sabato, dicembre 15, 2007

neve

Scendere con la solita faccia inespressiva dovuta a questi giorni di stanchezza, tirare su la tapparella, vedere la neve e spalancare la bocca per lo stupore, come i bambini.

La neve mi ha messo inevitabilmente di buon umore. Non vedo l'ora che Silvia e Pietro si sveglino per dirglielo. Per un attimo sono stato tentato di correre in camera ad avvertirli, ma poi ho pensato che forse era meglio di no. Vedere che inizia a nevicare è bello, ma trovarsi la neve al mattino è un regalo.
Stamattina guardavo Pietro nel lettone, e pensavo ai bei pomeriggi di gioco dell'infanzia: fare la conserva coi nonni d'estate; gli esperimenti di mio fratello, con un vago ricordo di calamite, odore di plastilina sciolta, buche nel terreno, microscopi; i mille cartoni animati giapponesi e le pubblicità dei giocattoli d'inverno, attese quasi più degli stessi cartoni animati; la televisione senza telecomando, con una decina di tasti verticali; mangiare neve, limone e zucchero; l'uovo frullato con cacao e zucchero; la sottiletta cotta, un'ambita leccornia; la tenda degli indiani; le canzoni di mia sorella e le storie che ci inventavamo sui nostri gatti; le assi di legno usate a mo' di rampe per le biciclette, nei lunghi e fantastici pomeriggi estivi passati coi nonni; il mangianastri nero, poi quello bianco, che ci sembrava futuristico (per non parlare dello sportello del lettore CD di mio padre... pura fantascienza); le giornate passate a giocare con Vaga, e quando i nostri genitori venivano a prenderci a casa dell'uno o dell'altro, ci nascondevamo per non farci trovare, nell'illusione che potessero durare all'infinito; le estati a Valdieri, e quella specie di aeroplano con le ali di polistirolo.
Per ora mi fermo qui, e fantastico sull'infanzia di Pietro.

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