martedì, gennaio 06, 2009

strange weather

Ho camminato in una neve sofficissima, nel deserto delle nove di mattina dell'epifania.

Rendo omaggio al titolo di questo blog con un post interamente dedicato al tempo.
Come sapete, quasi ogni giorno percorro più o meno gli stessi dieci minuti di strada che separano casa mia da quella dei miei, e ciò fa sì che ogni giorno mi si proponga più o meno la stessa scena con minime variazioni sul tema, per lo più di natura climatica. Da quando ho trasferito il mio "ufficio", il tempo è cambiato parecchio. Ricordo che, ai primi di ottobre, c'era ancora addirittura da togliersi la maglia dal caldo, dopo la salita di Via Mompissano. Giorno dopo giorno, tra sole, pioggia, vento, brina, neve e ghiaccio, sono scivolato, insieme alle solite vie, nel cuore dell'inverno, e nello stesso arco di tempo, scivolerò verso la primavera. La circolarità dei mutamenti stagionali mi emoziona. Perché, pur seguendo sempre lo stesso corso, la natura appare ai nostri occhi sempre nuova. Mi suona sempre strano pensare che, dopotutto, io ho vissuto solo trenta inverni, trenta primavere, trenta estati, trenta autunni. Sembrano pochi, detto così. E quanti potrò averne vissuti, alla fine della mia vita? Se anche ne vivessi cento, sarebbe comunque qualcosa di relativamente nuovo.
Il tempo, però, ci riserva talvolta delle sorprese inaspettate e forse, addirittura, del tutto nuove. Anche per questo sono contento di essere ora costretto a uscire di casa, per lavorare.
Ieri, ad esempio, ho visto (credo) per la prima volta in vita mia la galaverna. Mentre percorrevo via Roma, via Bonora, via delle Margherite e via Mompissano, mi sentivo come un bambino in un luna-park. L'intero paese ricoperto di perfetti aghi di ghiaccio. Il bianco di cui erano ammantati gli alberi da vicino diventava una sorta di peluria, e visto da ancora più vicino si trasformava in costruzioni di chiodi, città di ghiaccio, zampe di ragno. Le ringhiere lungo la strada prendevano vita e si tramutavano in rovi. L'invisibilità delle ragnatele veniva smascherata dal bianco, ed esse assumevano un'aria gotica e minacciosa, ricoprendosi di aculei. I fiori dell'edera sbocciavano di una nuova vita inusuale ed effimera. Le maglie delle reti diventavano bocche di squali.
Ovviamente non potevo non fare qualche foto col telefonino... sono un po' scarse, ma pazienza.




1 commento:

alice ha detto...

che spettacolo!!

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