lunedì, novembre 26, 2007

teschi

Un raggio di sole violento si è intrufolato in camera da letto, quando sono andato a portare Pietro a Silvia.

Quando traduco Death Note ho bisogno di concentrazione, e mi tocca barricarmi in casa e non fare altro. Di conseguenza, mi passa tutta la voglia di scrivere sul blog. Ora però mi sento in colpa e qualcosa devo pur scriverlo. In questi giorni ho ascoltato a ripetizione Sidun di (come al solito) De André. È una canzone talmente bella che non so capacitarmene. Vorrei inserire ora la traduzione del testo con un video amatoriale che ho trovato su Youtube perché la possiate ascoltare, ma sarebbe il terzo video di fila, quindi ho deciso che è meglio prima fare un intermezzo.

Si tratta quindi di trovare qualcosa di cui parlare, con alle spalle una settimana priva di eventi rilevanti, a parte Pietro che si mette a divorare (almeno nelle intenzioni) mele, pere e banane, facendoci schiattare dal ridere. Ieri è tornato finalmente il sereno, perciò abbiamo fatto una passeggiata fino a Mombirone, per far prendere un po' d'aria e sole al povero Pietro, afflitto da crosta lattea e dermatiti varie. Lassù c'era solo una coppietta e gente silenziosa... si stava bene.

Ogni tanto penso a quando Pietro andrà a scuola, e non vedo l'ora. Mi vengono in mente alcuni ricordi delle elementari. Cose vaghe, come le materie giocose di prima, forme colorate, contorni di foglie in autunno, lo stampatello minuscolo, il vino fatto fermentare in classe, il libro azzurro dei compiti delle vacanze, il classico tema sul Natale, i disegni in fondo, i temi liberi e le storie da inventare... storie assurde scritte a quattro mani (ma pensa tu...) insieme a Vaga. Mi piacerebbe un giorno trascriverle qui.
Ricordo che un giorno, durante un'escursione in montagna con la mia famiglia, trovammo il teschio di un camoscio (o era uno stambecco? non ricordo). Siccome io avevo uno spiccato gusto per il macabro, ne fui contento e lo portai a casa. Ricordo che era un sabato, quindi dovetti aspettare sino a lunedì per portarlo a scuola tutto orgoglioso. Non stavo nella pelle, e con la maestra e tutti gli altri bambini intorno a osservare, lo tirai fuori dalla borsa di plastica azzurra, per riporlo sulla cattedra. Ma durante il fine settimana, al tepore della casa, i vermi avevano proliferato dentro il teschio, e il lunedì si riversarono sulla cattedra. La maestra svenne.
A questo punto forse il ricordo si mescola alla fantasia e alle leggende metropolitane, ma ho l'impressione che usammo il vino fatto fermentare in classe, ormai divenuto aceto, per far rinvenire l'insegnante.

6 commenti:

alice ha detto...

Bellissimo l'episodio dei vermi!

Anonimo ha detto...

Mi rcordo del teschio..direi anche dei vermi ma non ricordo lo svenimento.. uffa, la cigliegina sulla torta dell'episodio!
Abitare davanti alle scuole mi fa notare che caos allucinante di macchine c'è al mattino..ma era già così?

Anonimo ha detto...

chiedo scusa..."ciliegina"

mapomo ha detto...

Dici che lo svenimento me lo sono inventato? Magari ha solo avuto un mancamento e il resto è frutto di fantasia...? Però mi sembra proprio di sì...

Comunque non credo che una volta ci fosse tutto quel casino... tra l'altro, ti ricordi che quando abbiamo iniziato le elementari su Piazza Europa c'era ancora la ghiaia (o era addirittura sterrata?)...?

Anonimo ha detto...

Certo che mi ticordo..la piazza era sterrata! non mettere in dubbio il tuo ricordo..probabilemnte io ero talmente concentrato sul teschio che non mi è rimasto impresso!

mapomo ha detto...

Ora che ci penso, comunque, mi sembra abbastanza improbabile questa scena... so che era stata schifata, ma magari tutto il resto l'ho interiorizzato a forza di dire, da piccolo, "Pensa se succedeva che..."

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