mercoledì, luglio 23, 2008

bastava davvero così poco?

Devo dire che in questi giorni si sta particolarmente bene.

Non credo sia mai capitata un'assenza così lunga. Potrei trovare diverse scuse, ma la verità è che non avevo proprio voglia (e tempo) di scrivere. Voi direte: invece di scrivere post così lunghi saltando di palo in frasca, perché non li suddividi programmandone uno al giorno, così l'andamento del blog risulta più costante? Boh, è che sono fatto così.

La cosa maggiormente degna di nota degli ultimi giorni sono stati i primi dentini di Pietro, sui quali magari farò poi un resoconto più dettagliato. Poi c'è il fatto che siamo andati a Valdieri la settimana scorsa, e lì, oltre a lavorare abbiamo fatto delle passeggiate, giocato con l'acqua delle fontane e un vecchio trattore abbandonato. Pietro ha imparato a salire e scendere le scale. Fa il verso del pesce se glielo chiedi. Fa BRRRRRRRRR quando gioca con le macchinine.

Siccome eravamo a un tiro di schioppo, giovedì scorso siamo andati a Cuneo per vedere gli Offlaga Disco Pax che suonavano al Nuvolari. Fa effetto pensarci, ma l'ultima volta che ci eravamo stati fu undici, dico undici, anni fa, per sentire i Marlene Kuntz. Io e Silvia eravamo appena diventati amici, e chi se l'aspettava che saremmo ritornati la volta successiva con un figlio (un figlio praticamente biondo e con gli occhi azzurri, poi)? Eppure non sembra passato così tanto tempo. Ricordavo perfettamente la via, il parco, tutto.

Una bellissima serata. Il concerto iniziava alle dieci, quindi siamo potuti partire con calma dopo aver dato da mangiare a Pietro a Valdieri. Siamo arrivati a Cuneo senza fretta e, come per magia, abbiamo trovato subito la strada. Ma soprattutto, magia delle magie, abbiamo trovato subito parcheggio a venti metri dall'ingresso. Sarà che erano solo le nove. Ci siamo messi a cercare da mangiare nel parco, rassegnati a un porcaro o a un tramezzino da bar. E invece, con sommo piacere, abbiamo scoperto (l'avevamo completamente rimosso) che all'interno fanno anche pizze, carne alla brace e quant'altro, da mangiarsi comodamente sotto un tendone. La cosa più sconvolgente è stato riuscire a fare tutto senza fretta. Eh sì, perché io e Silvia abbiamo passato la vita a correre e mangiare in fretta per arrivare, comunque in ritardo, al cinema, ai concerti, dappertutto. Dopo aver mangiato la nostra pizza mentre Pietro socializzava con la gente di altri tavoli, ci siamo fatti qualche giro per le bancarelle intorno al palco e, infine, ci siamo accomodati su un prato a giocare con Pietro, che era particolarmente di buonumore. Il concerto è iniziato da lì a poco. Si sentiva e si vedeva abbastanza bene anche dal prato e, dato che sotto il palco non c'era tanta folla, si poteva tranquillamente fare un'escursione in prima linea di tanto in tanto, uno alla volta. L'ultimo bis, però, l'abbiamo visto tutti e tre insieme, con Pietro sulle mie spalle... il suo primo concerto rock!

Il concerto in sé è stato molto bello. Poi non so, io ultimamente mi sento così orfano di sinistra che una serata così mi serviva proprio. Una specie di tonico. Certo, l'ambiente del Nuvolari sembra rimasto un po' quello di certi immutabili alternativi sinistroidi e reggaefili che mi ha stufato da parecchi anni e che alla lunga trovo pure irritante. Però ieri sera lì in mezzo mi sentivo a casa e in pace con il mondo. Non sopporto le band che campano di luoghi comuni politici, ma il discorso è molto diverso per quanto riguarda gli Offlaga Disco Pax. I testi delle loro canzoni proiettano il comunismo nella dimensione privata del ricordo (e io adoro i ricordi), come un oggetto lontano visto con personale partecipazione, nostalgica e critica allo stesso tempo, attraverso un lirismo ironico, autoironico, disincantato, dolente, amaro. Un oggetto per lo più delimitato dai confini spaziali e temporali dell'Emilia Romagna filo-sovietica negli anni Settanta-Ottanta (come recita fiero il finale di Robespierre: "e infine il mio quartiere, dove il partito comunista prendeva il 74% dei voti e la democrazia cristiana il 6%"). Il tutto con un accompagnamento musicale intenso pur nel suo minimalismo, che spazia dall'elettronica dei Kraftwerk al post-rock.

Ecco, non so bene perché, ma sentivo proprio il bisogno di un concerto così, e non solo per la buona musica, il tuffo nei concerti del passato, la serata perfetta, l'opportunità di giocare tanto con Pietro in un posto diverso e accogliente, lontano dal torpore canalese. Forse ne avevo bisogno anche perché, sebbene alle elezioni non abbia votato la sinistra radicale e quindi abbia contribuito anch'io nel mio piccolo a lasciarla per la prima volta fuori dal parlamento, ora che non si vedono più tanto in giro mi sento un po' orfano e sperduto. Mi mancano, insomma. Tanto che, quando un paio di giorni fa ho letto il nome "Diliberto" su Repubblica, ho provato come un senso di sollievo, sebbene non sia affatto d'accordo con la sua linea e sia amareggiato dalle scissioni. Francamente, a me Diliberto non è mai piaciuto, però ecco, sapere che quella gente non è ancora del tutto scomparsa come sembrerebbe un po' mi rincuora.

Insomma, tutto questo per dire che ieri sono andato a comprarmi un paio di scarpe da mettermi al matrimonio di Mana e, sopra uno scaffale di scarpe in esposizione c'era un cartello con su scritto qualcosa del tipo: PER AVERE LA SINISTRA RIVOLGERSI ALLA CASSA.

Bastava davvero così poco?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma il verso del pesce quale sarebbe?

Mauro ha detto...

Mi sono perso il momento in cui Petro ha imparato a camminare? L'ultimo post parlava di "gattobare". Se ora sale le scale.....

mapomo ha detto...

Riki: ti faccio vedere appena tornate.
Mauso: sale le scale gattonando (o gattobando)!

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