone, con piglio un po' new age. Sarà anche stata la particolare luce dell'alba a darmi quell'impressione. Le spiego che ero lì perché dovevo andare a Priocca. Probabilmente in un primo momento non mi ha creduto, perché mi sono accorto che, mentre mi affacciavo alla finestra per commentare entusiasta quant'era bello il maestoso lago su cui si affacciava la casa, lei controllava che non rubassi nulla dal davanzale.

Ogni mattina, Pietro mi fa la sveglia tra le 7:30 e le 8:30. Io mi alzo, vado in bagno, accendo la stufetta e la luce piccola, lo tiro su, gli cambio il pannolino, consegno la creatura alla mamma che gli dà il latte, dopodiché vado a fare colazione e a lavorare. Stamattina però, quando sono ritornato dal bagno, lui si era riaddormentato, così ne ho approfittato per mettermi la tuta e, visto che non accennava a risvegliarsi, ho ceduto alla tentazione e mi sono infilato di nuovo sotto le coperte, visto che non erano nemmeno le otto. Ci sarò stato una decina di minuti, ma ho fatto in tempo a riaddormentarmi e a sognare. Ricordo solo l'immagine del momento in cui sono stato risvegliato dalla voce inesistente di Silvia: c'era un gommone giallo e militari che urlavano.

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