giovedì, settembre 17, 2009

gemma

L'aria ha già un altro odore, le vespe iniziano a morire sulla strada, i trattori si caricano d'uva. Finalmente Agosto se ne è andato.

Ho deciso di riaprire il blog, senza troppi impegni. Quando mi viene da scrivere qualcosa, insomma.
Un mese fa, prima di tornare a casa, ho pensato di andare a trovare mia nonna Gemma che era a letto con la febbre alta da qualche giorno. Era lì coricata sul letto ed emetteva piccoli gemiti. Aveva gli occhi chiusi, era priva di conoscenza. Il giorno dopo alle otto e mezza è squillato il telefono, e ho subito capito che era morta. Il 18 agosto, stesso giorno di Fernanda Pivano. Ho preso la bici e sono volato a casa sua. La sua pelle era ancora calda, il volto sereno. Se ne era andata verso le otto, e prima di andarsene le era scesa una lacrima.

Avevo parlato dei miei nonni agli albori di questo blog, circa tre anni fa, e da allora di cose ne erano cambiate parecchie. In questo arco di tempo così stranamente breve, più precisamente a partire da un paio d'anni fa, mia nonna era piano piano scivolata in un mondo tutto suo, una specie di collage di ricordi di gioventù che mal si adattava alla cornice del presente. Questa incongruenza la faceva soffrire, si vedeva. Giorno dopo giorno, il suo sguardo si è fatto più assente, e il suo corpo più immobile. Gli sprazzi di coscienza si facevano via via più rari, e il suo è stato un lento e triste saluto.
Quando ero piccolo ho passato un sacco di bei pomeriggi, insieme ai miei nonnni. Mia nonna era una persona molto simpatica e avevamo un rapporto particolare. Quando ci salutavamo facevano uno strano verso stupido che non saprei descrivere, ma che avevamo mantenuto anche negli ultimi anni. Ricordo le sue bistecche impanate con le patatine, la sua minestrina, il budino al cioccolato o le pesche sciroppate nei ciotolini di vetro verde. Ricordo che pasticciava la faccia di Berlusconi sui giornali perché non lo poteva vedere. Ricordo gli accendini esauriti che teneva nel cassetto in una scatola... da piccolo ci giocavo un sacco. Ricordo che raccontava sempre che al posto di "peperoni" da piccolo dicevo "pepeluni", e infatti lei li chiamava così (o forse si trattava di mio fratello, chissà). Il terrazzo con le piante. I puntuali battibecchi con mio nonno e le sue battute pungenti. Le sere d'estate di tanti anni fa passate a guardare "Una rotonda sul mare".




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che tenerezza le tue parole. Mi fai piangere... Un po' perché è sempre bello scoprire che esistono persone sensibili e vulnerabili o che semplicemente non si vergognano di mostrarsi tali, un po' perché questo tratto della tua storia è simile alla storia di milioni di esseri umani (me compresa) e tu, col candore di un bambino, la prendi e la "incornici", facendo capire come questo passaggio di storia familiare sia prezioso. Grazie.

alice ha detto...

Che tenera che pasticcia la foto di Berlusconi!
Ciao nonna Gemma!

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