giovedì, dicembre 13, 2007

sidun

Pecorelle e raggi di sole in cielo.

Ecco qui il testo e la traduzione di Sidun di Fabrizio de André, per me una delle più belle e commoventi canzoni di sempre. Li ho presi da Via del campo, un sito molto ricco su Fabrizio. Potete trovare traduzioni della canzone in altre lingue, a questo indirizzo (to non-italian readers: you can find translations of this song in other languages at this address).
Ecco di cosa parla la canzone, nelle parole dello stesso autore:

"Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all'uso delle lettere dell'alfabeto anche l'invenzione del vetro. Me la sono immaginata, dopo l'attacco subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz'età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato. (...) La piccola morte a cui accenno nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la morte di un bambino piccolo. Bensì va metaforicamente intesa come la fine civile e culturale di un piccolo paese: il Libano, la Fenicia, che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della civiltà mediterranea".

Ed ecco il testo in genovese e italiano:

U mæ nininu mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë

    Il mio bambino il mio
    il mio
    labbra grasse al sole
    di miele di miele

tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de stæ de stæ

    tumore dolce benigno
    di tua madre
    spremuto nell'afa umida
    dell'estate dell'estate

e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de bæ

    e ora grumo di sangue orecchie
    e denti di latte
    e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
    con la schiuma alla bocca cacciatori di agnelli

a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún

    a inseguire la gente come selvaggina
    finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia
    e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
    e nelle ferite il seme velenoso della deportazione

perché de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce aerbu ni spica ni figgeü
ciao mæ 'nin l'ereditæ
l'è ascusa

    perché di nostro dalla pianura al molo
    non possa più crescere albero né spiga né figlio
    ciao bambino mio l'eredità
    è nascosta

'nte sta çittæ
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a

    in questa città
    che brucia che brucia
    nella sera che scende
    e in questa grande luce di fuoco
    per la tua piccola morte.


Qui sotto trovate un video senza troppe pretese, giusto per permettervi di ascoltare la canzone. Ho però trovato anche un altro video, di cui mi limito a segnalare il link perché, per la violenza delle sue immagini (foto e filmati di guerra), turbava la sensibilità di qualcuno. Ha come colonna sonora una versione della canzone dal vivo, che non avevo mai sentito, ma le immagini sono ben più significative e, ahimé, ben più dolorose.
Infine ho anche trovato quello che sembra essere il video originale, registrato da "mixer" nel 1984.






3 commenti:

Riki ha detto...

Perchè metti queste cose? Non riesco comunque a vedere tutto il video perchè mi metto a piangere prima. Non voglio pretendere che queste cose non esistano, ma ti prego, un video così mi da dei incubi per tutta la settimana, oltre a lasciarmi qua piangendo...

Anonimo ha detto...

TOGLI QUESTI FILMATI, IN INTERNET ENTRANO ANCHE I MINORI.
SONO TROPPO VIOLENTI PROPRIO PERCHE' SONO VERI, DISUMANI, DRAMMATICI, E NON INSEGNANO NIENTE SE NON A CHE PUNTO DI BESTIALITA' PUO' ARRIVARE UNA PERSONA.
SE NON LO FAI DA TE BISOGNA CHE QUALCUNO LO FACCIA PER TE ATTRAVERSO I CONTROLLI DELLA POLIZIA INFORMATICA.

mapomo ha detto...

Caro anonimo, non sono d'accordo. Qui non si tratta della bestialità a cui può arrivare una persona, ma di bestialità collettiva, la bestialità della guerra, quella a cui può arrivare un intero popolo. Non si tratta dell'interesse morboso nei confronti di truculenti fatti privati, come quello dimostrato dalle televisioni nei confronti di delitti efferati come quello di Cogne o Erba, delitti che dispiacciono, ma che non ci riguardano direttamente. In quel caso sì che l'evocazione di immagini violente non insegna niente... anzi, è profondamente diseducativa.
Nel caso di questo video, invece, si tratta di realtà di cui possiamo essere tutti, anche se indirettamente, responsabili, e che potrebbero benissimo riguardare tutti noi direttamente un giorno, se non stiamo bene attenti e non teniamo ben presente l'orrore che si nasconde dietro una parola astratta come "guerra". Queste immagini mostrano cos'è veramente la guerra, che non è lo spettacolo "esaltante" di certo cinema hollywoodiano. Per questo, forse, sarebbe utile che queste immagini certa gente le vedesse, proprio perché tenga a mente di cosa si parla quando si parla di guerra... forse aiuterebbe a compiere scelte meno superficiali al riguardo.
Tu mi scrivi (anzi, mi urli visto che usi il maiuscolo) di togliere questi filmati come se si trattasse di materiale illegale. In realtà credo si tratti semplicemente di foto tratte da riviste (sicuramente lo è la foto della bambina vietnamita che piange con i soldati americani alle spalle, una foto molto celebre), quindi materiale di "pubblico dominio" e che non richiede certamente l'intervento della polizia informatica.
Tuttavia, sebbene non sia d'accordo con quanto tu scrivi qui e non mi piacciano i tuoi modi, toglierò il video e mi limiterò a lasciare il link, perché non voglio urtare la sensibilità di nessuno.

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